FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

BOBO MARONI: UN MITO CHE NON SCOMPARIRA’

A Varese, venerdì 25 novembre, è stata una giornata molto triste. Il feretro di Roberto Maroni, “Bobo” per gli amici, si ferma in Piazza del Podestà sotto la storica sede della Lega Nord. La gente, assiepata, si lascia andare ad un lungo applauso che invade la Piazza e la Città di Varese.
Dal balcone della Sezione spunta un lenzuolo con scritto: “GRAZIE BOBO”.
Proprio lì, dove tutto iniziò, “sembra” anche essere tutto finito.
Senza ombra di dubbio, la scomparsa di Bobo Maroni segna la fine di un’era politica, unica ed irripetibile, che sarà anche difficile poter ristabilire.

Bobo se n’è andato il 22 novembre. Esattamente 59 anni dopo John Fitzgerald Kennedy.
Nell’introduzione mi son lasciato andare ad un “sembra tutto finito da dove tutto è iniziato”.
Non si tratta di rincorrere una speranza, ma di un segnale tangibile: il suo modo di far Politica, le indubbie capacità di relazionarsi e di fare sintesi, anche all’interno dell’emiciclo parlamentare, ed il fare pragmatico hanno lasciato un segno indelebile tra coloro che l’hanno conosciuto e non.
“Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini” disse Giovanni Falcone.

Bobo ha lasciato un immenso patrimonio del suo modo di far politica e sarà inevitabile che tutto questo camminerà sulle gambe di altre persone.
Bobo, assieme a Bossi, è stato un idealista ed un vero Barbaro Sognante. I due giravano in lungo e in largo il territorio per portare i loro ideali, fondarono il loro primo giornale e di notte scrivevano nei muri “PADANIA LIBERA” perché “i muri sono i libri dei popoli”. Ci fu però un piccolo incidente di percorso una sera: Bossi rovesciò il barattolo di vernice nella 500 della mamma di Bobo. Tutto il resto è storia.
Il suo insediamento al Viminale, durante il Governo Berlusconi I, segnò un passaggio epocale nella Storia della nostra Repubblica: fu il primo Ministro degli Interni non democristiano.

Era uno scossone politico non da poco per la politica italiana: un leghista a capo di uno dei Ministeri più importanti se non il più importante in assoluto. Quasi all’improvviso, infatti, fu catapultato da semplice Assessore Comunale a Ministro degli Interni e riuscì pure a farsi apprezzare.
Infatti, oltre che per il suo grande lavoro al Ministero del Lavoro, dove fu anche colpito dal barbaro assassinio di Marco Biagi per il quale aveva sollecitato da tempo l’assegnazione della scorta al suo collaboratore, Bobo Maroni sarà ricordato da tutti come il più grande Ministro degli Interni di sempre.
E’ impossibile non ricordare il suo grande lavoro, portato avanti dal 2008 al 2011, nella lotta alle mafie e alla criminalità organizzata assieme all’allora Capo della Polizia e suo grande amico, Antonio Manganelli, ai Magistrati, alle Forze dell’Ordine, ai Prefetti, ai Questori e a tutti i suoi collaboratori.

In 42 mesi, oltre 800 operazioni antimafia, una media di 8 mafiosi arrestati al giorno, la cattura di quasi tutti i superlatitanti presenti nell’elenco dei 30 più pericolosi, oltre 25 miliardi di euro di controvalore di beni sequestrati e confiscati alle mafie.
A differenza di qualche piccolo politico, Bobo si è sempre schierato e spesso ha pagato, anche a caro prezzo, questo suo coraggio non comune.

Nel 1995 si oppose alla volontà di Bossi di staccare la spina al Governo Berlusconi I. Il Senatur lo insulto pesantemente e lo invitò ad andarsene. Al Congresso, tenutosi al Palatrussardi, fu pesantemente contestato con frasi del tipo “Servo di Berlusconi”, “Vattene, venduto”, “Torna a Lozza Bobo”. Volò anche un vaso di fiori.
Tutti si ricorderanno, nel 2012, la fatwa contro di lui con la quale gli impedirono di tenere comizi. Durò, per fortuna, meno di 24 ore perché ci fu una ribellione proveniente dalla base della lega e questa fu inarrestabile. In pochissimi giorni ebbe più di 200 inviti. Tentarono di mettergli il bavaglio, ma non ci riuscirono.
A 17 anni di distanza da quel famoso congresso in cui tutti chiesero la sua cacciata, nel 2012 furono proprio i suoi militanti a difenderlo e furono proprio loro ad invocare il Congresso e ad eleggerlo Segretario Federale. La storia politica di Bobo Maroni ha veramente dell’incredibile.

Con il tempo, purtroppo, successivamente alla sua decisione di non ricandidarsi come Governatore, Bobo fu emarginato dal movimento che aveva contribuito a fondare. Una messa da parte ingiusta anche da chi si professò amico fino al giorno prima. Maledetta politica.
Si sa, la politica, con la p minuscola, non guarda in faccia nessuno, ma sembra proprio che ultimamente si siano persi i valori umani, il rispetto reciproco, gli ideali di un tempo che hanno reso gloriosa la storia della Lega Nord e prevalga, per usare un eufemismo comune, solamente la necessità di accasarsi dove “tira il vento” al fine di garantirsi una posizione di visibilità.
Di conseguenza chi, come Bobo, ha sempre avuto il coraggio di esporsi in prima persona, dissentendo da qualcuno o da qualcosa, ha ricevuto il benservito.

Bobo non aveva nulla a che fare con questo modo di far politica. Sapeva ascoltare tutti, credeva enormemente e veramente nei giovani che tanto ora sono osannati, ma poco considerati.
Soprattutto non era disposto a barattare i propri ideali per nessuna cosa al mondo. Questo è quello che ha trasmesso!
Al suo addio erano presenti tantissime persone ed è riuscito a radunare tutta la Lega anche dopo essere stato messo all’angolo. Segnale che il mito di Bobo Maroni non tramonta mai.

Sarebbe bello poter convogliare tutti gli applausi e le lacrime, dei suoi funerali, in un’unica forza, unita ad uno slancio d’orgoglio, per portare a compimento la riforma dell’autonomia a cui lui tanto credeva e ha dato anima e corpo. Dovrà essere un’autonomia vera e senza compromessi a ribasso!
Governatori leghisti, forza! Serve uno scatto d’orgoglio senza precedenti.
Sarà il più grande saluto che potremmo dare a Roberto Maroni!

Dimenticavo: #staytuned