FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

Il Cremlino prospera dove non c’è autodeterminazione

Per chiunque creda nell’autodeterminazione dei popoli la situazione ucraina è triste da tutti i lati: da un lato gli ucraini dovrebbero essere liberi di vivere come tali, senza il timore costante che Mosca decida per loro con invasioni o minacce, dall’altro i cittadini del Donbass e della Crimea, etnicamente russi, nel caso della Crimea ceduti in dono all’Ucraina da Chruščëv, dovrebbero avere il diritto di decidere se essere ucraini, russi o parte di uno Stato sovrano proprio.

L’ex URSS è un coacervo di situazioni del genere proprio grazie all’arbitrarietà del disegno di confini, spesso fatti per volontà politiche, di divide et impera o di semplice glorificazione della propria Repubblica d’origine. Situazioni che dimostrano i limiti della concezione notarile che abbiamo del diritto internazionale, che si finge equo ma che in pratica riconosce le indipendenze solo quando è funzionale a questo o quel blocco.

Per esempio, non trovate assurdo che la Crimea sia – e nell’ottica notarile debba restare in eterno – in Ucraina perché… regalata? O che la Georgia abbia diritto di essere uno Stato perché al momento del crollo dell’URSS era Stato mentre l’Abcasia no perché venne unificata alla Georgia da Stalin? O che, paradosso dei paradossi, se Gorbačëv avesse riconosciuto l’indipendenza della Transnistria oggi nessuno dubiterebbe dell’esistenza di questa Repubblica?

La Russia, ovviamente, ha convenienza a sostenere questi movimenti indipendentisti, dato che significa destabilizzare paesi vicini non propriamente amici di Mosca, e spesso avere anche dei cuscinetti o delle posizioni non indifferenti all’estero, pensate alla già citata Transnistria che permette di avere truppe tra l’Ucraina e la Moldavia.

Ma, da un punto di vista di relazioni pubbliche, la Russia ci fa quasi bella figura: d’altronde, cosa fa?

Sostiene abcasi e osseti che sotto l’URSS hanno subito una georgificazione forzata e non ne vogliono sapere di essere sotto la Georgia? Sostenere russi regalati all’Ucraina che vogliono tornare in Russia? (sì, il referendum non era pulito, ma se l’avessero fatto regolare non è che avrebbe vinto l’Ucraina) Sostenere – più o meno – l’Artsakh che, se tornasse in mano azera, subirebbe una pulizia etnica?

Certo, lo fa per convenienza: ma non possiamo dire lo stesso dei Paesi che hanno riconosciuto il Kosovo e poi nel 2017 dicevano che tutto ciò che capitava in Spagna era “affare interno”?

L’assenza di un blocco internazionale che sostiene l’autodeterminazione è, nei fatti, uno dei regali migliori che si possono fare al Cremlino, che potrà sempre sostenere movimenti indipendentisti nel mondo e utilizzarli come leva destabilizzante, mentre potrebbe essere un compito della comunità internazionale rendere Stato – anche federato – chi vuole esserlo.

Ma farlo, ovviamente, metterebbe in discussione molti stati nazionali, quindi… meglio far finta di nulla.

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Informatico di giorno, spietato liberista che brama la secessione del Nord di notte. Con la libera circolazione, dato che amo la pizza.

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