FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

Zibaldone autonomista d’un giovane milanese

È inaccettabile che nella Patria di Cesare Beccaria ci sia un sistema penale borbonico, basato sul fine pena mai, sulla reclusione senza rieducazione e sulla lunghezza della pena, quando a pochi passi da qui c’è un sistema penale che, proprio perché meno severo ma orientato alla rieducazione, funziona bene.

È inaccettabile che le nostre discussioni sociali siano ancora tutte legate al modello fascista di “Dio, Patria, Famiglia”, cosa che ci costringe ad una indegna arretratezza.

È inaccettabile essere obbligati a un innaturale centralismo, con Roma che ci tratta come il Molise, senza contare che in territori di dieci milioni di abitanti è ad ogni fine pratico uno Stato, con esigenze proprie che solo un governo locale può affrontare.

È inaccettabile contribuire per miliardi di Euro ad un Paese ed essere poi costretti ad elemosinare denaro per costruire infrastrutture essenziali, perché la partitocrazia si spartisce i soldi che duramente guadagniamo per comperarsi i voti.

È inaccettabile essere una terra che dà opportunità a tutti, che essenzialmente costituisce l’unica speranza per milioni di persone che vivono in inferni clientelari di lavorare, curarsi e vivere e nonostante ciò essere quotidianamente bersaglio di invettive, teorie del complotto, insulti e frecciatine da gente che, se potesse, cambierebbe il proprio miglior servizio con il nostro peggiore e ci guadagnerebbe e che cerca solo un facile obiettivo per sfogare la propria frustrazione.

È inaccettabile che il futuro dei nostri figli sia in mano ad una scuola gestita per clientele, direttamente da Roma, dove l’unica cosa che conta è che centinaia di migliaia di operatori della scuola votino bene alle prossime elezioni e dove dell’andamento dell’istruzione non importa niente a nessuno, che si dica pure di uscire i libri dalla cartella.

È inaccettabile che la Nazione che ha essenzialmente reso possibile la nascita dell’Italia, che senza di noi sarebbe restata la versione paffuta del Regno di Sardegna, sia oggi dipinta come una provincia italica, senza una storia propria, senza un’identità propria, che deve tacere e subire in nome della solidarietà.

È inaccettabile che i giovani lombardi abbiano un enorme debito sopra la testa, che non abbiano alcuna sicurezza per l’avvenire, a causa delle medesime politiche clientelari già citate, che hanno trasformato la previdenza in un altro, ennesimo,

Basta. Possono citare tutte le leggi che vogliono, ma non possono secedere dalla realtà.

Se la Lombardia diventa davvero italiana, è finita. Se chi lavora, chi dà opportunità a tutti, chi cura tutti e quando viene insultato e ingiuriato “ciapa su e porta a cà” inizia a battere i piedi, a chiedere il reddito di cittadinanza, “lo stato che deve” e si dà al vittimismo, è finita per tutti.

Spiegateci pure, dall’alto del vostro non sapere nemmeno chi fosse Carlo Cattaneo o da dove vengano i colori del Tricolore, che siamo tutti uguali, salvo poi sfotterci ad ogni cosa che facciamo, soprattutto lavorare come certi giornalisti italiani, o perché abbiamo una mentalità troppo mitteleuropea e ci piace mantenere le giuste distanze.

Citate pure Formigoni come fosse un esorcismo della vostra malagestione, salvo poi scappare dalle vostre gestioni, che vedono gli eventi che il Celeste ha creato in vent’anni ogni sei mesi, per venire in quelle create proprio da lui, magari criticando nel mentre il fatto che i lombardi non lavino a sufficienza i panni sporchi.

Approfittate finché potete della, palesemente stupida a queste condizioni, generosità lombarda, perché presto il vostro egoismo lascerà terra bruciata.

E noi, cari Lombardi, abbiamo perso tante occasioni. È da poco dopo l’Unità che qualcuno aveva capito che le cose non fossero troppo belle. Eppure alla fine è sempre arrivato qualcosa a fermarci. Ancor peggio, spesso è venuto da Milano.

Questa, specie dopo gli eventi del Covid, potrebbe essere l’ultima chiamata. Vivere “padroni a casa nostra” o perire sudditi.

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Informatico di giorno, spietato liberista che brama la secessione del Nord di notte. Con la libera circolazione, dato che amo la pizza.

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