Il grande giornalista scrittore amalfitano Gaetano Afeltra diceva :
“Nessuno può immaginare come arrivi ad essere crudele un intero paese, quando prende di mira qualcuno, inventando storie, arrivando alla calunnia, calpestando le regole più elementari del vivere civile”. E non aveva ancora visto la Spagna contemporanea.
Quasi 90 Anni fa Francesc Macià proclamò la Repubblica Catalana. Da allora pare nulla sia cambiato. Anzi il forte sentimento autonomista del popolo Catalano ha radici profonde che sono ancora molto vive. Solo il franchismo ne aveva mitigato la forza con una forma di repressione classica dei regimi fascisti e illiberali e che speravamo tutti di aver archiviato per sempre. Purtroppo il franchismo in Spagna non è morto. E temo non solo in Spagna. Di certo l’Europa mantiene l’atteggiamento pilatesco di sempre, derubricando a vicenda interna una questione di interesse generale.
E’ in gioco la libertà di un popolo nel cuore dell’Europa e il continente più civile del pianeta non può fingere di non vedere. A maggior ragione vista la recrudescenza di avvenimenti illiberali di questo ultimo periodo. Proprio in questi giorni, nel bel mezzo della campagna elettorale già avviata, la commissione elettorale spagnola ha escluso della liste per le elezioni europee i leader del fronte indipendentista Puigdemont, Comín e Ponsatí. Di questi uomini si è detto e scritto di tutto, nel tentativo di screditarli e di distruggerne l’immagine pubblica. Afeltra in tempi non sospetti pare avesse previsto anche questo. In pratica si vuole impedire che cittadini europei possano rappresentare un popolo nella più alta istituzione continentale. E nessun pavido politico italiano fiata.
Il tutto peraltro a pochi giorni dalla tornata elettorale spagnola che, più di ogni altra volta, ha consegnato ai movimenti autonomisti e indipendentisti baschi e catalani lo scettro di giudici arbitri degli equilibri del paese. Oltre un milione e mezzo di voti per gli indipendentisti, rappresenta il miglior risultato di sempre. Su tutti l’exploit dell’ERC catalani che con il 25% dei voti diventa il primo partito in Catalogna, davanti ai socialisti.
Il fronte indipendentista che non ha potuto schierare la Cup (sigla forte e intransigente) passa da 17 a 22 deputati, e sarà decisivo per la formazione del prossimo governo. Situazione che rasenta l’incredibile se si considera che il leader dell’unico partito che su base territoriale riesce a battere i socialisti, resti in carcere in questa fase e nessuno abbia nulla da ridire.
La storia si ripete purtroppo. Ma la lezione che ne traiamo stavolta ci dice che i movimenti indipendentisti europei sono forti e più vivi che mai. E che i centralisti conservatori in Europa saranno costretti nei prossimi mesi a mostrare il ghigno feroce di chi la libertà non può fermarla. Può al più provare a sospenderla. Ma alla fine la libertà vince sempre.
Sono molto invidioso dei catalani e della loro fiera battaglia per la libertà.
Visca Catalunya llure!