FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

Per fortuna, quella volta, vinsero gli Inglesi

L’estate  mi aiuta a leggere libri  come nessun altro periodo dell’anno. Quest’anno in particolare sono stato fortunato e sono incappato in diversi romanzi entusiasmanti. La carta stampata riesce ancora ad esercitare un fascino magnetico che va al di là della modernità. L’ultimo di questi in ordine di tempo poi è veramente un soggetto straordinario che mi ha fatto molto riflettere, nella propria apparente semplicità.
Lo consiglio ovviamente a chi voglia riconciliarsi col mondo delle cose semplici che proprio per questo aiutano la riflessione.

Il libro in questione è di un bravo scrittore inglese che si chiama Benyamin Myers e si intitola “All’orizzonte” edito in Italia da Bollati Boringhieri e presenta spunti straordinari che si intrecciano con la nostra attualità pur raccontando una storia molto in la nel tempo.
In un bellissimo susseguirsi di dialoghi fra il giovane Robert e la apparentemente anziana Dulcie, nel 1946 in periodo post bellico, il primo (evidentemente vittima  della propaganda dei vincitori anglosassoni e particolarmente motivato nell’odio acritico conto i tedeschi sconfitti) chiede alla seconda a proposito della fantomatica lista nera hitleriana, con la quale il dittatore nazista avrebbe individuato i nemici del proprio percorso: “ saremmo governati dai nazisti, ora, se avessero vinto loro” e la riposta di Dulcie scuotendo la testa e’ esemplare:. «Peggio, Robert. Molto peggio. Saremmo governati da inglesi arroganti, al servizio dei nazisti e ubbidienti ai loro ordini. Gente senza spina dorsale, leccapiedi. Non ci sarebbe posto per i poeti o gli eccentrici, gli artisti o gli omosessuali. Invece, saremmo totalmente assoggettati a rammolliti dipendenti pubblici ancor più di quanto già non siamo. Una legione di mezze tacche tracagnotte che porterebbe dritto al tracollo dell’Inghilterra. Escrementi umani, tutti quanti. Escrementi umani secchi e rigidi».

Sono rimasto per un attimo frastornato.
Ho riletto più volte questo passaggio e mi sono ritrovato, esattamente 75 anni dopo, in molte delle mie riflessioni attuali. “Inglesi arroganti, al servizio dei nazisti e ubbidienti ai loro ordini” rischia di essere una categoria declinabile in salsa nostrana.
Fatte le debite proporzioni e tenuto conto  del fatto che non stiamo parlando né di dittatori sanguinari e nemmeno di efferati conflitti bellici, la frase potrebbe essere mutuabile riferita a molti degli scarani in circolazione a rappresentare i leader dei partiti politici.

Sono convinto anch’io che quei maledetti inglesi arroganti, più o meno con le stesse caratteristiche rese contemporanee automaticamente, si possano ritrovare in molti dei soggetti coi quali ci confrontiamo ogni giorno anche qua. E’ evidente che la vecchia Dulcie aveva ben presente quali fossero gli effetti sugli uomini e sulla propria autonomia mentale tanto delle vittorie, quanto delle sconfitte.
Quando sento qualcuno che si lamenta della coerenza di chi ha fatto politica in questi anni mi viene da chiedere se non sia sempre stata un po’ così.
Dulcie nella sua risposta si spinge a dire che non sono tanto pericolosi i leader quanto i loro epigoni locali chiamati a dar conto del Potere di chi ha vinto nei confronti di chi ha perso. 
In sostanza si è spinta a dire che se la guerra l’avessero vinta i tedeschi sarebbero stati più pericolosi gli inglesi pronti a vendersi ai vincitori con non gli stessi tedeschi. Perché questo in effetti è successo e continua a succedere.
Se non avesse vinto il blocco liberale britannico, molti degli stessi britannici sarebbero stati i primi a sacrificare secoli di conquiste liberali e sociali pur di compiacere i vincitori. Non so se questa sindrome abbia un nome. Il romanzo non lo approfondisce. Ma se così fosse credo sia la stessa sindrome che ha devastato un sacco di leghisti dopo la vittoria di Salvini al congresso.

Non voglio ovviamente apostrofare questi ultimi con gli stessi sgradevoli epiteti della signora Dulcie Piper, ma di certo hanno avuto lo stesso atteggiamento che lei ha immaginato se le cose malauguratamente per il pianeta fossero andate diversamente.
Quando nel Movimento ha cominciato a serpeggiare l’idea che si dovesse diventare tutti nazionalisti italici, la maggior parte dei cosiddetti duri e puri secessionisti d’antan venne colta alla sprovvista e rimase stordita a guardare senza fiatare.
Poi in una seconda fase vennero imbarcati nuovi dirigenti di fede politica e ideologica ben definita e anche qui in molti (pur borbottando nelle segrete stanze) rimasero inerti in attesa degli eventi.
E poi nel 2017 ci fu un congresso che sancì che tutto quello per il quale si era combattuto per trent’anni era sbagliato. Che non si sarebbe più potuto parlare di secessione, di libertà individuali, di antiproibizionismo, di libertà di orientamento sessuale e religioso, di Europa dei Popoli.
Vennero stravolti tutti i principi che per decenni avevano animato uno sgangherato popolo di sognatori. E stavano cambiando i vertici.
Stavano arrivando di Durigon, i Pillon, i Borghi, i Siri e i Bagnai. Stavano decapitando un’intera classe dirigente. Che aveva commesso molti errori ma che era sopravvissuta a due repubbliche. E la cosa che sembrava più incredibile è che in cambio dell’idea di essere vincenti si accettava tutto.
Anzi, rispetto all’idea di stare coi vincenti centinaia di liberali, secessionisti e indipendentisti (da sempre europeisti) scelsero di stare con il vincitore.
A tutti i costi.

E cominciarono a comportarsi esattamente come gli Inglesi che per fortuna non sono diventati così perché la guerra l’avevano vinta comunque loro.
Ho visto gente che piangeva col “Va Pensiero” e si rifiutava di alzarsi in piedi durante l’inno di Mameli, commuoversi recentemente di fronte alle fiamme tricolori e cantare l’inno sopra uno sgabello come fossero diventati improvvisamente tanti Nino D’Angelo.
Ho visto bergamaschi ai quali avevo sentito canticchiare la canzoncina “meglio un Negro che un terrone” farsi selfie ballando la Taranta avvolti in sudario tricolore.
Insomma ho visto cosa succede quando a vincere la guerra sono gli altri e i vincitori sono soggetti che tendono ad imporre il proprio pensiero.
Ma ho visto soprattutto la miseria umana di chi si ostina a dispensare consigli non richiesti sulle modalità comportamentali alle quali dovrebbero attenersi quelli che fino a ieri hanno mantenuto determinati atteggiamenti figli della propria storia e della propria cultura.
Ma credo avesse ragione Dulcie: peggio dei tedeschi ci sarebbero potuti essere solo gli inglesi che ne avrebbero dovuto applicare i dettami. Per fortuna alla fine hanno vinto gli Inglesi. E chissà cosa ci riserva il futuro
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Imprenditore, classe 1968. Per 25 anni impegnato a vari livelli in politica sempre nelle fila della Lega Nord. Dal 1993 al 2002 è sindaco di Pomponesco (Mantova), nel 1996 entra a far parte del Direttivo regionale dell’Anci Lombardia. Nel biennio 1996-1997 Fava è presidente del Consorzio per la depurazione idrica casalasco-viadanese. Per molti anni e’ stato membro elettivo di Upl (Unione provincie lombarde). Dal 2002 al 2007 consigliere comunale a Pomponesco e dal 2009 al 2014 consigliere comunale a Sabbioneta. Dal 2015 al 2018 è stato consigliere comunale a Viadana (città dove attualmente vive). Dal 1997 al 2012 è stato consigliere della Provincia di Mantova e deputato al Parlamento in tre Legislature. Nella XV Legislatura è stato membro della Commissione Attività produttive; nella XVI è stato membro delle Commissioni Difesa, Attività produttive, Politiche dell’Unione europea, Affari sociali e della Commissione Bicamerale d’Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, nonchè Presidente della Commissione Parlamentare d'inchiesta sulla Contraffazione. Nella XVII eletto di nuovo alla camera dei deputati ha rassegnato le dimissioni nel maggio 2013 per entrare a far parte della giunta regionale della Lombardia con Presidente Roberto Maroni come assessore all'agricoltura. Appassionato di politica, economia e di sport nel novembre 2018 ha scelto di abbandonare le cariche elettive e la politica attiva in campo istituzionale per dedicarsi alla propria attività imprenditoriale a tempo pieno.

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