FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

Le carte del Nord nelle mani di Matteo Salvini

 

Chi mi conosce sa bene che mi piace sempre sorprendere i miei pochi e affezionati lettori e sono certo che questa mia riflessione, che giunge dopo un lungo silenzio su questa testata, farà discutere e irriterà non poco coloro che vivono di dietrologie o di letture superficiali della sciagurata vicenda politica di questo paese.

Siamo al punto di svolta. Un processo iniziato ormai quasi 10 anni fa si sta concludendo ed è arrivato il momento di trarre delle conclusioni.

Nel decennio salviniano, iniziato con la sua ascesa alla segreteria della gloriosa Lega Lombarda e completato con l’ultimo congresso di Parma della Lega Nord per l’indipendenza delle Padania, oggi siamo giunti alla fine di un percorso con la nascita di una cosa che pare si chiamerà “Prima l’italia” (faccio persino fatica a scriverlo,  ma è così).

A Parma Salvini ha vinto non solo contro di me in modo netto, ma soprattutto contro un’idea. L’idea di una Lega che fosse sindacato territoriale. Espressione politica di una entità geografica ben definita e con una identità al contrario tutta da costruire. La Lega che amavo era soprattutto territorio. Un contenitore europeista, federalista, liberale e post ideologico, che si opponeva alla deriva statalista e centralista dilargante e che non si preoccupava tanto dei numeri del proprio consenso, ma di portare avanti gli interessi dei propri cittadini.

Un movimento popolare che puntava a rappresentare tutti coloro che lo votavano quanto quelli che non lo facevano, ma che ne riconoscevano il ruolo e l’importanza strategica. Tutto quello che oggi non è rappresentato nell’offerta politica attuale e che ha spinto molti di quegli elettori a scegliere la strada dell’astensione. Un vero leghista oggi che non voti per il partito di Salvini, non può votare per nessun altro. Questa è la drammatica realtà.

I coraggiosi e romantici tentativi di organizzare elettoralmente quell’area ad oggi non hanno generato alcun effetto degno di nota. E questo anche per merito di Salvini che è riuscito fino a qua a polarizzare l’attenzione su se stesso e ad impedire (anche coi un pizzico di fortuna che non gusta mai) la nascita di un contenitore alternativo che potesse intercettare quel tipo di sensibilità. Senza dubbio è stato molto abile a capitalizzare un equivoco colossale, in virtù del quale fino a pochi mesi fa molti dei tradizionali elettori leghisti, nel dubbio che potesse essere solo tattica, hanno continuato a dargli fiducia nonostante le parole d’ordine del cosiddetto Capitano, fossero decisamente antitetiche rispetto agli obbiettivi politici di chi lo sosteneva.

Ma oggi l’equivoco volge al chiarimento. La metamorfosi è compiuta e non ci sono più dubbi. Gli elettori che come me votavano quell’idea oggi non hanno più una casa politica, strutturata seriamente, alla quale approdare nel famigerato segreto dell’urna. E allora che fare? Rassegnarsi eternamente al non voto? Seguire la frammentazione dinamica di partitelli self service imbottiti di rancorosi ex in cerca di vendetta? Seguire le sirene di ex potenti che improvvisano movimenti nuovamente leghisti (dopo anni di complice silenzio)?

Personalmente credo nessuna delle ipotesi sopra indicate sia quella che potrebbe appassionarmi.

E qui arriva la mia provocazione che scatenerà molto benpensanti: il futuro politico della Lega Nord può passare solo attraverso Matteo Salvini!  Solo se Salvini si renderà conto che c’è ancora bisogno della Lega Nord (e credo l’abbia già capito da un pezzo ma che sia vittima del personaggio che ha costruito e del suo impianto strategico ben definito ormai) ci potrà essere la reale possibilità che molti trovino di nuovo uno spazio politico che li rappresenti.

Salvini lo sa bene e sa bene che il primo ad avere interesse che ciò accada sia proprio lui. Del resto la storia lo insegna. Quasi 30 anni fa un’intuizione geniale fece nascere il Polo della libertà al Nord e il Polo del buongoverno al sud. Con quella formula Umberto Bossi riuscì a giustificare un’alleanza con la destra statalista e centralista allora incarnata da Gianfranco Fini, con la benedizione di Silvio Berlusconi che all’epoca incarnava più di tutti l’anima liberale molto diffusa a Nord. Entrambi i blocchi non persero un voto e l’elettorato premiò questa scelta in modo inequivocabile. Oggi siano in una situazione molto simile. 

A destra c’è sovraffollamento con Salvini, l’eterno Berlusconi e Giorgia Meloni. Il centro è sostanzialmente sparito e la sinistra contemporanea continua a non dare segni e evidenti di apertura nei confronti delle istanze del Nord. C’è lo spazio e ci sono le condizioni per riproporre quello schema. Ma per renderlo vincente, al contrario  di allora, manca la Lega Nord.

Salvini dimostri coraggio e ne rilanci l’attività. Permetta al contenitore che sta tenendo in naftalina da anni (ma che esiste ancora) di tornare ad assumere un ruolo nella politica di questi territori. Faccia un gesto generoso che potrebbe rivelarsi vincente e favorevole prima di tutto per se stesso. Avrebbe il vantaggio di veder tornare alle urne un elettorato che non gli è pregiudizialmente ostile ( a parte qualche vecchio arnese che in questo modo verrebbe isolato automaticamente) e avendo abbandonato il sogno legittimo, ma a mio parere strampalato, di fare il premier, potrebbe comunque contare su una base elettorale  più ampia senza la necessità di continuare ad essere ostaggio di Berlusconi (come peraltro aveva ampiamente detto di voler fare proprio in quel congresso che lo ha visto trionfare contro di me).

La Lega Nord esiste ancora formalmente come partito politico e sostanzialmente come corpo elettorale. E’ arrivato il momento di una tregua sul fronte del Nord. E che piaccia o no, l’unico che può dare le carte in questa partita resta Matteo Salvini.

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Imprenditore, classe 1968. Per 25 anni impegnato a vari livelli in politica sempre nelle fila della Lega Nord. Dal 1993 al 2002 è sindaco di Pomponesco (Mantova), nel 1996 entra a far parte del Direttivo regionale dell’Anci Lombardia. Nel biennio 1996-1997 Fava è presidente del Consorzio per la depurazione idrica casalasco-viadanese. Per molti anni e’ stato membro elettivo di Upl (Unione provincie lombarde). Dal 2002 al 2007 consigliere comunale a Pomponesco e dal 2009 al 2014 consigliere comunale a Sabbioneta. Dal 2015 al 2018 è stato consigliere comunale a Viadana (città dove attualmente vive). Dal 1997 al 2012 è stato consigliere della Provincia di Mantova e deputato al Parlamento in tre Legislature. Nella XV Legislatura è stato membro della Commissione Attività produttive; nella XVI è stato membro delle Commissioni Difesa, Attività produttive, Politiche dell’Unione europea, Affari sociali e della Commissione Bicamerale d’Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, nonchè Presidente della Commissione Parlamentare d'inchiesta sulla Contraffazione. Nella XVII eletto di nuovo alla camera dei deputati ha rassegnato le dimissioni nel maggio 2013 per entrare a far parte della giunta regionale della Lombardia con Presidente Roberto Maroni come assessore all'agricoltura. Appassionato di politica, economia e di sport nel novembre 2018 ha scelto di abbandonare le cariche elettive e la politica attiva in campo istituzionale per dedicarsi alla propria attività imprenditoriale a tempo pieno.

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