FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

La fantasia al Governo

Cercare  di capire se c’è e quale sia il progetto del M5S rappresenta un cammino davvero impervio, perché improvvisazione e fantasia creativa e ricreativa ne rendono difficile la comprensione.


A me pare che l’architrave del “progetto” grillino si regga su due/tre assiomi:
La decrescita felice (meglio dire “serena” se si vuole citare Serge Latouche, l’ispiratore della formula con il suo “Breve trattato sulla decrescita serena”, anno 2007, da cui Grillo ha tratto esplicita ispirazione).


La ridistribuzione del reddito, ispirato a sua volta dal ben noto “Il capitale del XXI secolo” di Thomas Piketty, anno 2013, la cui tesi principale è, notoriamente, che il tasso di rendimento del capitale negli ultimi due secoli è sempre stato superiore al tasso di crescita economica, e pertanto ha acuito le diseguaglianze fra ricchi e poveri.


– La visione esposta confusamente ma consolidata solidamente nei fatti di una società statalista e anti liberista, portata a livelli di vero spasmo.
L’azione di governo che ne consegue è coerente con questi elementi ispirativi, mal studiati e peggio digeriti.

La decrescita (in)felice


Circa la Decrescita felice: a me pare un controsenso (accademicamente: un ossimoro). Nei fatti non ho mai visto né sentito alcuna felicità in chi decresce. La mia personale esperienza non può certo avere valore di scienza, dico solo che secondo me l’essenza stessa dello sviluppo umano è “il desiderio di star bene in chi sta male, e di star meglio in chi sta bene”: concetto banale ma efficace mutuato da Giovanni Pascoli.

Senza lo stimolo al miglioramento delle proprie condizioni di vita, qui su questa Terra e in questa vita, temo che la razza umana sarebbe molto indietro sulla via del progresso.
Una volta per tutte dobbiamo avere e comunicare la consapevolezza che la qualità della vita di un metalmeccanico di Cornigliano (Genova) del 2019 è di gran lunga superiore a quella di un principe del Rinascimento: si collega col mondo quando vuole, viaggia in  piena libertà e comodità, sa leggere e scrivere, non è più costretto a morire nello stesso ceto sociale in cui è nato, si vale di supporti medici incomparabili, disponendo di una offerta di cibo smisurata rispetto alla economia cortense, mangia e beve oltre lo stretto necessario (e ha il frigorifero per riporre il non consumato), non teme più le carestie, e le pestilenze, non è assillato dal freddo e ormai neanche più dal caldo vista l’espansione nell’uso dei climatizzatori, ha luce quando vuole con un semplice clic, campa mediamente il doppio, non deve passare gran parte della vita a guardarsi da complotti e da soperchierie né dai banditi che nel Rinascimento infestavano anche le vie urbane (anche se negli ultimi tempi le criminalità nostrane e quelle importate rimettono in discussione questo aspetto della attuale qualità della vita).


Pare a me che prima di conclamare maledetta e iniqua la nostra civiltà che ha radici cristiane/liberali, sarebbe opportuno dare un’occhiata a quello che è nel frattempo successo in sistemi diversi come quegli islamici, quelli del Socialismo reale (l’ultimo monito ci viene dal Venezuela), quelli tribali dell’Africa.


In Occidente dalla soluzione dei così detti “bisogni primari” è nata la percezione dei così detti “bisogni secondari”, secondo quello che Abraham Maslow ci indica nella sua famosa “piramide”.
Da qui la dinamica attuale del nostro sistema a far prevalere la richiesta di un maggior peso individuale nelle relazioni interpersonali e nella catena di comando. Da qui la poca predisposizione a dare deleghe di ogni tipo e quindi il declino di tutti i “corpi intermedi” cui era delegato il compito di mediare le esigenze spesso contrastanti delle varie componenti sociali. Ne hanno fatto le spese i partiti, i sindacati, le associazioni di categoria, gli ordini professionali: in breve tutti gli organismi rappresentativi.

Ricomporre questo quadro è oggi molto complicato, ma se non ci riusciamo le trappole sono in agguato: un modulo istituzionale di ”democrazia diretta” con decisioni referendarie e plebiscitarie dove il voto “di pancia” o preorientato non più dai corpi intermedi ma dalle piattaforme informatiche o da informative mirate, darà risultati “di pancia” o preorientati.
Senza contare che alcuni grillini particolarmente disinvolti fanno l’occhiolino alla proposta di Van Reybrouck di estrarre a sorte i nostri governanti.


Ricordiamoci il referendum sul nucleare o quello più recente “sull’acqua pubblica” (che invece verteva sulla gestione dell’acqua a fronte dei disastrosi risultati dei gestori pubblici, oggi più che mai operativi) per avere idea di come potremmo complicarci la vita.


Alla fine a me pare che la decrescita sia sempre infelice e che i contraccolpi che ne deriverebbero sarebbero fonte di instabilità sociale e di dissenso pubblico anche violento: del resto i grillini verranno mica a raccontarci che i gilet gialli in Francia stiano chiedendo a Macron di decrescere? Stanno chiedendo invece una “crescita felice” e tuttavia i Di Maio e i Di Battista li ricercano per fare alleanza. Una riprova delle loro spensierate improvvisazioni e inaffidabilità: navigano a vista il che gli impedisce di evitare perfino gli scogli affioranti.
Il problema è che gli scogli affondano anche noi!

La ridistribuzione del reddito (che già c’è)

Circa la ridistribuzione del reddito mi pare (ma pare ad analisti e studiosi ben superiori al modesto sottoscritto) che Piketty sia un “egualitario” che nelle sue proposte poco si occupa del momento della creazione del reddito, che non tiene conto del merito e dell’impegno, che ignori il principio di produttività, che ciurli un po’ nel manico quando espone nelle sue infinite tabelle le serie storiche dell’accumulo di ricchezza, che dimentichi come già oggi la ridistribuzione funzioni nei Paesi a democrazia occidentale.
Per esempio in Italia se mettiamo insieme le tasse provenienti dai ceti medio/alti della nostra società vediamo, numeri alla mano, che questi ceti pagano già oggi il 90% dei costi comuni, se poi aggiungiamo il gettito da IVA, in base al criterio elementare che più consumi più paghi, questo 90% si avvicina al totale.


Piketty esamina anche la differenza del PIL fra Stati che creerebbe diseguaglianze costanti e in continuo aumento. Ma i dati sulle dinamiche del PIL indicano invece che ogni Paese ha la sua storia e, prendendo l’esempio che faceva Nicola Porro, dal 207 al 2017 il Mozambico ha incrementato il suo PIL del 60% mentre l’Italia lo ha diminuito del 6%. A lungo andare e a parità di fattori i dati finali si invertirebbero: cosa certa se l’Italia continuerà ad essere governata con impronta economica grillina.


Ma senza andare lontano basta guardare le serie storiche del nostro Paese (1920 > 1980) e confrontarle con quelle del resto del mondo per capire come in poche generazioni un Paese può moltiplicare il suo PIL (come l’Italia) o diminuirlo a livello di miseria endemica come sempre è accaduto con i sistemi statalisti ad ispirazione marxista e come oggi accade ai poveri venezuelani secondo una curva sempre uguale nel tempo e nello spazio, sfidando chiunque a citare eccezioni.


Alla fine mi sembra: – che l’ultimo dei pensieri di Piketty e dei grillini sia quello di incrementare la ricchezza per averne di più da distribuire. –  che in Italia la ridistribuzione sia già ampiamente in atto e per di più territorialmente discriminante: i numeri rappresentano realtà oggettive, secondo i numeri il Sud gode di fattori redistributivi molto più ampi del Nord e il reddito di cittadinanza amplierà la forbice senza stimolo al cambiamento delle consolidate abitudini dei nostri concittadini delle aree meridionali. – che l’Italia sta invecchiando, come e più di tutti i Paesi occidentali, se togliamo ai ceti medio/alti un altro pezzo della loro patrimonialità (per esempio con una nuova patrimoniale, nuova perché di patrimoniali ne paghiamo già molte dall’IMU alla tassa di proprietà della automobile o della barca o della televisione) costoro come potranno rimettere insieme il patrimonio, poco o tanto, che hanno accumulato nel corso di una vita dedicata al lavoro e al risparmio? Saranno condannati a una immeritata vecchiaia di povertà!

Turbo Statalisti e Anti Liberisti


Infine circa la visione vetero marxista dei 5S non occorrono citazioni più o meno colte, basta vedere quello dicono e che, quando ci riescono e nonostante i continui contrasti di parte leghista, riescono a fare da governanti per capire che non stanno dalla parte del ceto medio produttivo, oppresso da mille regole e spremuto da mille tasse, di cui non si fidano, come mai si sono fidati i marxisti ex, neo, para, vetero che siano.
Da qui il reddito di cittadinanza che è l’opposto del reddito da lavoro. Il risultato certo fin da ora saranno almeno 10.000 nuovi dipendenti pubblici inseriti nei meritori (!) Centri per l’Impiego che sono riusciti finora a trovare lavoro al 3,5% dei nuovi assunti (le agenzie private ne hanno collocati oltre il 50% e a costo zero per il cittadino). Da qui le invocate nazionalizzazioni delle autostrade (in qualche caso già pubbliche! Ma questo è solo un grano del rosario di bufale che giornalmente spara il Ministro (in)competente), da qui il soffocamento dell’impresa dovuta alla non apertura dei bandi per le opere pubbliche già finanziate per almeno 70 miliardi: metterebbero in moto lavoro e ricchezza in modo davvero anticiclico.


Senza continuare l’elenco anche per evitarmi travasi di bile, ma solo per concludere la marcia trionfale con l’atteggiamento verso il tipico dittatore di sinistra Nicolas Maduro, che da solo vale un vaffa grosso e rotondo come una anguria.
E concludo con l’augurio che costoro diventino una cometa anomala nella storia patria, ma che si tolgano rapidamente dai santissimi e tornino nel loro ambiente naturale: il palcoscenico.

Maufrigneuse
Un uomo saggio che ha dedicato tutta la vita all’attività imprenditoriale con grande successo e che oggi guarda ai fatti di questi tempi con apprensione e sincera preoccupazione. La politica è stata la grande passione della vita da alternare al lavoro. E le passioni si sa non muoiono mai. “Un giorno un uomo ricevette la visita di alcuni amici. “Vorremmo tanto che ci insegnassi quello che hai appreso in tutti questi anni,” disse uno di loro. “Sono vecchio,” rispose l’uomo. “Vecchio e saggio,” disse un altro. “In fin dei conti, ti abbiamo sempre visto pregare durante tutto questo tempo. Di cosa parli con Dio? Quali sono le cose importanti che Gli dobbiamo chiedere?” L’uomo sorrise. “All’inizio, avevo il fervore della gioventù, che crede nell’impossibile. Allora, mi inginocchiavo davanti a Dio e gli chiedevo che mi desse le forze per cambiare l’umanità. “A poco a poco però, mi sono accorto che era un compito superiore alle mie forze. Allora ho cominciato a chiedere a Dio che mi aiutasse a cambiare ciò che mi circondava.” “In tal caso, possiamo garantirti che il tuo desiderio è stato esaudito in parte,” disse uno degli amici. “Il tuo esempio è servito per aiutare molta gente”. “Ho aiutato molta gente con il mio esempio; ma sapevo, comunque, che non era la preghiera perfetta. Solo adesso, alla fine della mia vita, ho capito qual era la richiesta che avrebbe dovuto essere stata fatta fin dall’inizio.” “E qual è questa richiesta?” “Che io fossi capace di cambiare me stesso”!

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