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Lo scandalo (che non esiste) delle visite al San Raffaele

La notizia di oggi è che il San Raffaele offre visite a domicilio per malati Covid per poco più di 400€. Non una visita come tutte le altre: una visita con diagnostica per immagini, fatta se e solo se ritenuto necessario dopo un consulto telefonico/video da 90€.

Apriti cielo. O meglio, apriti cielo in Italia, in Lombardia (as usual) è tema di dibattito classico con fazioni di dimensione grosso modo eguale, ma vale la pena discuterne.

#1: Il costo

La “sanità pubblica” è ben felice di pagarvi una visita o un esame. Ben più raramente, però, lo farà a domicilio ed eccetto che in rari casi anche le visite del medico di medicina generale, a domicilio, vanno pagate.

E nei 450 euro sono incluse radiografie del torace, test della saturazione e altre misurazioni.

Basta una rapida ricerca su Google per vedere che, a Milano, una visita pneumologica viaggia tranquillamente dai 150€ ai 200€.

Una radiografia, stando sul basso, costa almeno 100€ di uscita, un fisso di prestazione (circa 35€) e una ventina di euro per la consegna del referto. Se volete anche un teleconsulto prima viene tra i 60 e i 90€, senza garanzie che poi il teleconsulto sia in alcun modo collegato con chi poi potrebbe visitarvi a domicilio (alcuni ambulatori offrono servizi del genere, ma non tutti).

Restiamo sul basso, quindi, e arriviamo comunque circa a 350€, escludendo il teleconsulto. Sono sempre cento in meno del San Raffaele, ma:

  • Il San Raffaele offre un’esperienza lineare (teleconsulto, visita, esame) in un comodo pacchetto, fare come ho fatto io per vedere i prezzi richiede invece di passare da più enti e informarsi su ognuno di essi
  • Il San Raffaele fa tutto in una visita mentre separando le prestazioni bisogna prenotare la lastra, farla, attendere il risultato e solo dopo si potrà fare la visita

Conviene spendere quindi più soldi al San Raffaele? Dipende dalla situazione! 

Ogni persona ha necessità differenti in base al proprio reddito, al proprio stato di salute e alla propria percezione. C’è chi preferisce essere accompagnato e chi invece preferisce fare scelte… Insomma, le variabili sono numerose.

#2: Assicurazioni

Sarebbe inoltre ingenuo credere che tutti quelli che vanno al San Raffaele come privati sborsino per davvero tutto.

Come ironizzo sempre la sanità 100% pubblica è così bella che gli stessi sindacati che scendono in piazza per essa poi nei contratti si fanno inserire le assicurazioni integrative. 

Con assicurazioni del genere è molto facile arrivare a pagare cifre irrisorie, piccole franchigie nell’ordine dei 20 o 30 euro.

In tali casi la preferenza andrebbe molto facilmente verso il privato visto che, per l’utente, la spesa è ridotta e i 400€ sarebbero esattamente come i 300€ di un esame diagnostico col SSN: solo sulla carta.

#3: Cosa potrebbe fare la Regione?

Prendersela col San Raffaele perché l’assistenza domiciliare pubblica non funziona è come prendersela con Italo Treno perché i regionali passano ogni due ore. Sì, hanno in comune che viaggiano su rotaie ma per il resto son cose diverse, così com’è diversa la strategia pubblica di risposta rispetto a un servizio privato.

Non si può però nemmeno prendere come scusa per il fatto che siamo stati, per la seconda volta, impreparati.

Sarebbe bello poter risolvere le cose parlando di come avremmo potuto spendere quali soldi per fare cosa ma non si può, bisogna affrontare la realtà.

La sanità privata copre i buchi lasciati dalla sanità pubblica e spesso fa anche meglio, come già dicevo in questo mio articolo.

Mentre nel pubblico si è appena definito (dopo appena nove mesi) il protocollo di cura a domicilio il privato fa già uso della telemedicina. Il poter agire nel mercato porta ovviamente ad un miglioramento delle tecniche e ad un uso più “consumer-friendly” e il pubblico dovrebbe fare di tutto per agire in modo simile, quantomeno imitando il privato nei propri successi.

Nel mentre, visto che il necessario potenziamento non è avvenuto e di sicuro non potrà essere fatto in un mese si sfrutti quella che è la forza del privato in un sistema sanitario: potere acquistare prestazioni a numero senza preoccuparsi del come, ottenendole.

Se esistono difficoltà nel visitare a domicilio, chi di dovere dovrebbe sfruttare la propria forza numerica e negoziare con il San Raffaele e altri centri che offrono tali servizi per ottenere un buon numero di queste visite pagandole meno del prezzo di mercato.

Se non riescono a fare, almeno comperino.

PS. Non sei convinto con l’uso del termine “comperare” in sanità? Allora potrebbe farti comodo il mio libro che spiega la rava e la fava della sanità lombarda in parole semplici.

 

 

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Informatico di giorno, spietato liberista che brama la secessione del Nord di notte. Con la libera circolazione, dato che amo la pizza.

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