FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

#Bologna30 inizia col lento, ma chi la ama cambierà idea?

Inizio col botto per la città 30 a Bologna, con i bus che fanno di media 23 minuti di ritardo, gli NCC che protestano e i sindacati che proclamano lo sciopero. Un atto futile, dato che a quanto pare non saranno mai bravi a bloccare la città come chi la governa. Per non parlare delle ambulanze (grazie a Dio non in servizio urgente) che vanno a rilento e delle farmacie che hanno difficoltà coi farmaci.

Tra l’altro, se qui vediamo l’impatto solo sul settore “pubblico”, viene da chiedersi quale sarà quello sul privato: per alcuni settori, la velocità è il lavoro, pensate ai corrieri. Il comune di Milano stimava 38 milioni di costi per la zona 30 generale (alla faccia di “è una misura senza costi che fa bene a tutti”), solo per i tempi di trasporto aggiuntivi.

In un mondo non dico ideale, ma normale, Lepore starebbe facendo mea culpa e, magari, anche annunciando le proprie dimissioni, ma invece vi è una pertinacia degna di un eretico ai tempi dell’Inquisizione: a chi ha chiesto un referendum, come la giovane Guendalina, ha risposto dicendo, in sostanza, che serve a salvare vite e che ci si abituerà prima del disastro, salvo tornare indietro dopo. Verrebbe quasi da dispiacersi per i bolognesi, ma poi mi ricordo che Lepore mica l’ha eletto lo Spirito Santo o nominato il Sacro Romano Imperatore, ma l’hanno eletto loro.

Devo ammetterlo, ne dico tante a Sala, ma almeno lui non ha la più pallida idea di come risollevare il TPL ambrosiano, a Bologna fanno i disastri volontariamente e quando la realtà si scontra con la realtà ti dicono che serve una nuova realtà (che poi, alla fine, è il leitmotiv della sinistra dai tempi del Covid).

Il fatto è che questa banale dimostrazione non smuoverà di un millimetro chi propone le zone 30, perché in realtà le ragioni non riguardano il traffico ma l’ideologia. L’abbiamo visto nell’articolo che avevo scritto a ottobre sulle statistiche dei morti in strada a Milano, nella posizione di “Basta Morti in Strada”:

La città deve fermarsi per ripartire al ritmo giusto: quello delle persone, prima della velocità e del profitto a ogni costo

Ma possiamo anche ricordare le condivisioni del principale proponente della città 30 a Milano, Marco Mazzei, in cui si afferma che la zona 30 è una cosa equa e che se si va troppo veloci si crea il “capitalismo di velocità”.

L’argomento sicurezza stradale è nettamente secondario, è una questione ideologica: se si va lenti si è meno capitalisti. Anche quando se ne parla, l’approccio è molto ideologico e non tiene a mente la necessità di bilanciare diversi interessi: “a 30 si salvano vite!”.

Perché non 20, 15, a passo d’uomo o eliminando direttamente auto e bus? Auto(bus) ferm* non fa danno (ma nemmeno soldi). Che alla fine è il loro sistema ideale, quello dove ci si muove il meno possibile, col mezzo più pauperista possibile, così da non inquinare e non avere quella rete di persone che rende il capitalismo tale, più lentamente possibile, così che non vi sia efficienza. Se non mi credete, andate a vedere le pagine Facebook di “mobilità sostenibile” più ideologiche, quanto amano pubblicare grafici che mostrano (nella loro visione) come la bici sia migliore del trasporto pubblico. Ovviamente, dato che una rete di TPL come si deve costa ed è difficile da gestire mentre

Se a chi crede davvero alla narrativa della sicurezza stradale e della città vivibile tale aumento dei tempi di percorrenza sembrerà un grave effetto collaterale da sistemare in qualche modo, per chi sostiene la mobilità pauperistica è invece un bene! Un qualcosa che ci abitua a vivere più piano, con meno pensieri, per dirla con le parole di uno che durante una pandemia invece di prepararsi alla seconda ondata scriveva il suo best seller: “la nuova egemonia di sinistra”, da imporsi in ogni modo possibile, dalle strade alle crisi sanitarie e climatiche ogni scusa è buona, è la stessa ragione per cui il nucleare, che ci consentirebbe di mantenere in larga parte gli attuali standard di vita, è così malvisto in certi circoli, che preferiscono forme di generazione elettrica tali da obbligarci a rendere la nostra vita più povera, semplice e spoglia.

Anzi, fatemi un piacere, quando leggete “sostenibile” quando si parla di temi del genere, sostituite con “pauperistico”. Il testo avrà immediatamente molto più senso.

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Informatico di giorno, spietato liberista che brama la secessione del Nord di notte. Con la libera circolazione, dato che amo la pizza.

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