FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

No, col maggioritario non governa chi vince

Personalmente non ho pregiudizi sul sistema maggioritario uninominale, pur essendo solitamente più vicino alle ragioni del proporzionale, ma non credo di poter reggere ad una campagna referendaria in cui si afferma che “se vince il sì chi vince governa”.

Perché semplicemente così non è. Anzi, è ben diverso. Il sistema che si creerebbe se passasse il referendum sarebbe di tipo inglese, che prevede che non si voti un partito/coalizione ma una persona. Quindi non conta più di tanto quanti voti hai, ma come sono distribuiti.

Un po’ come accadde alle ultime elezioni presidenziali americane: A livello popolare vinse la Clinton, ma Trump vinse grazie ai grandi elettori: Quindi alla fine poco importa se in California hai preso l’80% dei voti se in Florida l’avversario ti batte dello 0,5%.

Un collegio è sempre un collegio, che sia vinto con il 35% o con il 90%. La distribuzione dei voti è essenziale per vincere. Non importa se hai vinto tre collegi bulgaramente arrivando primo a livello nazionale se gli altri hanno vinto altrove. Inoltre, non essendoci più il proporzionale al compensare, i partitini di solito contano di più: Forza Italia, ad esempio, con il suo 5%, può far variare molti collegi in bilico e quindi può pretendere di più dalla coalizione di centrodestra rispetto ad un sistema proporzionale dove con il 5% fai la stampella.

Una simulazione

Facciamo subito un controesempio per dimostrare come l’affermazione per cui col maggioritario il primo governa sia errata. Immaginiamo un parlamento di 10 seggi con tre coalizioni che concorrono e 50000 votanti per collegio che, per un caso, votano tutti.

CollegioDestra
CentroSinistraVincitore
14064DX
24514DX
315
305
CE
4
25205DX
5
20300CE
6101921SX
7
20525SX
815530SX
9101030SX
102840SX
TOTALE202134164

Oh, la destra ha quasi il 40%, e infatti in un proporzionale avrebbe ottenuto 4 seggi su 10, mentre in questa elezione ha vinto la sinistra con 5/10, che permetterebbero di governare in un sistema che prevede la maggioranza semplice per la formazione del governo. E, ancora peggio, soli tremila voti dalla destra al centro nel quarto collegio e la destra, prima forza politica al voto, sarebbe l’ultima in Parlamento!

Golpe, golpe!!1!’?!? No, semplice conformazione territoriale: La destra ha stravinto due collegi mentre negli altri, escludendo il decimo, ci sono state vittorie di misura. Ma una vittoria di misura vale tanto quanto una vittoria bulgara.

Potrete dirmi che la distribuzione dei voti in Italia non è così, e può essere. Ma quando si afferma un qualcosa, ossia che col maggioritario chi arriva primo vince, basta un singolo controesempio non funzionante per far crollare l’affermazione.

Ma anche istituzionalmente non regge

Ma immaginiamo che la legge inglese funzioni e ci dia una maggioranza. Oh, le maggioranze crollano! Magari c’è il deputato che ha la crisi di coscienza e decide di fondare un nuovo soggetto oppure il senatore che si vende per una casa vista mare. Specie se hai una maggioranza risicata basta poco per perdere lo scettro.

E non si può nemmeno parlare di vincolo di mandato! In fin dei conti il Popolo ha votato la persona e non il partito, e non è affatto da escludere che le coalizioni candidino proprio in base alla persona e alle idee personali (ad esempio il centrodestra potrebbe candidare un autonomista nelle valli bergamasche e un ultranazionalista che ama salutare alla romana nelle province laziali). Quindi sarebbe assurda l’idea stessa per cui un parlamentare eletto nominalmente dai cittadini decada perché non segue l’indicazione del partito, con vertici eletti da chissà chi.

Una maggioranza esiste se c’è volontà politica che esista. Se persino nei comuni, che hanno leggi elettorali dove veramente chi arriva prima, al massimo dopo il ballottaggio, vince e governa, cadono le giunte figuriamoci in Parlamento, dove un premio di maggioranza “alla comunale” verrebbe bocciato dalla Corte Costituzionale in dieci secondi netti.

Altri difetti del maggioritario

Il maggioritario funziona bene dove ci sono due partiti e, al massimo, qualche partito locale fortemente radicato in alcuni territori.

In Italia non abbiamo questa situazione: Abbiamo partiti, partitini, coalizioni, patti e simili. E se le coalizioni vogliono correre insieme devono spartirsi i seggi prima del voto!

Per capirci, nel 2018, quando ancora Forza Italia appariva come leader del centrodestra, probabilmente avrebbe ottenuto più seggi degli altri in questa fase e, anche se il voto andava a Salvini, sarebbe servito a eleggere i berlusconiani. In sostanza è un sistema che rallenta nettamente i cambi politici poiché è più difficile percepire i cambiamenti, un voto al centrodestra berlusconiano non lo distingui da uno al centrodestra meloniano, e soprattutto mette un ricatto, perché se sei convinto di essere maltrattato e corri da solo sai che, di fatto, regalerai molti collegi all’opposizione.

Ovviamente nei Paesi a tradizione anglosassone questi problemi non esistono perché… I partiti sono molti meno e dunque i vantaggi, come il fatto che per vincere sia necessaria una maggioranza su vari territori spingendo i politici a fare gli interessi di più persone, superano gli svantaggi. In Italia potrebbe non essere così.

Una legge… Acerbo

Ma esiste una legge dove chi vince governa? In Italia l’abbiamo avuta ed è stata la Legge Acerbo.

Venne approvata nel 1923, durante il governo Mussolini, e prevedeva che la lista che fosse in grado di superare il 25% avrebbe ottenuto tramite un premio di maggioranza i 2/3. Non che fu necessaria, grazie alle intimidazioni tra Listone e Listone Bis si arrivò praticamente al premio di maggioranza già alle urne.

Comunque, l’idea del “primo che arriva vince” così, d’emblée, è perniciosa, sbagliata e perniciosa: Perniciosa poiché non possiamo sapere se, in una situazione come quella descritta nella simulazione iniziale, i due partiti che hanno il 60% separati possono trovare un accordo: Di fatto sì sovrarappresenta quel 40% limitando la volontà del 60% degli elettori!

Sbagliata per un semplice fatto: In Italia è possibilissimo avere due maggioranze diverse alla Camera e al Senato, sia per le modalità d’elezione – nazionali nel primo e regionali nel secondo – sia per gli elettori, sette anni di differenza. Cosa vieta che magari, in una situazione in bilico, il Senato premi una politica più conservatrice mentre alla Camera vincano i progressisti: In tal caso che si fa? Qualunque legge elettorale in stile Acerbo è inutile se c’è un pubblico diverso per le due elezioni.

Pericolosa per un semplice fatto: Quanto premio di maggioranza puoi dare? Mica puoi dare il 50%+1, che se un deputato ha male al dente e non è presente cade il governo. Devi dare almeno il 55% o il 60% per avere un governo che può sperare di arrivare al quinto anno indenne.

Ma coi 2/3 del Parlamento si modifica la Costituzione senza referendum! Quindi il 40% della cittadinanza otterrebbe immediatamente il potere di poter cambiare la Costituzione trovando il consenso del 10%, senza nemmeno dover chiedere il parere dei cittadini.

E, in fin dei conti, nei Paesi veramente democratici il concetto di “governabilità” è visto come sinonimo di “dittatura for dummies”.

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Informatico di giorno, spietato liberista che brama la secessione del Nord di notte. Con la libera circolazione, dato che amo la pizza.

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