FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

Come sfruttare le emergenze

Due notizie emergono dal panorama politico-economico mondiale post-Covid: una mi fa piacere, una no.
La prima: il cosiddetto sovranismo sta morendo. L’emergenza ha posto in risalto su tutto il pianeta una vistosa inadeguatezza gestionale di chi si colloca in tale area. Non solo per la scarsa statura delle persone, ma anche per la impossibilità strutturale di risolvere problemi planetari puntando solo alla strenua difesa della nicchia di privilegi particulari.

Vediamo degli esempi. 1) Sperare nell’effetto che so io dei BTP patriottici è pura follia;
2) Difendere una fiscalità di vantaggio che ti è permessa da un debito pubblico controllato (vedi Olanda) è una buona cosa se si basa su concetti come dire meritocratici (welfare efficiente, controllo della tassazione e spesa pubblica oculata), io non sono per l’armonizzazione fiscale, ma non è un bene se supporta la creazione di società offshore senza chiari ritorni sulla dinamica economica dello stesso paese (FCA docet);
3) Difendere i confini come alcuni stati dell’Est Europa oltre che antistorico porta al progressivo impoverimento economico di quei paesi. Il blocco turistico imposto da Austria, Grecia, ecc non può che avere a sua volta un esito devastante per tutti.
4) Last but not least, rifiutare l’enorme supporto che non solo la BCE ma la stessa Europa sta certo con fatica mettendo in atto mediante fondi MES, Sure, BEI e in ultimo il Recovery fund, è privo di qualsiasi senso pratico; solo una bandiera ideologica che a mio avviso va presto ammainata.

Ok tutto logico sembra; ma la gente sta capendo che queste difese non stanno in piedi? In parte sì. Dovunque, tranne forse Austria e Svizzera per loro caratteristiche intrinseche, nel mondo occidentale si sta assistendo ad progressivo calo di consensi ( al momento basate su sondaggi non essendoci in vista a breve elezioni se non negli USA) verso queste politiche diciamo “autarchiche”.
Tutto bene allora? Per me per niente. E questo è l’esito postCovid che mi preoccupa. La deriva socialista/keynesiana dell’economia occidentale.
Provo a spiegarmi.

Io sono contento di un’Europa che si unisce nell’emergenza, stanziando una massa di risorse incredibili, e non mi pongo il problema se si tratti si sussidi a fondo perduto o prestiti condizionati, anzi: se le condizioni prevedono snellimento della burocrazia, accelerazione dei tempi della giustizia e dell’attivazione delle pratiche di avviamento e gestione di impresa, perché no?

Il problema per me non è quello. Il problema è uno stato che sfruttando l’emergenza si impossessa della libertà di espressione, di intrapresa, di comportamenti sociali, uno stato che definisce in modo arbitrario il bene e il male, e nei suoi aspetti concreti che interviene in modo fattivo mettendo in pratica una sorta di economia di stato, in cui 1) si finanziano le aziende a pioggia senza alcuna valutazione sulla usefulness, che non è politica industriale dirigista, ma weltanschauung globale 2) si tenta di mantenere una golden share su carrozzoni devastati (Ilva, Whirlpool, Alitalia), 3) si mantengono in essere società partecipate sia a livello comunale che centrale, 4) si definiscono con vaghe task force strumenti di controllo su ogni iniziativa individuale (vedi ad es le app immuni), 5) non si rispettano le peculiarità del territorio, riducendo al minimo le giuste rivendicazioni di autonomia fiscale. Mentre non fa ciò che serve come far partire un’attività immediatamente con soli controlli expost , erogare risorse (vedi Casse integrazione, supporti agli autonomi, al mondo del turismo) bypassando lacci e lacciuoli di enti intermedi, banche ecc.

Questo è keynesismo signori, come lo stesso economista suggeriva nel suo ultimo libro: sfruttare le emergenze per redistribuire la ricchezza. Redistribuire su che base? Secondo merito e nel giusto rispetto delle regole? Ok ca va sans dire. Ma il socialismo nella storia non ha mai fatto così’!
Ha sempre massificato verso il basso, perchè alla base permane soprattutto l’invidia sociale e non il giusto anelito di migliorare la vita del maggior numero di cittadini possibile. Certo ci sono stati dei”riformisti” anche a sinistra (specie Schroeder e Blair, in parte B. Clinton), ma per un liberale/ista come me è difficile accettare l’esistenza di un socialismo liberale che mi sembra un ossimoro. C’è chi dice come Giavazzi che il liberismo è di sinistra, chi come Calenda si professa tale; io non mi fido di quelli lì.

Ok ma per chi come me si vuole opporre a questa deriva cosa offre in alternativa il panorama politico mondiale? Una destra sovranista spesso becera (Bolsonaro, su certi aspetti Trump, Orban, Wenders in Olanda), talora apparentemente liberale ma chiusa a riccio in se stessa (Rutte in Olanda, Kurz in Austria), talora come in Italia con comportamenti non lineari e incomprensibili (che senso ha il rifiuto del MES di Salvini e Meloni?). Questo sovranismo ricalca a mio avviso su piccola scala quel controllo dello stato sul cittadino che su scala più larga vuole attuale il socialismo. In sostanza, per me le due ideologie che sembrano così diverse ma in realtà è la stessa cosa.

Cosa manca? Una vera idea di economia liberale.
Come attuarla? 1) shock fiscale vero su tutti i cittadini, anche con chiusura di contenziosi complicati e talora ingiusti 2) vera abolizione in toto di una marea di adempimenti burocratici, anche con licenziamento (o eventuale riconversione) di personale inutile o inefficiente 3) partenza delle attività rapide (via codice appalti ad es) con controlli ex-post (come fanno ad esempio alle isole Canarie)

Poi ovvio che la digitalizzazione, la greeneconomy con una rivalutazione delle fonti energetiche, il potenziamento della ricerca e della qualità dell’istruzione servono e non sono né di destra né di sinistra, ma è da supportare l’idea di uno stato al servizio del cittadino (sanità, scuola, difesa, infrastrutture), ma non che detta l’agenda al cittadino e non controlla l’economia.

L’obiezione più diffusa alla dottrina liberale è la seguente: l’assenza di controlli ha portato ad un capitalismo selvaggio, in cui la concorrenza spesso sleale ha determinato un progressivo gap delle disuguaglianze sociali, in cui alla fine all’insegna dell’homo homini lupus ne resterà solo uno (o per meglio dire solo alcune grosse multinazionali). Ma questa è una chiara degenerazione. Come combatterla? Partendo da posizioni di parità di partenza, come nello sport. Poi vinca il migliore. Le regole ci vogliono, sempre. In pratica, 1) lotta feroce al dumping, 2) controlli ex-post, 3) norme anti-trust, 4) giusta tassazione dei colossi del web. Adam Smith e Hayek sono diventati fuori moda, in un’epoca di globalismo che loro non hanno conosciuto? In parte è vero, ma le loro idee vanno riscritte alla luce dei recenti eventi socioeconomici. Ecco perché una giusta difesa del territorio e delle sue peculiarità, che non è sovranismo, può aiutare ad adattare alla realtà i giusti principi ispiratori della dottrina liberale degli anni 2020.
Altra obiezione possibile: ma chi fissa queste regole? un’autorità neutra? Ma per favore…ne abbiamo abbastanza di ONU, FMI, OMS. La WTO? Altro organo eterodiretto che ne ha fatti di
disastri… No, per me dovrebbe essere la politica nelle sue espressioni più democratiche del mondo occidentale (quindi i governi eletti), ad avviare una linea univoca di sana economia di mercato, anche per frenare le derive imperialiste di regimi di capitalismo di stato (Cina, in parte Russia) che ci vogliono portare alla distruzione.
E’ il libro dei sogni? Può darsi, ma forse è l’unico modo di salvarsi! Allora contribuiamo tutti a creare una classe politica affidabile nel perseguire questi obiettivi e a offrire un’adeguata comunicazione sociale di ciò che bisogna fare (e votare…) senza farsi abbindolare da facili propositi demagogici. Ci sono queste persone? Voglio sperare di si…impegnamoci tutti a farle emergere! Dall’emergenza sanitaria all’economica a quella degli aristoi, i migliori…sfruttiamo l’occasione!

Enrico Bardelli
57enne, medico, curioso e poliedrico, liberista in economia, liberale di cultura, sportivo con risultati variabili, sempre alla ricerca di nuovi stimoli. Antistatalista, antiburocratico, con grandi speranze per le capacità creative e imprenditoriali del nostro territorio

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