In Danimarca si vuole rendere reato bruciare i testi sacri: tale idea non è venuta dopo un’epidemia di carbonella sostituita da copie economiche del Libro di Mormon, ma dopo pochi casi specifici di roghi del Corano.
Trovo parecchio ipocrita questa idea di considerare la religione speciale a tal punto da dover limitare la libertà altrui di criticarla, anche perché da un punto di vista religioso estremista non è che esistono critiche semplici e critiche gravi: bruciare il Corano o la Bibbia è grave tanto quanto parlare delle relazioni… underage di Maometto o porre in dubbio la resurrezione di Gesù.
In effetti, l’evoluzione illuminista che ha reso la religione un qualcosa di criticabile, e anche ingiuriabile, è stata una delle migliori evoluzioni nel campo della libertà d’espressione, chiarendo il fatto che non esistono idee intoccabili solo perché particolarmente sentite. I reati di blasfemia sono stati via via aboliti o, se mantenuti, lasciati inapplicati o associati a regimi regressivi o incivili.
D’altronde, diciamolo, un:
Sarà sicuramente poco fine, volgare, magari anche offensivo, ma non sembra necessario che intervenga il Codice Penale per una cosa del genere.
E son convinto che se fossero stati degli estremisti cattolici a chiedere di tornare ai delitti di blasfemia avrebbero avuto come risposta un “oh svecchiatevi fratelli, non siamo mica nel Medioevo”, ma quando si parla di immigrazione per una qualche strana ragione l’Occidente inizia a perdere un po’, per un autovittimismo suicida, la trebisonda.
Qualcuno parla di rispetto, non rendendosi conto di quanto sia totalitaria la concezione di rispetto imposta dallo Stato, che si può concretizzare solo con un’ideologia ufficiale da seguire, così che nessuno possa ritenersi offeso. Esiste il diritto a praticare liberamente una religione, ma esso include al massimo l’inviolabilità del luoghi sacri, non un divieto generale alle critiche e alle offese. Anche perché, in generale, l’estremismo religioso è offeso anche da semplici libertà come due uomini che si baciano in pubblico o le donne che hanno autonomia, vietiamo anche quello?
E la tolleranza? Non è forse più importante quella di chi viene qui nel tollerare i nostri valori laici che permettono di parlar male della religione e anche sfotterla? Chi, nei fatti, è ospite non dovrebbe adattarsi alla cultura di chi accoglie, considerando soprattutto che l’ha scelta e che, diciamolo chiaramente, se i paesi del mondo libero sono così attrattivi è anche perché non mettono questo o quel testo sacro ad un livello di sacralità tale che una semplice offesa porta la gente in strada assetata di sangue ma è, al massimo, una inconvenienza poco simpatica.
Per non parlare di chi ritiene queste norme necessarie per evitare la minaccia dell’estremismo, interna od esterna: si deve vietare questo comportamento perché altrimenti la Turchia e l’Arabia Saudita si incazzano o qualche salafita potrebbe decidere di fare un attentato.
Arrendersi a chi vuole togliere la libertà d’espressione togliendola da soli, è francamente un’idiozia, qual è il passo successivo: vietare le critiche al totalitarismo, le menzioni ai campi di lavoro in Xinjiang o di chiamare Taiwan paese per non far arrabbiare Pechino? O vietare di dire “la mafia è una montagna di merda”, metti che qualche fan di Totò Riina decide di fare strage con la lupara?
In ogni caso, se presentiamo come conseguenze dell’immigrazione e del multiculturalismo cose del genere, come lamentarci se poi chi si oppone ad esse vince?
