Nel mezzo del duopolio comunicativo Ucraina/Covid, perviene qualche altra informazione degna di attenzione, come la pubblicazione INPS circa numeri e importi del Reddito di Cittadinanza:
INPS stima in € 20 miliardi il costo fin qui sostenuto. Il governo ha stanziato € 8.8 miliardi per il 2022.
I beneficiari sono 417mila a Nord (1.7% dei residenti), 322mila al Centro (2.8%), 1.250mila (6.2%) al sud e nelle Isole. Vi si aggiungono 313mila extracomunitari regolari (6.2%) e 115mila comunitari residenti.
I numeri confermano alcuni assunti che per anni sono stati presenti anche nelle analisi della Lega Nord:
– La propensione dei concittadini meridionali a ricorrere all’intervento pubblico.
– La debolezza del tessuto economico meridionale.
Sono elementi in connessione fra di loro alla cui base si situa la cultura endemica delle tre macro aree in cui, grosso modo, Gianfranco Miglio proponeva di ripartire l’Italia federale.
Fare impresa vuol dire prima di tutto avere propensione al rischio che non è solo quello economico ma è anche e – soprattutto nel nostro Paese – quello legale/normativo. Questa propensione, numeri alla mano, è molto più debole nei territori del Sud che in quelli del Nord.
Gli italiani del meridione hanno invece una buona propensione al risparmio: però la massa finanziaria che accumulano va a finire in rendita: depositi bancari, BOT e CCT, strumenti finanziari di varia natura. Il 90% del suo impiego in attività produttive prende poi la via del Nord.
Come noto il costo della vita al Sud è molto inferiore a quello del Nord: a parità di reddito e di stile di vita la capacità di risparmio tende ad aumentare a Sud.
La pandemia ha aumentato questo fenomeno perverso: data la sua composizione, il PIL del Sud ha subito in minor misura la violenta contrazione economica dovuta al fermo di attività produttive private: il reddito di cittadinanza e gli emolumenti da Enti Pubblici di ogni natura hanno subito flessioni di gran lunga inferiori a quelli del Nord che ha una economia molto più esposta alle congiunture. Il lock down e le limitazioni tuttora in corso hanno diminuito le spese delle famiglie: a parità di reddito il risparmio del Sud è fatalmente aumentato.
Fenomeno simile sta accadendo a causa del turbamento economico derivante dalla guerra Russo/Ucraina: colpisce immediatamente le imprese e solo dopo le disponibilità dello Stato che continuerà le elargizioni fino alle sue estreme disponibilità economiche. Lo stock del risparmio del Sud aumenterà ancora.
Il problema economico è un effetto del più generale problema culturale che tuttavia si manifesta solo sul territorio: infatti i concittadini meridionali trasferitisi a Nord e al Centro acquisiscono rapidamente le dinamiche economiche di questi territori e rapidamente vi si adeguano. Diventano imprenditori, rischiano, si arrabattano come i “nordici” (e lo stesso fanno molti immigrati).
C’è da dedurne che il genius loci prevale sul singolo e ne determina gli atti.
L’imprenditore italiano non è ben messo: deve fare i conti con la concorrenza interna e (ormai soprattutto) con quella internazionale: diversa pressione fiscale/tributaria, opprimenti regole normative: il comma x del decreto y o dell’ordinanza z, la sentenza del …, l’art. g del regolamento k sono in continuo agguato e colpiscono anche l’impresa sana spesso affondandola. Salvo, dopo decenni e peripezie procedurali di ogni tipo, stabilire che “il fatto non sussiste” o che “il fatto non costituisce reato”. Ma l’impresa è morta.
La propensione della politica a legiferare con piglio bizantino sui più minuti atti dei cittadini, le norme in contrasto fra loro, la mancata abolizione di norme pregresse fino alla vigenza di regi decreti anteriori perfino al periodo fascista, determinano l’incertezza applicativa del diritto.
I potentati burocratici, nati a dismisura, difendono la propria sfera di potere in una continua battaglia fra di loro: la magistratura ordinaria (peraltro inquinata dalle correnti interne e dal suo uso politico), quella amministrativa nei suoi due ordini Corre dei Conti e Consiglio di Stato, i TAR, il Codice degli appalti, i Garanti vari di Privacy, Pari opportunità, trasparenza,…., il potere legislativo regionale, quello delle ordinanze dei sindaci, gli interventi di ulteriori soggetti pubblici come le Belle Arti …..: l’elenco è troppo lungo per poter essere esaustivo, ma basta a chiarire in quale problematico ambiente si muove chi vuol fare impresa in Italia e, se è per questo, anche l’incertezza e i pericoli che accompagnano la vita di ogni italiano il più delle volte inconsapevole, finché un inatteso fulmine non lo colpisce.
C’è poi l’aspetto infrastrutturale che penalizza da secoli i territori del Sud
Fin dal 2008 vige la direttiva U.E. circa gli investimenti nelle così definite “strutture critiche”, divise in Energia (Elettricità, Petrolio, Gas) e Trasporti (strade, ferrovie, porti, aeroporti): la politica locale, col consenso di quella centrale, ha destinato più delle risorse disponibili (gli Enti Pubblici del Sud sono tutti indebitati fino al collo) ad interventi a pioggia a favore dei propri cittadini, mentre ben pochi investimenti ha realizzato nelle “strutture critiche”. Per non parlare delle infrastrutture immateriali.
Vi si aggiungono:
la piaga della criminalità organizzata.
la cultura dei parlamentari del Sud (in netta maggioranza numerica in Parlamento).
Dove non c’è produzione di ricchezza le strade sono due:
– lo Stato ignora il problema con il rischio pressoché certo di pesanti ripercussioni sull’ordine pubblico: la gente va in piazza oppure la gente si rivolge ad altri soggetti, come le mafie varie, che in cambio della soggezione, gli garantiscono il pane quotidiano.
– Lo Stato interviene creando lavori fittizi (per esempio i forestali) o distribuzione a pioggia (per esempio il reddito di cittadinanza).
In entrambi i casi sono rimossi gli effetti mentre le cause restano e si consolidano.
E qui torniamo all’inizio: gli interventi del Pubblico a pioggia paiono dannosi perché per un verso penalizzano chi produce il reddito, per l’altro “stabilizzano” abitudini e comportamenti collettivi antieconomici.
Infine, checché se ne pensi e se ne scriva, la politica altro non è che la sintesi e l’enfatizzazione della vita: la cultura che domina il territorio domina tanto gli elettori quanto gli eletti. Il ciclo è chiuso.
O si agisce sulla cultura oppure le deleghe ricevute dai parlamentari del Sud manterranno la direzione che hanno sempre avuto: meglio l’uovo oggi che la gallina domani.
Ma per una operazione simile ci vuole un coraggio e una “visione” oggi introvabile, anzi proprio scomparsa con l’avvento dei grillini, con il meridionalismo di maniera del PD, con la visione statalista e accentratrice di FdI, e infine (e purtroppo) con l’ammorbidimento della Lega.