FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

Chi è l’italiano?

Non capiscono la nostra lingua, sono scarsamente scolarizzati, non riescono ad effettuare semplici calcoli matematici né a capire testi semplici ma vorrebbero insegnarci, vengono qui, fanno uso dei nostri servizi ma li criticano costantemente, non hanno alcuna intenzione di integrarsi e lodano costantemente ciò che qui non c’è.

No, non sto parlando degli “immigrati clandestini che prendono trentacinque euro al giorno”, sto parlando degli italiani. Puntualizziamo: italiano è chi l’italiano fa.

Una persona può essere nata nell’area geografica italiana e non essere italiana così come può essere a favore dell’unità d’Italia e non essere italiana! Ricordiamoci pur sempre che gli unitaristi lombardi parlavano della “nazion lombarda”.

L’italiano è quel modo di vivere insopportabile di chi non ha mai visto come funzionano le cose all’estero se non tramite qualche canale fortemente stereotipato ma nonostante ciò l’italiano, che l’unico paese estero che ha visitato è San Marino e al massimo ha mangiato una volta al cinese, ha deciso che la cucina italiana è la migliore al mondo, il SSN italiano è il migliore al mondo, la scuola italiana è la migliore al mondo e l’Italia è il Paese più bello del mondo e l’italiano è la lingua più bella del mondo. Volevo anche molto sgarbatamente ironizzare sul fatto che potrebbero tranquillamente dire che la prima vagina che hanno visto è la più bella del mondo, ma in effetti spesso sono anche mammoni. Non che sia un male essere attaccati alla famiglia, però alle volte esagerano.

L’italiano chiede, chiede, pretende, ha e quando si tratta di dare un millesimo chiede che venga la televisione, il sindaco, il Papa e magari anche il Re, come abbiamo visto bene con la sincera solidarietà alla Lombardia dei siciliani e dei meridionali che si è trasformata nel solito sciacallaggio degli italiani che dovevano fare le primedonne sul fatto che quando la loro famiglia era venuta su al Nord a curarsi una volta un tizio non gli ha tenuto aperta la porta e che quindi come il Sud si mette a disposizione del Nord deve avvenire l’inverso.

L’italiano è capace di dare un pugno a un barbone, rubare ciò che ha, mettergli qualche monetina vicino al clochard a terra e dire che sta facendo la carità.

L’italiano è il fallito senza titolo di studio che lavora un anno si dieci no, si fa mantenere e vive di gloria riflessa “perché noi avevamo Leonardo mentre all’estero andavano nudi”, ignorando che Leonardo si sentiva italiano tanto quanto Waylon Smithers si sente eterosessuale.

L’italiano è quello che parla di analfabeti funzionali per quelli che non la pensano come loro ma è il primo analfabeta funzionale, incapace di leggere anche un semplice testo e comprenderlo pienamente. Parla di abolire le INVALSI, che non comprendono il vero animo degli studenti ma poi ne conferma i risultati empiricamente non capendo il semplice calcolo matematico per cui se la Lombardia dà all’Italia 50 in più di quanto prenda normalmente ed eccezionalmente l’Italia restituisce 5 in più questi cinque sono comunque soldi dei lombardi.

Ma la vera cosa che rende odioso l’italiano è la supponenza: dev’esserci una specie di Bibbia dell’Italiano con dentro delle verità rivelate che sono quelle e guai a criticarle.

Ma il piano di Roma è perfetto. Nel volerci tutti italiani, sul divano, in pantofole a poltrire (o in ufficio come dipendenti pubblici in sovrannumero) e a vendere il nostro voto al miglior offerente pochi identificano il vero problema, che è questa Italia culturalmente, questo “Paese cattolico che non tollera il successo” per dirla alla Caprotti. Il settentrionale medio dice che Napoli non è Italia, che è colpa dei teroni, il meridionale medio dirà che il Nord ha rubato l’oro di Napoli e che i settentrionali, freddi e chiusi, non sono italiani.

Essere italiani viene visto come un vanto, ma non lo è. Quando gli italiani vivevano separati hanno mostrato ingegno, capacità e forza, quando si sono uniti e sono diventati italiani queste doti hanno iniziato a scemare.

Quindi, cari amici, non odiamoci. L’unità italiana, alla fine, danneggia tutti coloro che vogliono produrre, che vivano a Milano, a Roma o a Palermo. Perché mantenerla?

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Informatico di giorno, spietato liberista che brama la secessione del Nord di notte. Con la libera circolazione, dato che amo la pizza.