Mi hanno cercato in diversi. Non dico in tanti. Dico alcuni giornalisti in queste settimane alla ricerca di mie dichiarazioni, fin troppo facili e scontate, su quel che resta della gloriosa Lega Nord in occasione del quarantesimo anniversario della fondazione della Lega Lombarda ad opera di Umberto Bossi, Giancarlo Leoni e altri. Alla fine ho ceduto ad un amico recettore di Repubblica che domenica scorsa ha approfittato di un momento di debolezza del Sottoscritto e mi ha convinto a rilasciare una intervista che non si sa per quale motivo ha irritato non poco. Era troppo facile commentare con ironia e sarcasmo a ho cercato di non farlo.
Non si poteva fare perché l’evento in sé merita rispetto. Meno le paradossali celebrazioni a distanza di coloro che oggi bluffando si dichiarano in continuità ideale. Basti pensare che lo stesso giorno in cui con una buona dose di soddisfazione ho visto ripubblicare i vecchi manifesti della Lega Nord che condannavano l’Italia a fine ingloriosa (“Lontani da Roma, vicini all’Europa!”) e contestualmente i 6×3 affissi nelle città di colui che si professa l’erede di Umberto Bossi e della sua storia che invocano il contrario (più Italia – faccio anche fatica a scriverlo – e meno Europa). A questo punto sono felice di non aver festeggiato proprio nulla. Semmai riconosco che la ricorrenza non andasse festeggiata, ma di certo solo celebrata. Mi vengono i crampi allo stomaco nel vedere che si fa carne da macello di un messaggio politico chiarissimo e attuale per invocare esattamente l’opposto facendo leva sull’ignoranza dell’elettore medio. Per decenni ci siamo sentiti ripetere che il messaggio bossiano fosse rozzo e semplicistico per approdare quarant’anni dopo a sentirci dire esattamente il contrario con una rozzezza peggiore e immotivata.
Un disastro che spinge sempre più verso il non voto chi ci abbia creduto seriamente e condanna la politica al ruolo di servo sciocco del consenso facile. Ma tutti va al contrario. E così può capitare che a portare avanti il pensiero autentico della Lega siano rimasti soggetti che oggi popolano partiti lontani dalla stessa. Una nemesi assoluta sé si pensa che gli stessi contenuti dei manifesti di era bossiana vengano oggi riproposti da candidati di Forza Italia. O meglio da candidati che dicono di ispirarsi ad una corrente interna al partito denominata in modo suggestivo “Forza Nord”. Corrente interna peraltro animata da molti amici che nel tempo hanno rappresentato la massima espressione politica della vecchia lega Nord in Veneto, Piemonte e Lombardia.
Nomi di certo non secondari come Roberto Cota, Flavio Tosi o Marco Reguzzoni, solo per citare i casi più eclatanti. È come se oggi le istanze della Lega (quella nordista, l’unica vera Lega) trovassero ospitalità altrove. Paradossalmente in un contenitore post berlusconiano che non ha rinunciato ad essere liberale ed europeista appunto. Guarda caso come la prima Lega direte: Già ! Incredibile! E quelli che ne utilizzano impropriamente il simbolo invece di cosa parlano? Parlano ancora di Nord, questione settentrionale, partite iva, di stato canaglia e oppressore, di Europa e di civiltà occidentale?
Giammai! Quelli sono impegnati a parlare di ponte sullo Stretto, di pensioni più rapide e cospicue (a spese dei pochi rimasti a produrre), di stato sociale, di Putin, del modello russo in alternativa a quello occidentale, di proibizionismi vari!
E io piango! Piango senza soluzione di continuità la morte della grande Lega Nord, la malattia del suo fondatore che non ha più eredi e la fine di un sogno. Un sogno di libertà e di modernità. Libertà da uno stato oppressore e malvagio e modernità che guarda al mondo con occhi diversi. Mi manca tanto tutto ciò. Vediamo se in qualche modo possa rinascere in un altro contesto. Per ore resto alla finestra con non poche aspettative. Spero non vengano tradite ancora.