Il voto degli italiani ha rispettato le previsioni confermando i timori di tutta la filiera di sinistra che vi si opponeva con ogni mezzo da un decennio e con l’aiuto di due consecutivi Presidenti della Repubblica.
La dimensione della affermazione della parte più a destra della coalizione di cdx potrebbe avere un significato epocale: il mutamento dello schema di potere. Da CS a CDX a trazione FdI, il partito che si porta dietro la storia di una destra isolata e discriminata per decenni, il MSI, unica formazione fuori dall’”arco democratico” che invece comprendeva partiti e formazioni che di democratico nulla avevano ma appartenevano alla filiera della sinistra e tanto bastava.
Il trend pare affermarsi a livello internazionale: negli ultimi tempi la Svezia si è aggiunta ai Paesi con governo di cdx. Era attesa la dissoluzione del M5S che invece si è salvato con l’apporto dei 2 milioni (su 2,8 milioni totali) di reddituari da cittadinanza che vivono a Sud: voto di scambio.
Si dissolve invece il PD del pallido Letta che non ci ha capito niente ed è a rischio la Lega per Salvini premier che ci ha capito ben poco.
Il pentolone della Lega sta ribollendo. Intanto bisognerà cominciare a distinguere di che Lega si parla. Ce ne sono due: “Lega Nord per l’indipendenza della Padania”, che Salvini ha commissariato e messo da parte, diventando segretario dell’altro partito, creato ad personam, “Lega Salvini premier”.
I voti ottenuti ricacciano la Lega per Salvini Premier indietro di quasi 10 anni, ma la situazione appare ancor più debole. Allora il consenso era circoscritto ad aree geografiche minoritarie rispetto all’universo elettorale. Però la Lega intercettava e interpretava quasi sola le pulsioni più profonde di quelle aree. Una fidelizzazione che garantiva un serbatoio di consenso profondo, coeso, duraturo, nelle aree più produttive e tecnologicamente più avanzate del Paese. Da cui poteva ben nascere una pesante richiesta di autonomia che prima o poi, se insistita e supportata, aveva la probabilità di essere ascoltata. Oggi i voti dicono che questo consenso si è diradato. Dunque stesso numero di voti di allora ma indebolita capacità di rappresentanza nei territori del Nord e quasi nessuna in quelli del Sud, dove il consenso è stato conquistato senza condizioni, con conversioni repentine, fragili e strumentali. Il numero prima di tutto. Il mantra è stato per anni “prendiamo i voti da chi ce li da”: come diceva Mastronardi: “è caduto un negher nel cassone… Fa niente: imballa, imballa!”
Il voto indica che a Sud i capitani di ventura sono passati armi e bagagli al miglior offerente, peraltro più affine alle loro interiori convinzioni e perfino alla loro cultura di base,
al Nord gran parte degli elettori si è rotta le scatole, ha ritenuto che la Lega non rappresentasse più le loro istanze e sono rimasti a casa o hanno optato per FdI nel cui programma hanno intravvisto migliori garanzie.
Nel caso Lega vinceva Salvini ma non la Lega, nel caso FdI non vince la Meloni ma FdI che non ha modificato il suo progetto. Si può governare un partito, finché dura, con gli ukase, non si può governare l’elettorato che non obbedisce a ordini ma va convinto.
Pare che si siano rotti le scatole anche gli iscritti della Lega che ribolle come un pentolone e prospetta alcune alternative: c’è l’alternativa del risorto Bossi che – ritenendo contendibile la Lega per Salvini premier – propone il Comitato per il Nord. Una sorta di corrente interna che garantisca un ritorno al progetto inziale e ponga un margine allo strapotere attuale di Salvini. La proposta è sostenuta da alcuni capi storici della Lega come Maroni e Castelli. Ha come front men Paolo Grimoldi e Angelo Ciocca. Nel mucchio appare anche Marco Reguzzoni, figura con una storia non del tutto rassicurante (il famoso e deleterio “cerchio magico”) però vecchia di quasi 10 anni.
C’è l’alternativa dei Presidenti (Fontana, Fedriga, Zaia): aspettare gli esiti del nuovo governo (componenti e programma): se insoddisfacenti scendere nell’agone anti Salvini.
C’è l’alternativa Fava che – ritenendo non contendibile la Lega per Salvini premier – ipotizza l’utilizzo del vecchio “marchio” Lega Nord per l’indipendenza della Padania, accantonato ma ancora vivo, chiamando a un incontro chi ne abbia interesse il prossimo sabato in Brianza. Vale la pena andarci perché:
- La Lega per Salvini premier appare poco contendibile, dopo una “normalizzazione” che dura da 4 anni, fatta attraverso le consuete modalità di esclusioni e promozioni mirate, facilitate dallo Statuto della Lega con la anomalia del passaggio da sostenitore, che non ha diritto di voto, a militante, che vota. Questi passaggi, dopo 4 anni di commissariamenti e per quanto imbranati possano essere stati i commissari, hanno blindato i salviniani: i risultati degli eventuali congressi sono quasi del tutto già scritti.
- Potrà essere interessante capire meglio la proposta di Fava: la Lega Nord si integrerebbe con la Lega per Salvini premier o sarebbe altro partito in competizione?
- I territori interessati sarebbero quelli della Padania o si allargherebbero almeno fino a Toscana e Umbria, consuete terre di confine?
- Come affrontare il problema del debito cui il tribunale di Genova ha condannato la Lega Nord per decine di milioni di €?