Una riflessione doverosa sulla politica lombarda sorge spontanea in questo periodo di fine anno. Sono successe tante cose nel 2022: la fine delle restrizioni dovute alla pandemia, la guerra in Ucraina, la corda alle speculazioni sui mercati internazionali e le elezioni politiche che hanno rinnovato il parlamento e ci hanno consegnato un nuovo governo. Da mantovani e da lombardi il 2023 potrebbe riversarsi un anno con altrettanti cambiamenti e confidiamo nel fatto che siano tutti positivi, ma come sempre lo scopriremo solo vivendo. Di fatto politicamente in questi ultimi giorni non può passare inosservata.
La dolorosa e prematura scomparsa di Bobo Maroni, che lascia un vuoto incolmabile nel variegato universo autonomista lombardo e non solo. Tutti gli tributavano un’autorevolezza istituzionale inconsueta per un esponente della Lega. Per decenni è stata la vera cinghia di trasmissione tra quello che di fatto era un movimento eversivo nell’alveo democratico e lo stato, nelle sue più svariate articolazioni. Oggi ci sono le condizioni per tentare indegnamente di raccoglierne l’eredità politica in una logica nuova da “liberi tutti!”.
Anche per questo credo che si possa facilmente comprendere l’accelerazione che si registra in questi giorni nel dialogo fra buona parte di quel mondo e l’ipotesi di candidatura di un grande movimento civico in Lombardia capitanato da Letizia Moratti. A lei va riconosciuta grande autonomia e l’intelligenza di aver aperto il confronto sulla grande tematica dell’autonomia e del prestigio della regione. “La Lombardia deve ragionare come uno stato! E Milano come una città regione!” Con queste parole inequivocabili Letizia Moratti si pone idealmente nel solco dell’insegnamento di Roberto Maroni come nessun altro. Nelle prossime settimane torneremo ad interrogarci su quali siano queste prospettive e sono sicuro che uscirà una proposta politica in vista delle regionali di febbraio. Se in questa fase prevalessero il civismo e la spinta a tutelare gli interessi del territorio allora le cose potrebbero assumere un nuovo significato.
Moratti può attrarre elettori che non hanno votato, non ha bisogno di compromessi. Il grande valore della sua candidatura sta nel suo civismo oltre che il prestigio che porta con sé questo tipo di profilo. Istituzionale appunto, con grandi relazioni e con una propria storia che parla da sola. Credo che lei debba guardare soprattutto a quei milioni di elettori che oggi non votano più perché non trovano un’offerta politica convincente, piuttosto che ai partiti tradizionali”. E in quelli la componente autonomista e indipendentista lombarda hanno un peso sostanziale. Moratti oggi ha la forza per arrivare direttamente a quegli elettori senza aver no nessuna necessità di scendere a compromessi con la vecchia politica che potrebbero rivelarsi dannosi. I prossimi mesi ci diranno con precisione come saranno evolute le cose, ma di certo dopo tanto tempo il quadro politico si fa nuovamente interessante e comunque foriero di novità.
Buone feste a tutti.