“Ci sono milioni di persone di buona volontà, ma le loro voci ancora non si levano…è a questi milioni che noi facciamo appello…la storia dovrà registrare il fatto che la più grande tragedia di quest’epoca di transizione sociale non fu costituita dalle parole velenose e dalle azioni violente della gente malvagia, ma dall’orribile silenzio e dall’indifferenza della gente perbene. La nostra generazione dovrà avere rimorso non soltanto delle parole e degli atti dei ‘figli delle tenebre’, ma altresì dell’ignavia e dei timori dei ‘figli della luce’…”.
Con queste parole nel lontano 1963 Martin Luther King Jr. arringava la folla in un memorabile intervento diretto agli americani di buona volontà. Un passaggio politico di importanza storica che a oltre mezzo secolo di distanza risulta più attuale che mai.
Da più parti sento ripetere da soggetti di estrazione politica e sociale differente sostanzialmente la stessa litania: la proposta politica e’ debole e i grandi temi che hanno appassionato il dibattito negli ultimi 30 anni sodo sostanzialmente spariti.
Federalismo, lotta allo stato centrale inefficiente, la storica contrapposizione fra chi produce e i parassiti del sistema, la battaglia ella evasione fiscale solo a seguito di una maggior equità fiscale, la fine dei Monopoli pubblici e l’affermazione del mercato libero. Sono solo alcuni esempi di temi che per decenni hanno diviso la proposta politica e di conseguenza caratterizzato il dibattito a livello nazionale e che oggi sono totalmente spariti da qualsiasi discussione degna di questo nome.
Certo Martin Luther King non poteva immaginare che 50 anni dopo la battaglia sociale si sarebbe spostata sulla rete. E nemmeno avrebbe potuto immaginare che molti dei timorosi “ignavi figli della luce” alla fine si sarebbero convinti di aver assolto il proprio compito vomitando e insultando sui social network.
Ormai va così: la gran parte di chi si interessa di politica si sente appagata da una partecipazione virtuale alla cosa pubblica. Post su FB o su Twitter hanno sostituto la militanza attiva creando un vuoto senza precedenti.
I partiti ormai sono soggetti obsoleti pieni zeppi di personaggi in cerca di autore e di un posto al sole. Luoghi fisici dove si discute di questioni serie non ne esistono praticamente più. In questi giorni di crisi di governo si avverte questo vuoto in modo plastico. Nessuno sembra seriamente in grado di organizzare alcunché. Nessuna alternativa a quel che resta degli spolpati schieramenti ormai abbandonati alle fortune o sfortune dei leader di turno. Classi dirigenti inesistenti alla disperata ricerca di forme di sopravvivenza politica e spesso economica, che nulla riescono a fare tranne che scimmiottare i propri capi bastone replicando comunicati stampa e utilizzando allo sfinimento vuoti slogan ridotti ad hashtag buoni per Twitter o Instagram. Nulla di più e nulla di meglio. Migliaia di frasi banali e precostituite, che servono solo a delineare rigidi schieramenti che somigliano sempre più a tifoserie che non a correnti di pensiero. Manca una proposta politica liberale, federalista e europeista. Manca in pratica una proposta politica che in molti reclamano ma che nessuno pare in grado di organizzare. O, peggio, nessuno pare abbia la voglia di farlo, lasciando campo libero ai cosiddetti “figli delle tenebre”.
A coloro che vogliono più stato e meno decentramento. A quelli che vorrebbero pianificare l’economia riprendo le logiche dei mercati e sposando forme contemporanee di autarchia o di protezione che non lasciano scampo a chi crede che esista un concetto cardine per chi vuole creare valore e che si chiama “rischio di impresa”!
Quei “figli delle tenebre” che vorrebbero sostenere il reddito a prescindere dal merito, che vorrebbero aumentare il numero dei dipendenti pubblici nel paese con la burocrazia mostruosa che ormai sta ammazzando le imprese. Di quelli che mettono sullo stesso piano la Tav e lo stretto di Messina. Di quelli che purtroppo ormai sono maggioranza assoluta in un paese dove è sufficiente nascondersi nelle pieghe torbide della rete per sentirsi a posto col proprio impegno civico.
Serve una stagione di impegno politico di chi voglia realmente cambiare le cose. La delega elettronica si sta dimostrando inefficace e perniciosa. Serve una nuova presa di coscienza come quella che animò la scena politica degli anni ‘60 americani.
Serve soprattutto che i “figli della luce” ,che a queste latitudini sono ancora numerosi, evitino di passere per ignavi timorosi. E’ giunto il momento di uscire allo scoperto!