A quanto è dato vedere in Italia gli estremisti hanno fatto il loro tempo.
A me pare anche fisiologico che gli italiani, estremizzati nella loro vita quotidiana dalla pandemia, cerchino un porto rassicurante e non più progetto di radicale cambiamento che fatalmente portano con sé rischi aggiuntivi.
Ne ha preso atto il presidente Mattarella che ha chiamato a governare una figura prima di tutto rassicurante di per sé.
Di conseguenza tutti i partiti corrono verso il “centro”M5S prima ha emarginato Di Battista e la schiera dei duri e puri che adesso sono all’angolo abbandonati dal loro sfuggente leader e finire nella mani di gente come Barbara Lezzi e Nicola Morra. Poi ha incoronato al trono Giuseppi Conte che tutto è tranne che estremista, anzi ha il profilo più ecumenico fra quelli in giro. Solo nel PD albergano profili analoghi: omnicomprensivi e onnivori, cinici e pragmatici, con il solo progetto di non avere progetti.
E’ arrivata l’offensiva “estremista” di Casaleggio che ha raccolto i reduci da Di Battista e scelto un nome che è tutto il programma: “Controvento”. Grillo risponde con la “rivoluzione mite”, tutta un’altra cosa dai vaffa iniziali, molto più bon ton e molto più ceto medio.
In conclusione il M5S che si era proposto come l’antagonista principale del sistema (“apriremo il parlamento come una scatoletta di tonno”) è diventato un partito che di sistema vive e che il sistema difende. Come gli ozi di Capua furono fatali ad Annibale, così il successo fu fatale ai 5 stelle. E’ la caducità inesorabile delle cose umane, o meglio dire l’eterogenesi dei fini.
Forza Italia (Berlusconi) è stata la prima a capire da che parte tirava il nuovo vento e per prima si è riposizionata al centro da cui ha tratto beneficio almeno sondaggistico e di immagine: rassicura con ricette di buon seno minimizzando gli attriti insiti nel nuovo governo. Tre ministri che, anche dimensionalmente, ne fatto poco più di uno, ma suadenti e non avventuristici: usato sicuro.
Il PD ha richiamato Enrico Letta, il più borghese disponibile, con buone frequentazioni, sempre in giacca a cravatta, colto, pacato, democristiano di sinistra doc (viene dalla famosa e mai sfiorita Margherita): se lo tocca con la camicia, come dicono gli amici liguri e quindi neanche fa peccato. Fuori dai piedi gli estremisti.
I sondaggi sono tristi: ha perso quasi 2 punti in una settimana, punta sul centrista Letta per risalire la china.
E che dire del movimento di Calenda: si chiama “Azione”, ma è un’azione cauta e circospetta, che gli procura consensi migliori di quelli che porta a casa Renzi col suo movimentismo.
Perfino LeU, che – come gli otri di Eolo – comprende i funambolici comunisti in continuo movimento, gli ambientalisti alla Greta, i giustizialisti alla Grasso, le benefattrici dell’umanità dolente come la signora Boldrini, i reduci della CGIL Epifani e Cofferati, ed altre figure singolari (io ci farei una fiction di sicuro successo raccontandone le vicende pirandelliane e i conseguenti insuccessi). Hanno ripiazzato il signor Speranza e si sono silenziati: meglio un ministro oggi che la rivoluzione domani.
La Lega a sua volta ha nascosto di colpo i Borghi e i Bagnai: c’è da dire che non è mai troppo tardi. E’ facile pensare che l’inesorabile Morese abbia avvertito il cambiamento delle italiche prospettive. Nel consueto modo anodino il leader si è conformato. Ha schierato nel governo l’argenteria di famiglia: Giorgetti, Garavaglia, rassicuranti, pacato, competenti, poco propensi alla gazzarra.
La signora Stefani è un contorno che va nella stessa direzione. Nessuna passionaria è stata presa in esame anche se in molte ci tenevano. Diversa è la composizione dei 9 sottosegretari: qui Salvini si è ripreso la facoltà di selezione e scelta e ci ha infilato i fedeli e gli innocui.
Per fare questo giro di boa epocale ha parlato con il partito? Ha mediato con i gruppi parlamentari? Ha scambiato idee con i vertici regionali? Ha coinvolto i commissari nazionali (in italiano ”regionali”)? Neanche per idea, eppure i commissari ce li ha messi lui, giubilando senza tanti complimenti i segretari eletti e negando ogni congresso regionale: meglio i nominati che gli eletti.
Ha deciso e lo ha fatto a riprova che il partito non conta. Contano le centinaia di eletti, meno di numero e più controllabili perché la loro fortuna è strettamente legata al capo, rispetto alla famiglia di iscritti che rompono le scatole libero come sono di esprimere pareri. Incombe anche sulla Lega il pericolo che affligge gli altri partiti: l’allontanamento dal territorio e l’addensamento nelle segreterie. Anche la Lega corre il rischio di diventare un partito ZTL come il PD o il M5S, peggio ancora di avviarsi sulla strada orwelliana del “fu deciso che la cosa fosse giusta”?
Infine la Meloni: i sondaggi premiano il suo estremismo. E’ tuttavia rimasto l’unico contenitore degli scontenti che oggi non hanno altra casa, a me pare che stia raschiando il fondo del barile del dissenso. Meno male che c’è la garanzia che in Italia esiste ed opera una opposizione.
Sono costretti ad ammetterlo perfino a sinistra: l’estrema destra, dopo decenni è stata ammessa “nell’arco costituzionale” dove peraltro si era accomodato da sempre il PCI che, quanto a democrazia, ben poco aveva da insegnare al MSI.
Vedremo se la nuova aria che tira riuscirà a riesumare il “centro” verso cui tutti corrono: il pericolo è che corrano verso un “centro” (il ceto medio produttivo) che nel frattempo è scomparso: una corsa verso l’isola che oggi non c’è quasi più.