La tanto invocata pioggia è arrivata e con essa si allargano i crateri sulle strade. Da pregare che non piova troppo e tutta insieme perché poi rischiamo gli smottamenti e le inondazioni, i ponti che crollano e scenari apocalittici. E mentre mi dirigo al lavoro, una mattina di queste, ascoltando il giornale radio passa la notizia che tale Laura Castelli annuncia l’approvazione in consiglio dei Ministri del “Decreto crescita”.
Tra le norme anche quella che porta lo Stato a farsi carico del debito di Roma capitale. Ho un sussulto, e stavolta non è una buca nell’asfalto. Ascolto più attentamente. I DODICI MILIARDI di debito accumulati da tre milioni di romani verranno ripartiti tra tutti coloro che pagano le tasse, che notoriamente non sono 60 milioni di italiani. Mi trasformo in Dustin Hoffman in “Rain man” e comincio a pensare ai 54 miliardi che ogni anno 10 milioni di lombardi regalano allo Stato, ai 18 miliardi di Veneto ed Emilia Romagna, agli 11 del Piemonte. Che poi Roma è riuscita a far peggio anche dei 5 milioni di Siciliani: solo, si fa per dire, 8.9 miliardi il debito.
Altro sussulto, questa volta è la carcassa di nutria a bordo strada. Mi riprendo. Ma che giorno è? Aprile, 2019. 2019? E’ già passato un anno e mezzo dal Referendum per l’autonomia? Ebbene si e l’unica cosa che si muove è il debito pubblico romano che vorrebbero spalmare nelle tasche dei soliti bravi contribuenti.
Ma una speranza c’è, sono gli Amministratori che per primi fanno i conti con le coperte sempre più corte e quelli a cui il cittadino si rivolge per le lamentele e non per i selfie. Sindaci di Città piccole e grandi, consiglieri comunali tutti uniamoci coralmente contro questa profonda ingiustizia che affosserebbe ancor più le nostre risorse, che penalizza i Comuni virtuosi e che si fa beffe della buona amministrazione.
Portiamo in tutti i consigli comunali mozioni contro questa norma affinché i palazzi romani sappiano che ci sono cittadini che non sono disposti ad accollarsi le incapacità altrui sempre. Abbiamo già dato con il Fondo di solidarietà che ha bloccato i bilanci di molti piccoli Comuni ora si faccia una operazione di giustizia amministrativa e fiscale: Roma paghi da sola il proprio debito operando scelte drastiche di contenimento della spesa. Se la politica salva se stessa a spese del solito contribuente noi abbiamo il dovere di dire “basta!”.
Nel frattempo sono arrivata al lavoro, siamo a metà del mese e questa prima metà è servita a pagare le trattenute sullo stipendio, il mio guadagno comincia domani e con quello pagherò tutte le restanti tasse quotidiane, dalla benzina all’IVA su tutto quello che acquisto. Che bello il “Decreto crescita” che se lo anagrammi si rivela per quello che è: decrescita, si, ma infelice. Almeno per noi.