FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

La terza guerra mondiale è cominciata ? Fantapolitica ma non troppo

La situazione in Italia

Volevamo essere protagonisti ed oggi lo siamo…nel bene e nel male. Senza entrare nel merito della manovra economica in via di definizione ed in attesa di conoscerne i contenuti definitivi, sicuramente alcune considerazioni macroeconomiche possono essere azzardate. Entro Novembre la Commissione Europea dovrà infatti esprimere un parere sulla nostra Legge di Bilancio mentre a metà Dicembre, attraverso i passaggi parlamentari, la manovra dovrebbe essere delineata nella sua versione quasi definitiva. Il Consiglio Europeo di fine anno potrebbe essere l’occasione, da parte italiana, di porre in discussione le regole di economia e di bilancio all’interno della UE (rapporto deficit/Pil ecc). Nel frattempo la debolezza dei titoli di Stato italiani ed in generale di tutti i bond nazionali stanno nominalmente impoverendo i cittadini ma soprattutto le banche nostrane. Due terzi infatti del debito italiano è in mano ad investitori interni e solo un terzo è detenuto all’estero. Le banche, soprattutto le più piccole, a causa dello spread persistentemente sopra 300 punti rispetto al bond tedesco, a breve saranno costrette a ricapitalizzarsi, vista la perdita di valore dei titoli sovrani. Dovranno, per dirla breve, creare cash. Questo obbligherà gli azionisti a mettere mano al portafoglio ma costringerà le banche ad alzare i tassi di interesse, sia sui nuovi mutui a tasso fisso e su quelli a tasso variabile ma soprattutto sui prestiti alle imprese, e questo provvedimento sarà estremamente penalizzante per la nostra economia che si regge su piccole e medie imprese per le quali i prestiti bancari sono parte del ciclo produttivo.

Le Reazioni

E’ sotto agli occhi di tutti che la manovra, per come è stata espressa ad oggi,  ha incassato più bocciature che approvazioni. Dai Sindacati a Confindustria, da Bankitalia alla Corte dei Conti per arrivare, restando nei confini nazionali, alla bocciatura anche dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB) che vigila in particolare sul rispetto del pareggio di bilancio, inserito da alcuni anni anche in Costituzione. Fuori dai confini del “bel Paese” la stroncatura è ancora più massiccia. Commissione Europea, BCE, FMI e Società di Rating sono uniti in un coro di no verso una manovra che, a loro dire, non è rivolta verso la crescita figlia degli investimenti, ma solo verso l’aumento di un debito pubblico già stratosferico. E su queste note suonano i mercati alzando il famoso spread e facendo calare i titoli italiani colpiti da ondate di vendite, costretti ad alzare di molto il tasso di interesse per renderli appetibili nonostante navighino a uno- due gradini dal “junk bond rate” che in lingua nostrana significa titoli spazzatura, non più acquistabili dagli investitori.

Il Panorama mondiale

In quest’ottica di oggettiva debolezza finanziaria italiana, giocano la loro partita gli altri protagonisti, in primis Stati Uniti e Russia, certamente interessati ad indebolire una unione europea che di unione ha ben poco, essendo fondata soltanto su una condivisione monetaria dell’euro, senza alcuna unità politica, finanziaria e sociale. L’Europa e l’Euro sono comunque un concorrente sui mercati sia per l’economia russa, schiacciata dalle sanzioni come per quella americana che gode di un trend favorevole da ormai sette anni e che ha tutto l’interesse a disgregare la debole unione monetaria basata sull’euro. Entrambe le potenze russa ed americana si stanno attrezzando per favorire questa dissoluzione europea secondo il principio del “divide et impera”. I russi appoggiando e favorendo politicamente i movimenti populisti eurocritici come in Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca ed ora anche in Italia. Gli Stati Uniti sono ancora più espliciti creando addirittura una testa di ponte in Europa, the Movement, guidato dallo stratega della campagna elettorale di Donald Trump, Steve Bannon. The Movement, che “casualmente” ha sede a pochi chilometri dal centro di Bruxelles, ha come obiettivo l’aggregazione dei movimenti populisti e sovranisti europei. In Italia sarebbero stati invitati sia la Lega di Matteo Salvini che Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.  The Movement è la risposta alla Open Society di George Soros, che dal 1984 finanzia battaglie culturali e civili e che Bannon ha definito “un male, ma un’idea brillante”. L’obiettivo di The Movement è essere la casa di tutti i sovranisti mondiali. Primo obiettivo di The Movement,  riunire i sovranisti europei in vista delle elezioni del Parlamento europeo del 2019.

L’Europa

In questo quadro che serve su un piatto d’argento l’economia europea a Trump e Putin l’Europa che fa? Sta a guardare, incapace di reagire ai due colossi, sia per la cecità politica dei suoi leader, sia a causa delle profonde divisioni tra gli Stati, acuite anche strumentalmente dalle politiche sui migranti. Junker e gli altri burocrati europei ben si guadano dal fare l’unica operazione politicamente logica ovvero far partire subito un quadro di riforme dell’Unione Europea e delle regole monetarie lanciando un percorso di armonizzazione sociale e politico. Restano arroccati nei loro castelli di carta che sono destinati a crollare nel Maggio 2019, in occasione delle elezioni europee. Le politiche di rigore e di disparità economica e sociale tra i Paesi europei hanno smantellato la fiducia dei cittadini ed in questo quadro, i populismi non possono che avere gioco facile.

La terza guerra mondiale è in atto

Niente fucili, cannoni o missili ma le armi con le quali si combatte sono le leve finanziarie, lo spread, la bassa fiducia dei mercati, la propaganda euroscettica, l’incapacità europea. Ricordiamo che l’Italia ha il terzo debito pubblico più alto al mondo con 2341 miliardi di euro ma anche uno dei più alti risparmi privati che ammonta a 4300 miliardi, un patrimonio colossale che fa gola a molti magari in chiave di copertura del debito qualora i mercati non considerino più il vecchio, caro Btp attraente come prima. Forme magari ammorbidite di patrimoniale sono già state evocate all’estero ma anche i partiti di governo forse studiano forme più o meno volontarie di cessione interna del debito pubblico. Ormai la guerra “non convenzionale” globale in atto ci autorizza a pensare che tutti gli strumenti potranno essere utilizzati e, come sempre, il numero maggiore di vittime sarà tra i cittadini, risparmiatori incolpevoli.

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