FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

Servono uomini seri determinati e coerenti. Per farci sognare e per non morire

Vorrei scomodare dall’aldilà Un grande musicista come Bob Marley che nel secolo scorso diceva: “ Chi ha paura di sognare è destinato a morire” per sintetizzare in modo estremo il pensiero che mi frulla  in testa in questi giorni, quando vedo le immagini che ci giungono dalla penisola iberica.

Ma sognare non basta. Bisogna sostenere i sogni con le azioni. E proprio per questo provo sempre una certa invidia per quegli uomini e donne che hanno trovato qualcuno in grado di provare a trasformare i sogni in realtà.

 
Nei giorni scorsi gli indipendentisti catalani hanno organizzato  a Madrid una marcia in nome della democrazia e del diritto di scelta. Sono giunte nella capitale spagnola decine di migliaia di persone che pacificamente hanno invaso l’odiata capitale dell’odiato stato centralista.


 I dimostranti sono arrivati dalla Catalogna a bordo di 450 pullman, e con centinaia di auto e hanno sfilato lungo il Paseo del Prado – scrive El Pais – al grido di “L’autodeterminazione non è un reato. Democrazia è decidere”. In Italia era successo oltre 20 anni fa e anche in quell’occasione era stata una pacifica invasione in casa dell’oppressore. Le differenze sono moltissime.

Le più evidenti a mio avviso solo un paio: allora a tenere alta la bandiera dell’indipendentismo era un partito da solo contro tutto il sistema (La gloriosa Lega Nord),  mentre in Catalunya si è formato un fronte ampio post ideologico che raggruppa tutte le sigle indipendentiste a prescindere dalla collocazione politica. E non è poco ovviamente. 
La marcia degli indipendentisti è stata organizzata dall’Asamblea Nacional Catalana (Anc) e dall’organizzazione Òminium Cultural, che furono promotrici del referendum sull’indipendenza della Catalogna del 1 ottobre 2017.
La seconda differenza è assolutamente macroscopica e riguarda La qualità degli uomini che stanno portando avanti la battaglia. Mentre in Catalunya decine di esponenti indipendentisti stanno affrontando la violenza dello stato spagnolo, in un processo indecente e illiberale, a testa alta e in modo civile e democratico, qua da noi molti degli esponenti che per quasi trent’anni hanno occupato spazi istituzionali sostenuti da elettori che chiedevano a loro gesti concreti in direzione della indipendenza del Nord e della Padania, oggi se ne stanno ben nascosti nei propri comodi scranni lasciandosi andare addirittura a dichiarazioni timide a sostegno di tesi completamente opposte. Tengono famiglia in sostanza.

Mai un gesto che sia uno che possa mettere a repentaglio carriere e relativi compensi di illuminati indipendentisti che fino a ieri invocavano la secessione dal’italia e che oggi non provano alcun imbarazzo ad inneggiare all’unita’ nazionale.

Sono incappato proprio in queste ore in un post su Facebook di un sedicente storico padanista che dopo anni passati gridando contro Roma ladrona e auspicando l’indipendenza del Nord, nel disperato tentativo di trovarsi un posto al sole (qualche strapuntino nella prossima tornata elettorale non si nega a nessuno) è arrivato a scrivere, con tanto di sfondo tricolore: grazie per averci ridato l’orgoglio e l’onore di essere italiani!!!!

Pensavo di svenire, ma poi mi sono fatto forza pensando che si dice che al peggio non c’e’ mai fine. Sarebbe plausibile immaginare di vedere fra qualche anno Jordi Sanchez che con tanto di bandiera spagnola sullo sfondo ringraziasse Carles Puigdemont per avergli ridato l’orgoglio di sentirsi spagnolo? Credo proprio di no. Perché la differenza sta semplicemente nel fatto che quella è gente  seria, determinata e coerente.

Serietà, determinazione e coerenza, virtù riconosciute da un popolo che sempre più numeroso e convinto ha deciso di seguirli in questa temeraria avventura e al contrario  virtù sconosciute in un paese senza identità e senza orgoglio che vive aggrappato ad una classe dirigente in grado di sostenere tutto e il contrario di tutto.

Ci saremmo accontentati di una battaglia anche tiepida per darci l’autonomia che i cittadini delle regioni del Nord hanno chiesto democraticamente. Peraltro davvero il minino sindacale per quelli come me e invece facciamo i conti con qualche dichiarazione di circostanza seguita da imbarazzanti e prolungati silenzi, in attesa che la gente si dimentichi.

Sono diventato pessimista ultimamente anche se non ho perso la voglia di sognare. Forse Proprio per non morire.

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Imprenditore, classe 1968. Per 25 anni impegnato a vari livelli in politica sempre nelle fila della Lega Nord. Dal 1993 al 2002 è sindaco di Pomponesco (Mantova), nel 1996 entra a far parte del Direttivo regionale dell’Anci Lombardia. Nel biennio 1996-1997 Fava è presidente del Consorzio per la depurazione idrica casalasco-viadanese. Per molti anni e’ stato membro elettivo di Upl (Unione provincie lombarde). Dal 2002 al 2007 consigliere comunale a Pomponesco e dal 2009 al 2014 consigliere comunale a Sabbioneta. Dal 2015 al 2018 è stato consigliere comunale a Viadana (città dove attualmente vive). Dal 1997 al 2012 è stato consigliere della Provincia di Mantova e deputato al Parlamento in tre Legislature. Nella XV Legislatura è stato membro della Commissione Attività produttive; nella XVI è stato membro delle Commissioni Difesa, Attività produttive, Politiche dell’Unione europea, Affari sociali e della Commissione Bicamerale d’Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, nonchè Presidente della Commissione Parlamentare d'inchiesta sulla Contraffazione. Nella XVII eletto di nuovo alla camera dei deputati ha rassegnato le dimissioni nel maggio 2013 per entrare a far parte della giunta regionale della Lombardia con Presidente Roberto Maroni come assessore all'agricoltura. Appassionato di politica, economia e di sport nel novembre 2018 ha scelto di abbandonare le cariche elettive e la politica attiva in campo istituzionale per dedicarsi alla propria attività imprenditoriale a tempo pieno.

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