Non voglio venir meno alla mia fama e anche stavolta voglio dire qualcosa di politicamente scorretto: adoro Uber e non vedo l’ora di andare all’estero per potermi avvantaggiare dai servizi che fornisce a cittadini più fortunati di me.
Nell’ultimo periodo sono stato sia a Londra che a Parigi e in entrambe i casi ho usato la contestatissima app per il noleggio con conducente giungendo alla conclusione che il nostro resta un paese illiberale tendenzialmente di terzo mondo. Servizi puntuali, macchine mediamente nuove e ben mantenute, pulite e con conducenti gentili ed educati, pronti a scarrozzarti ad ogni ora del giorno e della notte, senza toccare contanti e conoscendo il costo della corsa prima dell’inizio del servizio. Una meraviglia in pratica e in quanto tale vietata nel bel paese.
Contestualmente ho avuto modo di prendere diversi taxi a Roma (dove Uber è vietato dallo stato) e al contrario mi sono sistematicamente trovato a fare i conti con servizi peggiori di quelli che si possano trovare Al Cairo o a Marrakech. Auto vecchie e lerce, autisti sgarbati e maleodoranti, il dramma regolare del prezzo e del resto che impone normalmente un sovrapprezzo, non certo dovuto, per le prestazioni rese.
Ma si sa: Quella italiana via via si sta trasformando nell’economia più corporativa e protetta del mondo. E allora da noi, per compiacere elettoralmente una corporazione composta non propriamente da gentleman, si sceglie di tutelarli impedendo una vera concorrenza. Non ci si limita a vietare Uber, ma addirittura si assecondano i desideri dei vocianti ed influenti tassinari e ai fa guerra anche a quel poco che resta dei cosiddetti NCC (noleggio con conducente), una versione tutta italiana di quello che, nel resto del mondo progredito, è un sevizio assistito anche dalla tecnologia (come capita con Uber, appunto). E il sedicente “governo del cambiamento” non rinuncia a perpetrare il consueto scippo ai danni dei consumatori. Nel solito silenzio assordante di quest’ultimi. Come se nessuno si rendesse conto che l’assenza di concorrenza nei servizi di trasporto locale in questi anni abbia danneggiato proprio gli utenti e abbia finito per non avvantaggiare nemmeno più di tanto gli eletti tutelati, i quali continuano a piangere miseria e ad imprecare contro chiunque governi, cercando sistematicamente di dimenticarsi di accendere il tassametro, con una forma di sbadataggine che è propria dei popoli latini abituati ad avere un rapporto difficoltoso col fisco e con le proprie insulse liturgie.
Nell’ultimo decreto che scontenta tutti, tranne i tassisti of course, si impongono una serie di vincoli al noleggio con conducente tali da rendere meno competitivi quest’ultimi e si arriva addirittura a sancire il blocco delle autorizzazioni, che peraltro in città come Roma e Milano non vengono concesse da almeno trent’anni.
Con un risultato su tutti: registrare nello stesso periodo il dato che emerge da una ricerca di UBS che dice che proprio Roma e Milano sono le città del vecchio continente dove il servizio taxi risulta essere il più caro in assoluto.
Il tutto a danno dei consumatori che risultano apparentemente narcotizzati in questa fase e non trovano di certo le medesime energie per protestare che invece al contrario abbondano proprio per i tassisti.
E allora visto che qualcosa non va mi sembra giusta la decisione del governo di provare ad intervenire. E parafrasando Samuel Beckett credo che il ministro Toninelli che di trasporti e servizi se ne intende, dopo le varie riforme sbagliate del passato e affrontando questa credo abbia pensato : “ho provato, ho fallito. Non importa, riproverò. Fallirò ancora. Fallirò meglio”.
Tanto a pagare sono sempre gli stessi e comunque se volete un buon servizio potete sempre andare all’estero.