Un giorno in amico mi disse che “in politica, come in banca, avere ragione serve a poco”. Da allora rifletto spesso su queste battuta e mi sono convinto avesse detto la verità. Per questo non sono abituato a piccarmi utilizzando l’antipatica formula del “ve l’avevo detto io”. Ciononostante ci sono circostanze che rendono giustizia ad anni di distinguo e di critica molto spesso di difficile comprensione da parte di chi la politica non la mastica abitualmente o peggio non la capisce.
Quando in tempi non sospetti criticai l’alleanza della Lega di Salvini in Europa coi partiti delle destre populiste e sovraniste, in molti bollarono la mia posizione come il frutto incomprensibile di una forma perniciosa di critica ad oltranza a prescindere dal merito. Ed invece era proprio il merito della questione a caratterizzare quello che consideravo e considero, un madornale errore politico. Ma alla fine il tempo rende sempre giustizia e gli accadimenti di questi giorni depongono in modo incontrovertibile a favore della mia aperta contrarietà a quell’alleanza innaturale.
Quando poi lo scorso anno questa si celebrò in modo plastico con la grande manifestazione di Piazza Duomo a Milano del 18 maggio delle destre cosiddette sovraniste, per la prima volta scelsi di disertare un’iniziativa di quel che ancora rimaneva del partito in cui ho militato per quasi trent’anni. Anche in Quel caso la scelta non venne compresa da molti amici che al contrario, inebriati dai risultati dei sondaggi e dall’idea che purché si prendano voti va bene tutto, mi criticarono apertamente dicendo che ero io quello che non capiva. Bene, oggi a distanza di un anno sono spariti tutti. Nessuno che commenti le ultime iniziative di quel presunto alleato che, insieme alla Le Pen e ad un gruppetto di destrorsi minori, da quel palco celebravano un matrimonio destinato a stritolare le palesi ambizioni da premier del neo incoronato leader sovranista locale: Matteo salvini.
Ma bastano le parole di questi giorni di Geert Wilders per chiudere in modo plastico quella disastrosa esperienza: “Il Primo Ministro italiano Conte è appena arrivato da Rutte per una cena e chiede molti soldi. I nostri soldi Ero lì. Con un cartello: non un centesimo in Italia! Dobbiamo spendere quei miliardi qui nel nostro paese per la nostra gente!”. Ecco in poche parole la sintesi del sovranismo: ognuno si faccia i cazzi propri! Punto.
Con buona pace dei teorici delle alleanze strategiche contro l’Europa. E questo avviene nel momento in cui il nostro sgangherato paese ha bisogno dell’Europa come non mai. Certo subito qualcuno obbietterà che questo Europa così non va. Che va cambiata. Che va riformata. Tutto giusto e tutto condivisibile. A parte il fatto che a questa Europa oggi non c’è alternativa e pertanto semplicemente non ci possiamo permettere il lusso di sostenere che vada distrutta. E a non permetterselo in questa fase non può soprattutto il Nord. Un Nord orfano di classe dirigente e di rappresentanza politica nei ruoli chiave del paese e dell’Europa.
Un Nord alle corde, stremato economicamente e moralmente che al contrario ha bisogno di aiuto per la prima volta dopo decenni. Chiaro che nessuno avrebbe potuto prevedere lo scorso anno quanto sarebbe accaduto (tantomeno chi scrive), in ogni caso era facile prevedere non fosse quella la strada da seguire. Del resto basterebbe leggere le dichiarazioni di Wilders di quel periodo per comprendere chiaramente cosa non andasse bene. Lo stesso in un’intervista al Corriere ebbe a dichiarare a proposito di Salvini e della sua nuova Lega: “Vero, non siamo uguali, ma siamo simili. E le cose in comune fra me, Salvini o Le Pen, sono maggiori di quelle d’altre coalizioni. Lavoriamo insieme, combattiamo le ingerenze di Bruxelles, vogliamo meno immigrazione e islamizzazione”. Aggiungendo in seguito il sacrosanto principio per il quale mai un olandese avrebbe pagato un solo euro per risanare il debito pubblico italiano: “Il principio è che non si possono pagare più tasse in Europa in generale. Poi io penso che l’Italia possa fare al suo interno quel che vuole. E comunque non sarò io a pagare per i vostri problemi”.
Prosit! E adesso come la mettiamo? Fermo restando che sia giusto il principio per il quale ognuno paga i propri debiti, siano sicuri servano questi alleati alla politica di un movimento che in questi anni ha predicato salvifiche ricette a spese dello stato e dei pochi ed esausti contribuenti rimasti a pagare il conto? Sbaglio o nel periodo in cui Salvini è stato al governo abbiamo ulteriormente aumentato il debito con manovre del calibro dei famigerati reddito di cittadinanza o quota cento? E che dire di tutte le proposte di statalizzazione di servizi ed imprese private che molto dei presunti economisti della nuova Lega continuano imperterriti a sostenere a prescindere dalla realtà? E che dire delle fantasiose forme di debito vaticinate sempre dagli stessi dai fantasiosi appellativi anglofili tipo minibond? Serviva arrivasse un algido olandese per ricordarci che era tutto sbagliato? O bastava essere realisti e comprendere quanto il sogno autarchico e sovranista fosse strampalato per un paese che paga il peso di uno stato elefantiaco con uno degli apparati pubblici più ridondanti e costosi del pianeta? A tutte queste domande retoriche la risposta la lascio ai lettori. Per il resto c’è la drammatica realtà di una politica che non si schioda dalla ricerca del consenso fine a se stesso e non propone nessuna formula realmente risolutiva. Ma lo sappiamo: in banca, come in politica, aver ragione serve a poco!