Che fretta c’era? Maledetta primavera …un motivetto datato mi ronza nella testa in un pomeriggio di aprile. Non so perché e non capisco il nesso, ma ha cominciato a riecheggiare in me proprio mentre leggo notizie dei giorni scorsi in una pausa nel fine settimana. Eppure la stampa nazionale in questi giorni ha riverberato altri miasmi maleodoranti di statalismo nelle cronache della capitale del paese di pulcinella.
Addirittura il giornale di Confindustria mantenendo lo stile ormai caro alla trasmissione radiofonica la zanzara, rilancia un esilarante comunicato con lo stile di chi non si preoccupa che possa essere una cosa seria:
«Dal 2016 a oggi, su input della sindaca Virginia Raggi, abbiamo puntato moltissimo sulla rigenerazione della macchina amministrativa. Alle 3.581 assunzioni fatte dal primo luglio 2016 ne aggiungeremo circa 1.300 entro settembre».
Agenti di polizia municipale e amministrativi, questi ultimi destinati a potenziare «i servizi di maggiore prossimità, a partire dai municipi e dai Dipartimenti che oggi presentano maggiori carenze». A darci la ferale notizia è tal Antonio De Santis, definito super assessore capitolino a Personale, Anagrafe e stato civile, Servizi demografici ed elettorali, che in pompa magna e pieno d’orgoglio incomprensibile a chi campa lavorando davvero, annuncia al Sole 24 Ore la nuova infornata di personale nella struttura della città eterna.
Una struttura elefantiaca quella del comune capitolino, che attualmente già conta 23.500 dipendenti, oltre alle decina di migliaia più o meno imboscati in società municipalizzate e partecipate. Un esercito che comprende alcune migliaia di campioni di fancazzismo e che produce ogni anno il primato della peggior amministrazione pubblica del globo.
Altre 1.300 bocche da sfamare utilissime in questa fase pre elettorale, non tanto a garantire migliori servizi ai cittadini romani, ma di certo ad ingrossare le fila degli appassionati elettori dei partiti che ne determinano le sorti. Una vergogna nazionale che passa quasi sotto silenzio nella stessa settimana in cui il “Ddl concretezza” della ministra della pubblica amministrazione (ce n’era davvero bisogno ?) Giulia Bongiorno, torna al Senato per la terza lettura.
E mentre si racconta ai cittadini del Paese col maggior debito pubblico del pianeta, che servono altri dipendenti pubblici, oltre al reddito di cittadinanza e decine di altre misure di pura assistenza, l’ineffabile “super assessore” capitolino riesce anche a preoccuparsi degli effetti negativi di eventuali norme che aumentino i controlli sulle ormai tristemente note furbate del Pubblico impiego italico e dice testualmente: “Seguiremo la legge perché per troppo tempo il dibattito culturale attorno alla pubblica amministrazione si e’ incentrato sulle patologie della Pa. Ben vengano i controlli, ma crediamo che vadano associati alla valorizzazione del merito e delle competenza! “
Come se niente fosse viene spacciata un operazione di clientelismo peggiore di alcune delle pagine più grigie della prima repubblica, per una necessaria operazione di valorizzazione di merito e competenza. A Roma? Chi pagherà ancora il conto di tutto ciò ? E in quanti sono disposti a crederci anche stavolta ? Non saprei.
E soprattutto oltre a non comprenderne l’utilità, men che meno se ne è avvertita l’urgenza. Già ….che fretta c’era ? Maledetta primavera…….E fuori piove ancora.