FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

Il centro a 90: se Calenda sbaglia come Bossi

È ufficiale, Azione e Più Europa correranno insieme al PD. Addirittura Della Vedova – coerentemente con l’accordo – parla di un leader per i progressisti, ossia Letta, e uno per i liberali, ossia Calenda.

Liberale è chiaramente un termine ampio, ma viene da chiedersi in che modo un liberale – putacaso – thatcheriano possa accettare di accordarsi con un partito come il PD o, ancora peggio, trovarsi nel 70% che dovrà votare un candidato uninominale del PD: voti Calenda e mandi a Roma Provenzano o Orlando, noti campioni del libero mercato.

Qualcuno argomenta dicendo che l’alleanza è necessaria in base alla legge elettorale e che non è chissà cosa, ma così non è: sono assolutamente d’accordo col carattere fecale dell’attuale normativa elettorale italiana, che riesce a sintetizzare i peggiori aspetti di un maggioritario e di un proporzionale, ma la soluzione non è fare alleanze del genere, che per quanto si possa giurare che non influiscono sull’autonomia e sul programma lo fanno (siamo sicuri che ora Calenda parlerà con lo stesso entusiasmo di nucleare o autonomie?), ma accettare la situazione pensando alla crescita a lungo periodo.

Ora, nei fatti, Azione/+Europa è una gamba del centrosinistra, solo chi già l’avrebbe votata ritiene che non sia così e che resti una forza autonoma, un terzo polo liberale. Certo, si avranno dei seggi subito, sicuramente sufficienti sia a soddisfare le nuove entrate non candidabili all’uninominale sia gli attivisti storici nei collegi, ma nei fatti ormai il partito si è legato a doppio filo al PD, al quale dovrà il proprio successo, odierno e futuro, e con il quale dovrà scendere a compromessi sul programma.

Lo stesso errore, sia chiaro, l’ha fatto Umberto Bossi. E abbiamo visto com’è andata a finire.

D’altronde, la Lega, dopo la campagna (moderaramente di successo) del 1992 ha scelto, nel 1994, di correre con il Polo delle Libertà, replicando circa quell’8% che già aveva e rendendosi poi responsabile della crisi del Berlusconi I.

Ma, nonostante ciò, dopo pochi anni e un’elezione dove la Lega andò da sola (aumentando i consensi, tra l’altro), Bossi tornò all’ovile, rientrando nel centrodestra, dove Berlusconi era la forza principale, e iniziando la trasformazione da forza utile al Nord a forza utile a questo centrodestra. Così, dalla Lega trasversalista, d’anima nazional-liberale, siam passati alla Lega conservatrice, dato che nel centrodestra già Forza Italia riempiva lo spazio nazional-liberale, una Lega che non si è dimostrata capace di rappresentare e servire fedelmente gli interessi degli elettori del Nord, preferendo servire gli interessi della coalizione nell’avere un omologo settentrionale dell’Alleanza Nazionale.

Se oggi siamo in questa situazione di un’Italia in declino è perché la parte più produttiva non ha più una degna rappresentanza che non metta prima altri interessi, il Sud pretende dallo statalismo e ottiene, il Nord chiede – con particolare cautela e salamelecchi per non essere accusato di razzismo – e non ottiene.

E tutto è iniziato con la scelta della Lega di non essere il nostro partito, ma il partito di una coalizione che cerca i nostri voti.

Ora, Calenda, sta facendo la stessa scelta con un centro d’area liberale che, se avesse preso la sua strada, sarebbe potuto divenire un qualcosa di interessante. Ora, invece, sarà la stampella del PD, la Lega del centrosinistra, che chiede voti ai liberali e agli imprenditori del Nord per fare le politiche che interessano agli statalisti.

De gustibus… Non sarebbe stato meglio avere meno seggi ma avere una visione coerente, così da averne di più in futuro e poter influenzare qualsiasi governo – come sta facendo il FDP in Germania – invece di cambiare due cose nel programma di centrosinistra rinunciando a tutto il resto?

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Informatico di giorno, spietato liberista che brama la secessione del Nord di notte. Con la libera circolazione, dato che amo la pizza.

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