Avevano un vero e proprio tariffario. Del resto tutto ha un prezzo. Ma quanto può valere a certe latitudini una gamba spezzata? Tanta roba pare…..ben 1.000 euro. E così in uno spaccato vergognoso di società putrida può capitare anche questo: che a Palermo possano bastare mille euro in cambio di una gamba spezzata per truffare l’assicurazione. E badate bene: non fratturata accidentalmente, bensì spezzata da fior di nuovi specialisti definiti solennemente “gli spaccaossa” ( quando si parla di nuove professioni….).
Eleganti personaggi assoldati da un’organizzazione che reclutavano soggetti più o meno volontari, tra tossicodipendenti o persone in condizioni economiche disagiate, disponibili a farsi spezzare gli arti con colpi durissimi o blocchi di cemento in cambio di denaro.
Vere e proprie squadre di onesti lavoratori dediti alle fratture altrui che si erano spartiti il territorio palermitano con le stesse meticolose modalità con le quali si assegnano le concessioni alle pompe funebri o le licenze di tabaccheria.
Del resto questi mestieri qualcuno pare debba proprio farli in quella terra dimenticata da Dio e dagli uomini. L’organizzazione viene riportato fosse molto efficiente e ben strutturata, al punto che nei giorni scorsi sono scattate le manette per ben 42 signori dediti a sbarcare il lunario con modalità non proprio degna di un territorio che ancora (e non si sa bene perché) si definisce Europa. E proprio qua nell’estremo lembo del continente più civile del mondo, un’incredibile inchiesta ha coinvolto ben 250 indagati che parrebbe campassero simulando falsi incidenti stradali per lucrare sull’assicurazione. Incidenti falsi che per essere credibili avevano bisogno di fratture vere. Rimediate, appunto, spaccando le ossa delle vittime in magazzini del centro storico e della provincia, appoggiando gli arti in sospensione tra due blocchi di pietra o cemento, e poi lanciando con violenza, sulla parte dell’arto sospesa, una borsa piena di pesi in ghisa o di grosse pietre, in modo da provocare fratture nette e scomposte. Si parla di una pratica orribile che ha provocato anche menomazioni permanenti e in un caso avrebbe portato alla morte di uno dei cosiddetti volontari.
Qua cominciano a mancarmi le parole e la vergogna mi assale. Thomas Mann diceva che “è meglio una verità che ferisce, che una bugia di comodo”. E diciamola la verità!
Diciamola una volta per tutte!
Diciamo che esistono parti del paese dove pur di lucrare senza lavorare c’è gente disposta a tutto. Dove non esiste più il senso dell’umanità e dove la povertà è diventata un pretesto per giustificare tutto.
Nelle terre in cui vivo e sono nato nel secolo scorso si è conosciuta la miseria più squallida, ma la gente le ossa se le e’ spaccate lavorando con la zappa o la vanga. A nessun della mia terra sarebbe mai venuto in mente di mettere in piedi un sistema organizzato nei minimi dettagli per frodare soldi alle assicurazioni con metodi ripugnanti di questo tipo. Diciamo la verità senza temere di essere tacciati di razzismo.
Non siamo evidentemente tutti uguali. Dobbiamo lottare per affermare dei principi e custodirli gelosamente dagli attacchi quotidiani di chi in cambio del denaro è disposto a giustificare tutto. La dignità non dovrebbe avere prezzo.
E gli spaccaossa non sono degni di un paese civile.