FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

Il nucleare l’han distrutto i politici, non la democrazia diretta

Tra i detrattori della democrazia diretta è comune appellarsi ai referendum sul nucleare del 1987 per dimostrare che il popolo, certe cose, non deve deciderle, che deve pensarci la politica, che, grazie al “primato della politica”, è in grado di guidare il popolo, poi solitamente si continua con un rant sul perché tutti i quesiti abrogativi dalla nascita della Repubblica ad oggi son troppo tecnici e dunque indecidibili da parte dell’elettore medio, che è buono solo a votare dove si va a mangiare stasera.

C’è un problema: gli italiani, all’epoca, non avevano votato lo stop al nucleare. Avevano votato, invece, tre quesiti:

  1. Il primo, che rendeva impossibile costringere gli enti locali ad avere centrali nucleari sul proprio territorio
  2. Il secondo, che eliminava i sostegni economici per chi ospitava le centrali
  3. Il terzo, che vietava ad ENEL di partecipare alla costruzione di centrali all’estero

Onestamente, non mi pare nulla di troppo tecnico, mica ti chiedevano di scegliere tra questa o quella tecnologia: si parlava di due quesiti “autonomisti” (d’altronde, uno può essere pro nucleare ma contrario all’imporlo ai comuni) e uno di politica estera. Cose che, un popolo adeguatamente informato, può far tranquillamente.

Il passaggio del sì non ha imposto a nessuno di chiudere le centrali, potevano restare attive, il governo poteva anche aprirne di nuove!

Eppure i politici, proprio quelli che dovrebbero “correggere” le voglie del popolo, hanno scelto di chiuderle. Se Latina e Trino erano vicine alla fine della vita operativa, Caorso invece era praticamente nuova, e chiuderla ha portato ad un investimento sconveniente: pagare le spese di smantellamento senza aver in cambio decenni. Per di più, era già in costruzione una centrale a Montalto, centrale riconvertita in inquinante termoelettrica.

Il nucleare è il rosso chiaro. Non avevamo chissà che programma, ecco… (Fonte con copyright)

Non è stato il referendum a dire stop al nucleare in Italia, sono stati i governi Goria, De Mita e Andreotti (sesto). D’altronde, ricordiamolo, i politici vivono per essere eletti, e per esserlo debbono essere votati dai cittadini. Se i cittadini sono contrari al nucleare, chiuderlo, specie se si ha un programma molto piccolo, è un’ottima maniera per ottenere voti.

E mica serve un referendum: vediamo lo stesso trend in Germania dove i Verdi, pur di far chiudere le centrali nucleari, son disposti a finanziare quelle a carbone, che buttano le proprie scorie nell’aria.

Se il popolo è contrario, il nucleare non si fa, che tale contrarietà venga espressa in un referendum, in un sondaggio, o alle elezioni politiche.

E anche nel 2011, dove effettivamente il referendum ha abrogato le disposizioni che avrebbero permesso il ritorno dell’atomo, si parlava di annullare il referendum perché… il governo Berlusconi aveva sospeso a tempo indeterminato la costruzione, o qualsiasi passo verso essa, dopo l’incidente di Fukushima, in attesa di non meglio precisate evoluzioni politiche e scientifiche.

Anche senza referendum, in sostanza, sarebbe stato fermato il nucleare, per semplice paura. D’altronde, anche il successivo governo Monti, uno dei più slegati dalla politica partitica, era contrario al nucleare.

Per concludere, ironia della sorte, oggi è più probabile che passi il nucleare per referendum che per vie parlamentari. D’altronde, sempre più persone sono favorevoli al nucleare, chi perché lo era storicamente, chi perché non aveva un’opinione e l’ha formata, chi perché era contrario e ha cambiato idea, che sia per ragioni economiche o per la convinzione che il nucleare di ultima generazione sia accettabile.

I partiti, invece, la vedono come questione ideologica: il PD sarà sempre contro perché deve tenersi buoni gli alleati contrari, così avrà convenienza a vendere il nucleare come “energia della destra sovranista”, anche perché solitamente un elettore contrario al nucleare, essendo mosso dalla paura e dall’ideologia, è decisamente più propenso a cambiare partito in caso di scelta nuclearista rispetto ad un elettore pro nucleare.

Proprio per questa ragione, tra qualche anno, un nuovo referendum sul nucleare potrebbe paradossalmente passare, peccato che in Italia non abbia referendum propositivi e, dunque, siamo in mano al Parlamento che litiga e che manda a spiegare agli ingegneri che il nucleare è sbagliato qualche diplomato al classico…

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Informatico di giorno, spietato liberista che brama la secessione del Nord di notte. Con la libera circolazione, dato che amo la pizza.

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