In questi giorni si aprono le iscrizioni per le scuole superiori, per di più si aprono anche le sperimentazioni di licei e degli istituti tecnici di quattro anni.
In quanto a fallimenti del governo Draghi è semplice pensare a Speranza o, da un punto di vista autonomista, alla Gelmini. Ma passa sempre in secondo piano uno dei peggiori ministri del governo: Patrizio Bianchi.
Sarebbe semplice dire che è un ministro invisibile e che l’unica differenza con l’Azzolina sono i banchi a rotelle, ma la verità è… che forse è peggio. E l’invisibilità non aiuta: gli errori si dibattono solo in circoli ristretti e non son più di dominio pubblico come ai tempi del Giuseppi Bis.
E l’esempio più grande di errore è la quasi certa introduzione di filosofia agli istituti tecnici, figlia di ben due concezioni molto italiane, di cui abbiamo anche parlato nella nostra live sul tema del 29 dicembre:
- Quella per cui l’Italia, figlia primogenita di Roma, può prosperare solo con ampia cultura umanistica, e che gli umanisti soli possono guidare il Paese
- Quella per cui se qualcuno ha bisogno di lavorare e il mercato non provvede, ci deve pensare lo Stato con un concorsone
Ovviamente, ad una società servono un tot di umanisti, ma con la prima visione il risultato è che ne escono dall’accademia ben più di quanti il mercato ne possa assorbire, così il Saggio Stato provvede e dà loro lavoro tramite la stessa scuola che non è stato in grado di darlo a loro. Davvero comodo.
L’Istituto Tecnico, come concetto, è figlio del Nord industriale e borghese, un Nord che voleva non solo scuole liceali che conducevano solo ed esclusivamente all’università, ma anche delle scuole capaci di formare chi porterà avanti un’industria, chi progetterà impianti, strutture e simili.
Un Nord (o ad essere più specifici una Lombardia) che, come dicevo già in live, non ha un conflitto tra culture e scuole: ho citato l’esempio di Cattaneo, che era sia docente di filosofia al liceo di Lugano, sia direttore della rivista “il Politecnico”.
Il problema è il modello statalista italiano: si favorisce fortemente una scuola e una cultura sulle altre, si mandano troppe persone per un percorso di istruzione umanistico e quando non trovano lavoro nel mercato si tira fuori dal cappello la soluzione: mandare gli avanzi del liceo all’istituto tecnico.
E qualcuno mi dirà: “è pur sempre una materia in più! Meglio abbondare che deficere, no?”
Tralasciando che se si facesse la stessa proposta per il liceo classico, però proponendo di aggiungere informatica, ci sarebbe una sollevazione popolare di gente che ci spiega che vorrebbe dire snaturare la scuola umanistica per eccellenza che deve formare le élite con vili concetti tecnici, e lo stesso discorso si potrebbe fare per l’istituto tecnico (perché snaturarlo con una cosa liceale, d’altronde?), c’è una questione banale da porre: vale più l’istruzione dei nostri ragazzi o il lavoro di qualcuno che si è laureato in filosofia invece che in ingegneria?
D’altronde l’istituto tecnico, un tempo scuola di qualità, non è in particolare salute oggi: complice anche il Covid la qualità didattica è calata, le competenze pure, i laboratori sono spesso non aggiornati e non riescono a dare reali capacità professionali: quello che prima era quasi una laurea breve, in alcuni settori, viene ormai superato da un corso su uDemy.
Senza contare che, mentre cultura tecnica e scientifica sono notoriamente culture che vanno a braccetto, negli istituti tecnici italiani non viene reso onore alla scienza, che viene trattata solo nel biennio comune, lasciando spazio alle materie di indirizzo nei successivi tre. Non sarebbe forse meglio avere due ore per tutte le superiori di scienze applicate, concentrate non tanto sulle formule quanto sul saper fare? Una materia poco pesante ma utile a darti, insieme a matematica, una forte base scientifica…
Detto ciò, se gli istituti tecnici cadono a pezzi e non son più così professionalizzanti la soluzione all’italiana è ovvia: invece di rinnovare i laboratori, aggiornare la classe docente, magari collaborare con università e imprese e inserire almeno una certificazione di settore nel programma, si aggiunge una materia a caso per dar lavoro a dei poveri cristi, togliendo così ore preziose di studi per altre materie ben più utile.
Tanto suppongo che se mai iniziassimo a diplomare informatici che non son capaci di installare un sistema operativo né di far funzionare un server si potrà far un concorsone speciale per farli entrare nella scuola. Tanto c’è sempre spazio al liceo per informatica filosofica, no? Noi diplomati fino ad ora ci becchiamo la possibilità di diventare periti industriali, loro una cattedra a insegnare qualcosa di non meglio specificato 😉
E, per favore, non tiratemi in ballo il “ti insegna a pensare”, must-have ormai di ogni presentazione o loncandina di qualsiasi liceo: leggetevi il programma di qualsiasi istituto tecnico e ditemi se si possono fare cose come programmazione, elettronica, sistemi e reti o chimica organica senza saper pensare.
Ma, soprattutto, siamo così convinti che si impari meno a pensare facendo che imparando come pensavano gli altri, magari da docenti non particolarmente dotati?
Un esempio simile lo vediamo con la storia, che io considero la regina delle materie umanistiche: se insegnata bene può effettivamente aiutare a capire il mondo e perché certe cose sono come sono, sicuramente più di quanto possa farlo il paradosso della tartaruga. Ma purtroppo viene spesso insegnata da docenti laureati in altro, senza grandi competenze e che si limitano a leggere il libro, trasformando il tutto in una noia mortale inutile.
Se ne caso della storia, comunque, quel poco che si impara così è utile e conviene, con filosofia la cosa cambia ed è uno spreco di tempo, oltre che un insulto alla vera cultura tecnica, che verrà bistrattata negli stessi istituti tecnici.
Ma soprattutto, è un’italianata. Perché verrà bistrattata? Perché lo stato da tempo favorisce una data istruzione e quando il mercato non la favorisce ci deve pensare lui, e invece di cambiare la propria visione pretende di cambiare quella degli altri.
Poteva essere un giardiniere in Val d’Aosta o un forestale in Calabria, ma siccome è un prof di filosofia ci son le masse che corrono a spiegarci cose trite, ritrite e false che abbiamo visto nella live linkata, che vi consiglio di vedere.