FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

Libera cannabis in libero stato. Proibizionisti contro realisti. La nuova frontiera dello scontro politico

Essere liberali in questo paese è diventato un mestiere difficile. Roba da sentirsi a disagio. Senza dubbio lo scontro degli ultimi giorni accontenta tutte le aspettative della politica di questi tempi. Da un lato distoglie l’attenzione dell’opinione pubblica dai problemi veri e dall’altro ricolloca politicamente i due schieramenti forzatamente alleati in vista della tornata “proporzionale” delle europee della prossima primavera.  E a far far vacillare il governo stavolta  ci pensa qualche artista con una manfrina che somiglia ad uno scontro fra M5S e Salvini, su una questione che non appassiona più di tanto nessuno dei due. Ma che serve eccome in questa fase.

Succede infatti che tal senatore Matteo Mantero abbia deciso di uscire dal limbo di una partecipazione politica fino a qua non proprio memorabile, facendo ricorso ad uno stratagemma trito e ritrito e aprendo il dibattito su qualcosa  che non vedrà mai la luce in questo paese e depositando una proposta per legalizzare la coltivazione e la detenzione della marijuana e puntando a farla passare coi voti di sinistra, Pd e di qualche illuminato uomo libero (se mai ce ne fosse qualcuno nel palazzo), ottenendo l’unico risultato utile alla pantomima: far arrabbiare la Lega che ovviamente replica all’istante con Salvini , al solito bravo ad usare toni perentori anche quando poco convinto dei contenuti : “Non se ne parla, piuttosto legalizzo la prostituzione”. 
Tutto quello che serve per dare la possibilità a quest’ultimo di completare un percorso di collocazione definitiva in quell’alveo conservatore e reazionario, tanto proficuo dal punto di vista elettorale, quanto lontano da quella che era la vocazione storica della Lega che fu. Esattamente così. Si completa un percorso che porta lontano il movimento dai principi cardine che lo avevano ispirato per decenni. Si chiude definitivamente il sipario su quello che doveva essere il più grande contenitore politico postideologico, identitario, liberale e moderno. Quello che mi aveva fatto innamorare in gioventù tanto da spingermi a scegliere di votare per la Lega alla seconda chiamata personale alle urne. Era la fine degli anni ‘80 del secolo scorso e come mi piace ricordare avevo votato una volta sola dopo il raggiungimento della maggiore età. E anche il mio primo consenso andò in fin dei conti ad una Lega: la Lega antiproibizionista capeggiata in quella tornata da Marco Taradash, guarda caso anche in quell’occasione alle europee.  E anche stavolta le europee potrebbero riservarci un dibattito su questo tema. In pratica sono passati 30 anni gratis. Trent’anni in cui la discussione sullo spinoso tema della liberalizzazione della cannabis ha fatto passi indietro. 
Se un marziano sbarcasse sulla terra e leggesse un giornale di questi giorni immagino che sulla questione penserebbe che decenni di proibizionismo abbiano risolto il problema, mentre invece capirebbe al volo che la realtà è ben diversa. Potrebbe ad esempio arrivare di sera in stazione centrale a Milano ed imbattersi in uno dei tanti capannelli di immigrati più i meno clandestini nell’atrio della stazione e sentirsi proporre dai tanti presenti l’acquisto di un po’ di fumo, come è successo a me la scorsa settimana. E nel mentre te lo chiedono se lo stanno anche fumando come se niente fosse. Con la disinvoltura di chi sta facendo qualcosa di normale. Certo non una cosa proibita. E poi quel marziano potrebbe salire in auto con me ed imbattersi in direzione Binasco poco dopo melegnano in diversi chilometri di puttane di tutte le etnie del mondo in quella che è diventata La bengodi di tutti i puttanieri del Nord Italia. E non capirebbe quindi nemmeno in questo caso cosa intenda Salvini dicendo “…..piuttosto legalizzo la prostituzione”, quasi fosse una minaccia.  Perché averla proibita ha eliminato il problema ? Sono certo che alla fine mi chiederebbe cosa sia l’ipocrisia. E spiegherei che è quella caratteristica umana per la quale la cannabis e la prostituzione sono rigidamente vietate  in un paese così bacchettone, che trovare erba o putttane e’ ormai diventato il mestiere più facile del mondo. Sono certo anche del fatto che mi sentirò purtroppo in imbarazzo nello spiegare che queste attività cosiddette illecite sono ovviamente fra le maggiori fonti di introito per la criminalità organizzata. Ai danni delle stato ovviamente.

Quello stato tiranno  e oppressore che continua a mostrare il volto feroce coi cittadini onesti e concede praterie per le scorribande dei delinquenti. Quello stato che tende a regolare anche la vita dei singoli uccidendo la libertà e scegliendo cosa sia morale e cosa no. Purtroppo il marziano non è arrivato e temo non verrà a portarmi via nemmeno stavolta. Sono costretto a rimanere qua ad ascoltare gli insulsi pistolotti dei falsi moralisti a corrente alternata. E a sognare la libertà ancora per un bel pezzo.

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Imprenditore, classe 1968. Per 25 anni impegnato a vari livelli in politica sempre nelle fila della Lega Nord. Dal 1993 al 2002 è sindaco di Pomponesco (Mantova), nel 1996 entra a far parte del Direttivo regionale dell’Anci Lombardia. Nel biennio 1996-1997 Fava è presidente del Consorzio per la depurazione idrica casalasco-viadanese. Per molti anni e’ stato membro elettivo di Upl (Unione provincie lombarde). Dal 2002 al 2007 consigliere comunale a Pomponesco e dal 2009 al 2014 consigliere comunale a Sabbioneta. Dal 2015 al 2018 è stato consigliere comunale a Viadana (città dove attualmente vive). Dal 1997 al 2012 è stato consigliere della Provincia di Mantova e deputato al Parlamento in tre Legislature. Nella XV Legislatura è stato membro della Commissione Attività produttive; nella XVI è stato membro delle Commissioni Difesa, Attività produttive, Politiche dell’Unione europea, Affari sociali e della Commissione Bicamerale d’Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, nonchè Presidente della Commissione Parlamentare d'inchiesta sulla Contraffazione. Nella XVII eletto di nuovo alla camera dei deputati ha rassegnato le dimissioni nel maggio 2013 per entrare a far parte della giunta regionale della Lombardia con Presidente Roberto Maroni come assessore all'agricoltura. Appassionato di politica, economia e di sport nel novembre 2018 ha scelto di abbandonare le cariche elettive e la politica attiva in campo istituzionale per dedicarsi alla propria attività imprenditoriale a tempo pieno.

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