FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

UCRAINA, PACIFISTI E REFERENDUM

Hai un bel dire che gli dai le armi: a chi se nessuno le imbraccia?
È la visibile la differenza fra gli afgani e gli ucraini.
Gli afgani, dopo decenni di combattimenti contro i talebani fatti in loro vece dagli eserciti di mezzo mondo (sovietici, americani, perfino italiani!) e mantenuti dall’occidente per vent’anni, non hanno imbracciato le armi a loro disposizione.

L’Ucraina è una Nazione prima che uno Stato. Gli ucraini combattono per la loro Nazione, gli afgani sono un insieme tribale a cultura islamica: non hanno una Nazione per cui combattere, hanno il Corano, al posto dei deputati hanno fanatici armati, al posto delle leggi hanno le pallottole.
Ne abbiamo illusi alcuni (soprattutto abbiamo illuso le donne) ma troppo pochi e alla fine troppo islamici per barattare il libro sacro con libertà e progresso. Fermo restando il disonore con cui Biden e tutto l’Occidente hanno mollato anche i pochi che ci credevano.
Anche ora che perde, io sto con l’Ucraina.

A quanti mi oppongono considerazioni globali, guerre per procura, necessità di mediazioni, e altri dubbi, rispondo:
– Le considerazioni globali : fanno parte del “benaltrismo”, il mantra in cui si rifugiano da sempre le sinistre e gli allegati “pacifisti”: come diceva Margareth Thatcher, sono tutti capaci a fare i pacifisti con le invasioni degli altri. Lasciami citare un episodio “pacifista” passato sotto silenzio ma molto indicativo: il 16 marzo scorso un gruppo di ”pacifisti” di Taranto ha accolto il rientro in porto della Fregata “Carabiniere” lanciando pietre e gridando “assassini” all’equipaggio. Nessun commento!
– Le guerre per procura: fanno parte dell’arsenale anti USA. Bisognerebbe dimostrare che gli ucraini si fanno ammazzare dai russi per consentire agli USA la conservazione della loro egemonia sul mondo. Mi sembra più facile credere che invece rischiano la pelle per motivi loro: meglio morti che dominati da Putin.
– La necessità di una mediazione: chi non è d’accordo? ma come noto per mediare bisogna essere in due. Con Putin ci ha provato mezzo mondo (Papa compreso) ma nessuno ci è ancora riuscito.
– È invece vero che soprattutto il presidente degli USA usa parole troppo stupide e provocatorie per non pensare che siano mirate proprio all’incomprensibile scopo di inasprire i rapporti con la Russia.
– Ci sono quindi due diversi profili: da una parte gli ucraini che si fanno ammazzare piuttosto che cedere alle mire di Putin, dall’altra gli USA che ne approfittano. In pratica le due aspirazioni si sommano.
– L’Europa? Sembra dare ragione a Metternich: è una espressione geografica.
– Aggiungo. Tutti gli attori, compresi gli anti USA storici, messi davanti alla scelta Putin o Occidente (USA più che mai inclusi) che cosa rispondono? Occidente!
– Tralascio la vicenda “ebraica” di Lavrov del tutto ignorata dai “pacifisti” e tuttavia molto istruttiva: che nessuno mi venga a dire che è stata una sua iniziativa personale: nella Russia di Putin nessuna foglia si muove se prima non ha ottenuto da lui il consenso se e come muoversi. L’alternativa pare essere qualche incidente mortale, come è successo di questi tempi ai 7 “oligarchi” ma prima a giornalisti liberi o ad avversari politici. Senza contare l’affollamento dei Gulag riaperti, a imitazione del compagno Stalin e del compare Xi Jin Ping (che li chiama Lao Gai).
– Del resto la storia è anche qui magistra vitae: Hitler e Stalin fecero la stessa cosa, con motivazioni se non uguali molto simili: Hitler invase i Sudeti, annettendosi l’Austria e infine spartendosi con Stalin la Polonia: lo “spazio vitale del Terzo Reich”, lo spazio “sicuro” della “grande madre Russia”.
– In quel caso i “pacifisti” purtroppo si imposero con le conseguenze note. Ce la faranno a reimporsi oggi? Con quali conseguenze? È noto che la storia non si ripete, lo stesso Vico propone i ricorsi storici ma a “spirale”, cioè mai uguali a se stessi, solo assimilabili.
– Infine noto che la parte più combattiva degli anti vax, ora é pro pace a qualunque prezzo. Mi sembra che facciano parte di un cluster che vive solo se protesta contro qualcosa, soprattutto se il qualcosa è in odore di democrazia e di cultura occidentale. Cambiare il mondo spingendolo lontano dai sistemi e dalla cultura in cui loro stessi vivono e di cui usufruiscono, almeno in termini di libertà: se arriva Putin, o Xi Jin Ping, o un Maduro qualunque o infine un emiro o un talebano, avrebbero non più di 48 ore di libertà.
– Come noto Lenin li definì in modo plastico: utili idioti.
– Ma insieme alla loro ci andrebbe di mezzo anche la mia libertà e quella di tutti, che è tutt’altro discorso!
A noi toccano i danni collaterali: la dipendenza energetica dalla Russia, l’aumento delle materie prime, l’inflazione. La guerra ha messo a nudo la “lungimiranza” dei nostri politici di opposta provenienza, oppure il loro opportunismo. Fatto sta che siamo conciati per le feste.
Ma fra di loro qualcuno è “più uguale degli altri”.

Gli ambientalisti, i falsi Comitati, non quelli veri che propongono problemi reali, ma quelli ideologici per lo più gestiti da personaggi che sfogano personali frustrazioni contro tutto e tutti riuscendo a indurre la pavida classe politica a far danni addossandole poi la colpa: chi ha mai sentito di un Comitato chiamato non dico in giudizio, ma solo a rendere pubblico conto del malfatto?
Da ultimo l’interdizione al progresso è diventata partito, noto con il nome di M5S. Si è opposto a ogni innovazione con una arroganza mista ad una ignoranza da manuale. Ma è riuscito nell’intento: fermare tutto. È caduto dalla padella di Grillo, Di Battista e Di Maio, alla brace di Conte: un cuculo politico che ha visto il nido dove deporre le uova delle sue ambizioni. Gli è rimasta la metà della corte dei miracoli che i due moschettieri con il D’Artagnan Grillo avevano messo insieme, ma tanto basta.
Il 12 giugno dovremo votare 5 referendum. Su di essi è calato un silenzio tombale: il rischio è quello di non raggiungere il quorum.
Noi tutti abbiamo assaporato l’iniquità di alcuni ma apprezzato l’equità e la competenza della maggioranza dei nostri magistrati: votiamo anche per loro, togliamogli il peso che loro colleghi iniqui li costringono a portare verso una opinione pubblica che rischia di non credere più che “ci sia un giudice a Berlino”.

Il M5S, insieme al suo quotidiano (ll Fatto), difende la Magistratura militante e osteggia i referendum.
F.I. , con le cicatrici ancora dolenti dei colpi inferti a Berlusconi, li sostiene.
FdI distingue: si a due quesiti, no agli altri tre. Gioco perverso che però paga, come paga per esempio, sostituirsi alla Lega nella difesa dura dei famosi balneari: la Lega è al governo, deve ben decidersi a votare il compromesso. Giorgia non vota niente, cavalca tutto.

Il PD accentua la sua deriva democristiana: dice e non dice. Lascia libertà di voto ai suoi sostenitori, ma si capisce che non gli piace azzoppare la formula mediatico/giudiziaria che gli ha consentito di eliminare interi partiti avversari senza pagare dazio. E poi Letta continua a sperare nella unica alleanza tattica disponibile, quella con i grillini, costi quello che costi. L’alternativa è la sconfitta certa alle prossime elezioni.

Il Salvini nazionale, fra gli onirici progetti del viaggio in Russia e la concreta perdita di consensi, ha mollato l’osso, non ne parla più. L’uomo da l’idea, augurabilmente infondata, di aver perso la bussola. Non ne imbrocca più una. Ma la sua presa sulla Lega (per Salvini premier!) è tuttora incontrastata. Nell’orizzonte immediato, le amministrative di giugno e i referendum, si profilano due sconfitte: all’interno del partito nulla cambierà. Qualche “mugugno” in più, qualche ulteriore provvedimento di contenimento da parte dei Commissari: come nella Varsavia occupata dai Russi nel 1831, l’ordine regnerà ancora nella Lega per Salvini premier e durerà fino alle prossime elezioni politiche. Il 2023 si annuncia per tutti, soprattutto per gli italiani, anno “fatale”.

Maufrigneuse
Un uomo saggio che ha dedicato tutta la vita all’attività imprenditoriale con grande successo e che oggi guarda ai fatti di questi tempi con apprensione e sincera preoccupazione. La politica è stata la grande passione della vita da alternare al lavoro. E le passioni si sa non muoiono mai. “Un giorno un uomo ricevette la visita di alcuni amici. “Vorremmo tanto che ci insegnassi quello che hai appreso in tutti questi anni,” disse uno di loro. “Sono vecchio,” rispose l’uomo. “Vecchio e saggio,” disse un altro. “In fin dei conti, ti abbiamo sempre visto pregare durante tutto questo tempo. Di cosa parli con Dio? Quali sono le cose importanti che Gli dobbiamo chiedere?” L’uomo sorrise. “All’inizio, avevo il fervore della gioventù, che crede nell’impossibile. Allora, mi inginocchiavo davanti a Dio e gli chiedevo che mi desse le forze per cambiare l’umanità. “A poco a poco però, mi sono accorto che era un compito superiore alle mie forze. Allora ho cominciato a chiedere a Dio che mi aiutasse a cambiare ciò che mi circondava.” “In tal caso, possiamo garantirti che il tuo desiderio è stato esaudito in parte,” disse uno degli amici. “Il tuo esempio è servito per aiutare molta gente”. “Ho aiutato molta gente con il mio esempio; ma sapevo, comunque, che non era la preghiera perfetta. Solo adesso, alla fine della mia vita, ho capito qual era la richiesta che avrebbe dovuto essere stata fatta fin dall’inizio.” “E qual è questa richiesta?” “Che io fossi capace di cambiare me stesso”!

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