Con gratitudine nei confronti della redazione de “La Voce del Nord” mi trovo a scrivere quello che, più che un articolo, è un appello teso a migliorare ciò che è stata fino ad oggi la strategia comunicativa messa in atto da partiti e movimenti politici, associazioni culturali, e soggetti di vario genere, in merito alla divulgazione delle tematiche nordiste, o meglio padaniste, al di fuori dei confini nazionali.
Chiunque di noi si sia trovato per motivi di lavoro, o più semplicemente in vacanza, a viaggiare all´estero e confrontarsi con persone di altri paesi, ha avuto almeno una volta “l´onore” di essere etichettato con quei poco gradevoli cliché legati alla criminalità organizzata, alla lentezza o alla poca voglia di lavorare, che proprio nostri non sentiamo.
Mi sono trovato, per motivi affettivi e lavorativi, a emigrare nella città libera e anseatica di Amburgo ormai più di due anni fa, e con immenso dispiacere ho notato come, persino per un popolo come quello tedesco, abituato ad avere a che fare costantemente con le imprese italiane (per lo più situate nelle regioni padane) e a frequentare assiduamente le località turistiche della penisola (con grandi concentrazioni nel Lombardo-Veneto e sulle coste toscane e romagnole), non sia minimamente a conoscenza delle forti differenze di genere storico e culturale, che fanno di quella padana una popolazione indubbiamente più vicina a quella svizzera che a quella calabrese, più mitteleuropea che mediterranea, più orientata alla piccola/media impresa che all´assistenzialismo, gettando il friulano, così come il pugliese e il sardo, nello scomodo calderone degli stereotipi italici, fatti di mafia, pizza e mandolino.
È fondamentale dunque che partiti e movimenti politici, associazioni culturali e di categoria legati alle nostre terre e interessati a tematiche nordiste di ogni gradazione e declinazione, inizino e portino avanti un percorso che, oltre a spingere fortemente la questione settentrionale nelle regioni padane, sia teso a diffondere all´estero ciò che è il background culturale, storico, economico e sociale padano, posizionandolo in un´ottica mitteleuropea chiara e ben definita rispetto ai popoli italici.
Un esempio di indubbio successo è quello fornitoci dal popolo Catalano che, sfruttando fenomeni di massa come il calcio e canali di diffusione le stazioni radio e i canali televisivi in lingua catalana, ha iniziato a esportare e diffondere in mondovisione la propria identità, delineando dei confini netti con quella spagnola e senza deviare eccessivamente in una questione partitica, dando l´idea di come l´identitarismo catalano sia una questione assolutamente trasversale, slegata da ideologie politiche e in grado di non interessare solo determinate classi sociali.
Per diffondere all´estero il messaggio padanista in tutte le sue forme, è inoltre di estrema importanza l´utilizzo della lingua inglese, in modo da poter portare a conoscenza queste tematiche in modo chiaro, preciso e diffuso in tutto il mondo, troppo spesso influenzato dai maggiori canali di diffusione italiani, che tutto hanno a cuore, fuorché la valorizzazione dell´identità dei popoli padano-alpini.
È un processo lungo e dispendioso ma che, soprattutto grazie all´utilizzo della tecnologia odierna, è possibile e fondamentale portare avanti. E sapremo di essere sulla buona strada nel momento in cui, una volta all´estero, al nostro dire di essere di Monza, Padova, Alessandria o Piacenza, non verremo associati immediatamente alla Camorra o al mandolino che, per quanto celebri e purtroppo diffusi anche nelle nostre terre, appartengono a una cultura e una storia che non ci appartiene.
(immagine Pixabay)