Alcuni studenti della Bocconi sono stati sospesi per aver criticato, e qualcuno deriso, la questione dei bagni per transgender dopo la segnalazione di un gruppo di studenti progressisti. Tra le frasi degne di censura vi è anche “l’orientamento sessuale è una cosa, il sesso biologico un’altra”, che mi pare proprio, per definizione, un’opinione, ma anche qualcosa di cattivo gusto, ma decisamente oltre qualsiasi elemento di censurabilità in un sistema liberaldemocratico.
Tralasciando che il governo, in linea di massima, avrebbe l’autorità di sospendere l’autorizzazione dell’Università e, come tale, bloccare tutte le lauree di tutti gli studenti della Bocconi finché tale sospensione viene revocata (e, francamente, dovrebbe farlo), ciò mostra che c’è una differenza molto importante tra l’agire di destra e quello di sinistra: chi è di destra e non condivide ciò che dite prova al massimo a rovinarvi la giornata mandandovi a cagare o facendo uno screenshot per esporvi alla gogna pubblica, chi è di sinistra prova a rovinarvi la vita.
Posto che la querelomania esiste ovunque, pensate anche alla differenza di notizie in quanto a querele: Salvini ha querelato i 99 posse e la Pascale, la Meloni ha querelato Saviano, ossia dei personaggi quantomeno pubblici, quante volte invece importanti esponenti di sinistra querelano dei signori nessuno per qualche offesa sui social dalla rilevanza inesistente, con annesso bel post vittorioso quando per evitare di andare in giudizio decide di pagare qualcosa a qualche associazione amica?
Questa differenza di mentalità, ovviamente, svantaggia il pensiero di destra, dato che crea un vero e proprio senso di impunità per la sinistra, mentre chi ha idee di destra deve sempre sentirsi in soggezione e temere di trovarsi in qualche guaio se appena appena “esagera”, con il metro di ciò che è esagerazione che è in mano proprio a questa sinistra impunita. Non si può pensare di combattere chi ha le pistole con le pietre, non si può pensare di combattere chi vuole la censura d’imperio con l’estremismo della libertà d’espressione.
Che fare, dunque? Combattere ad armi pari: i politici di destra inizino a querelare a destra e a manca, venga creata una versione di destra di “odiare di costa” per sostenere i “piccoli” di destra che vengono offesi, chi vede studenti o dipendenti fare affermazioni inaccettabili le segnali prontamente all’università/scuola/datore di lavoro…
Può voler dire rovinare una vita, certo. Ma state sicuri che tanti vorrebbero rovinare la vostra appena avete un’opinione che non condividono. Alle volte, colpire per primi è il modo per salvarsi, anche se non piace ai sostenitori della pace e della nonviolenza a tutti i costi, che guarda caso sono sempre i migliori amici degli oppressori.
Diciamocelo chiaramente: quanti studenti universitari partecipano a manifestazioni pro-Palestina dove gli speaker parlano di “governo nazi-sionista” (ditelo in Germania), si urla “From the river to the sea Palestine will be free”, ossia letteralmente un’apologia del genocidio degli ebrei tramite affogamento, e ogni tanto ci scappa anche la bandiera di Hamas? Quanti, quando sui social si parla del tema, sembra che più che da un’università italiana vengano da un doppio diniego dall’Accademia delle Belle Arti di Vienna?
Ecco, segnaliamoli tutti alle loro università. Così, saranno costrette a decidere: stare con la libertà d’espressione sempre e comunque (come spero), sospendere anche loro, così che assaggino la loro medicina, o dire che si può tollerare il pensiero di chi vorrebbe che, dopo aver provato il gas, gli ebrei provino l’acqua nei polmoni ma guai a dire che un uomo è un uomo e una donna è una donna.
Apriamo il fronte della censura, della querela e della sanzione anche a sinistra, se non vogliamo un futuro in cui tutto ciò che c’è da dire è ciò che dicono loro. “Spero che serva da monito”. Non lo dico io, ma l’autore di queste segnalazioni. Possiamo solo imparare.