E fu così che un magistrato napoletano sessantottenne divenne un punto di riferimento del variegato universo padanista…… una forma di nemesi senza precedenti ha minato in questi giorni le certezze di molto di noi.
Siamo arrivati al punto in cui a dire cose sostanzialmente “leghiste e nordiste” sono rimasti solo coloro che con la storia del Nord politico e della Lega nulla hanno mai avuto a che spartire. Mai avrei immaginato di spellarmi le mani di fronte alle dichiarazioni del procuratore di Milano Francesco Greco (nato a Napoli nel 1951 e lombardo praticamente da decenni) che con grande lucidità e coraggio durante la commemorazione a Milano dello scomparso procuratore Walter Mapelli, ha argomentato a modo suo la vicenda della bufera sul Csm legata dall’inchiesta sull’ex presidente dell’Anm Luca Palamara.
E parlando di Mapelli e della sua nomina alla procura di Bergamo, ha avuto modo di affermare che il “mondo che vive nei corridoi degli alberghi e nelle retrovie della burocrazia romana e che non ci appartiene e non appartiene ai magistrati del Nord, ci ha lasciato sconcertati“. Già i magistrati del Nord, come gli insegnati del Nord, come i carabinieri del Nord, come i postini del Nord! Categorie di certo non contraddistinte da elemento etnico in quanto tale. Anzi.
Il frutto di un fenomeno di colonizzazione umana e culturale che ha fatto sì che masse di uomini del sud venissero trapiantati, in modo più o meno forzoso, al Nord, evidentemente senza minarne in modo definitivo le fondamenta culturali e sociali. Al punto che oggi molti di questi ci tengono a ribadire la propria estraneità al malcostume che alberga in altre aree del paese ed in particolare nella fetida capitale del malgoverno: Roma. La stessa Roma, col proprio sistema incancrenito che ricompare nel seguito del discorso del Dott. Greco che rivolgendosi indirettamente al Csm ha detto: “abbiamo dovuto conoscere, apprendere nelle sue logiche di funzionamento e che ci ha lasciati sconcertati e umiliati, perchè ci chiedevamo: ‘beh, in fondo noi abbiamo lavorato come tanti magistrati, riteniamo che per anzianita’, per meriti, per alcuni risultati ottenuti e per le nostre potenzialità ancora inespresse possiamo fare questo tipo di domande” e invece poi capisci che le logiche sono altre” e poi parlando di se e del collega Mapelli che rispettivamente riuscirono a raggiungere il vertice delle proprie procure aggiunge “Poi, per fortuna le cose sono andate bene, però ricordo che Walter, come tanti altri magistrati, questo tipo di esperienza non la meritava. Lo dico perché in questi giorni mi è venuto proprio da pensare a queste chiacchiere con lui”.
E ancora “Un mondo di retrovie della burocrazia che vive nei corridoi degli alberghi”. Roma appunto! La capitale del degrado morale di un paese fallito.
Se queste parole le avesse pronunciate un qualsiasi sindaco o amministratore leghista fra quelli silenziati dal nuovo corso, si sarebbe gridato allo scandalo. E invece no. Al contrario la cosa assume un valore duplice,non solo perché si supera lo strisciante perbenismo che circonda la cosa pubblica quando a parlare sono servitori dello stato, ma soprattutto perché a farlo è un uomo che viene dal Sud e che con grande equilibrio afferma la differenza col Nord che lo ha accolto e valorizzato,come accade in tutte le grandi società aperte e moderne.
Si perché Milano e il Nord sono inclusivi ed alternativi a Roma e alle sue esclusive pratiche medievali. La modernità di Milano (con tanti difetti) contro l’arretratezza di Roma (con solo difetti). Insomma,In poche parole l’affermazione del primato morale E culturale di un mondo che ha perso i propri riferimenti politici e istituzionali al punto che deve accontentarsi di prendere a prestito le valutazioni di un signore che, seppur illustre è rispettabile, e’ un nordista di nuova generazione. Un signore che forse proprio per questo riesce meglio ad individuare le differenze fra due mondi che faticano sempre più a convivere nello stesso contenitore istituzionale.
La fine degli Stati sovrani, direbbe qualcuno. E forse l’inizio di una fase nuova. Ricordo che anni fa mi dicevano che in politica non esistono spazi vuoti che resistano a lungo in quanto tali. La questione settentrionale è stata abbandonata da chi la avrebbe dovuta incarnare nel tempo. Comincio a pensare che presto ci dovremo abituare ad uno schema nuovo, con soggetti diversi che occupano uno spazio politico e mediatico che pensavamo fosse saldamente nelle mani di quello che è stato il sindacato del Nord. Grazie al dottor Greco per averci aperto gli occhi da una nuova angolazione.