FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

L’autonomia è il nuovo interventismo: come a sinistra sta tornando il fascismo

Benito Mussolini era un socialista come tanti prima di diventare nazionalista, ma non con un semplice nazionalismo, ma con un nazionalismo di riscatto, convinto che la sua Italia fosse stata umiliata e privata di un qualcosa di legittimamente suo. Com’è finita lo sappiamo tutti, abbiamo una buona metà del nostro sistema legale a ricordarcelo e anche una spiccata tendenza collettiva a credere al gombloddone contro l’Italia come eredità.

Ma sapete dove ho visto questo stesso animo? Nell’opposizione che, durante la votazione in Senato per l’autonomia differenziata, ha cantato l’inno nazionale, ha sventolato la bandiera italiana e subito dopo ha fatto sparate parlando di Italia che si divide, che si spacca, incoerenza dei patrioti nell’approvare una riforma del genere senza parlare del Sud, anzi, parlando quasi solo del Sud: il Sud così morirà, complimenti a chi al Sud li ha votati… in sostanza, descrivendo il Sud come parassita obbligato, al pari dei pidocchi del capo, incapace di vivere senza sussidi e aiuto permanente. Poi siamo noi gli antimeridionalisti…

Miglio parlava di persone che tirano fuori le icone, i santi, la patria che piange perché viene minacciata nella sua integrità, parlando del collegamento tra antifederalismo e parassitismo in un suo noto magistrale discorso, un utente di sinistra su Twitter/X, contrario all’autonomia differenziata per ragioni più politiche, dice che non si può rispondere solo con “la sacralità dell’unità del Paese”, che anzi è un fallimento farlo.

Nessuno dice che bisogna apprezzare per forza tale implementazione dell’autonomia differenziata. D’altronde, ne parleremo più dettagliatamente in un altro articolo, è oggettivamente un sistema confuso, per quanto non esageratamente: in Spagna vanno avanti così da decenni e son tutti vivi (e per varie cose stan meglio di noi).

Ma quanti hanno un legittimo timore che il sistema istituzionale si ingarbugli senza un reale vantaggio e quanti invece sono banalmente dei reazionari, che davanti ad una misura che temono possa danneggiare i propri sistemi di potere si appellano alla patria con la stessa veemenza di un gerarca del Littorio? Basta sentire quel canto e vedere quelle bandiere, paragonando il tutto alla profondità degli argomenti portata: solo slogan, “secessione dei ricchi” di qua, “spacca Italia” di là…

Appunto, vi è lo stesso sentimento di essere privati del proprio legittimo spazio – al tempo coloniale e della “vittoria mutilata” – che avevano Mussolini e soci nel 1919, in piazza San Seplocro, quando scrivevano il primo programma fascista. Democraticissimo e progressistissimo per l’epoca, si parlava addirittura di referendum monarchia/repubblica ma sappiamo fin troppo bene com’è finita.

Non conta nemmeno che sia per mero interesse politico, farsi prendere è un attimo, convincere la gente idem, e quando l’hai convinta devi giocare secondo le regole che hai creato. Ma il dato di fatto è questo: nessuno nega che la destra ogni tanto ammicchi ai fascisti. Ma nei fatti è composta da conservatori o bigotti, tutt’al più da stronzi.

La sinistra, invece, è sulla buona strada per ripercorrere ciò che ha già passato poco più di 100 anni fa. Se al tempo fu la guerra, il momento in cui l’Italia alla ricerca della sua identità fu scossa dal sangue, oggi è l’autonomia differenziata, ma come può essere qualsiasi forma di localismo culturale o di riduzione del potere dello Stato, economicamente o meno.

Nel momento in cui una misura, criticabile come ogni altra, viene venduta come una minaccia sostanziale alla propria stessa esistenza bisogna aspettarsi di tutto. E se pensate che sia impossibile, perché la sinistra odia tanto il Duce, beh… lo odiavano pure i fascisti intransigenti. Perché si era compromesso troppo.

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Informatico di giorno, spietato liberista che brama la secessione del Nord di notte. Con la libera circolazione, dato che amo la pizza.

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