Ebbene sì: siamo di fronte al più grande evento sportivo padano di tutti i tempi: le Olimpiadi invernali del 2026!
Un evento padano a pieno titolo e non solo, come semplicisticamente si potrebbe pensare perché si disputa fra Lombardia e Veneto, ma perché contiene tutti gli elementi che da anni ci spingono a non sentirci italiani ma padani.
In questa storia ci sta tutto quanto di buono si può ancora fare in Padania nonostante Roma.
Fin dall’inizio questa idea straordinaria ha dovuto fare i conti con l’ostilità, neppur troppo velata, della capitale e del Sud. Già nel 2016 un tiepido Renzi, fiutata la portata storica dell’evento che aveva mal digerito, lo ha comunque sostenuto. Mentre le legioni lagnose che si assiepano normalmente intorno alla pseudo capitale, con fare altezzoso ne vaticinavano con troppo anticipo un’infausto epilogo, tra Milano e Cortina, amministratori lungimiranti tessevano la tela.
Roma e i suoi epigoni peraltro non perdevano il vizio fino ai giorni nostri, spingendo il più meridionale dei presidenti del consiglio (per caso) a sbilanciarsi anche nei mesi scorsi in senso negativo.
Lo scorso 30 gennaio l’ineffabile pseudo premier Conte ha avuto a dichiarare: Il governo non è contrario al progetto di Milano e Cortina per ospitare le Olimpiadi invernali del 2026, ma dal governo non arriveranno fondi. “Con il sindaco Giuseppe Sala – dice dopo il colloquio a Palazzo Marino con il primo cittadino milanese – abbiamo parlato anche di Olimpiadi, che è un progetto importante per il sistema nazionale, per Milano e per Cortina. Il governo ha dichiarato subito che le città interessate a partecipare erano benvenute, ma che non avremmo sostenuto oneri economici. Questo non significa che siamo contrari”. E ci mancherebbe altro…..che fossero stati anche contrari……ma la risposta al mezzo premier Romano e’ in lingua: ecchissenefrega! Già, A chi interessa ormai l’opinione del rappresentate di un paese in putrefazione.
Da queste parti basta e avanza da un pezzo sapere che l’impegno ce lo mette Milano. E perché no anche la venetissima Cortina.
Era già successo con l’Expo e l’ho vissuto in prima persona. Ricordo una missione in Olanda a sfidare lo scetticismo di un popolo realista nel tentativo di coinvolgerlo in quell’evento, nel quale credevano poco. Un esponente governativo, non del tutto convinto della mia appassionata relazione a favore dell’Expo a Milano, ad un certo punto mi chiese a voce alta: “e perché dovremmo pensare seriamente che sarete in grado di organizzare un evento di questa portata in un paese afflitto dai problemi che conosciamo tutti?”
La mia risposta fu secca e immediata: Perché si farà a Milano! E a Milano possiamo fare qualsiasi cosa! “. Questa è la realtà. A Milano si applica quello che il mio amico Roberto Maroni (peraltro uno di quelli che per primi ha creduto in questo evento) definisce “Rito Ambrosiano”. Milano è Europa. La Lombardia e il Veneto sono Europa. E solo una regione europea poteva ospitare un evento simile.
Anche solo per le discipline praticate con gli sport invernali. Ve lo immaginereste un molisano in discesa libera ? O un cutrese alle prese con il biathlon? Oppure un gruppo di appassionati casertani incollati alla tv a seguire i quarti di finale del curling? Io no. E nemmeno probabilmente i membri del Cio che infischiandosene delle perplessità romane e borboniche hanno scelto il Nord per le prime competizioni mondiali di fatto organizzare e finanziate dalla Padania.
Una vittoria prima ancora di cominciare di un popolo che nonostante l’Italia può competere con il mondo. Grazie per avermi fatto provare di nuovo l’orgoglio di sentirmi prima di tutto uomo del Nord.
Viva la Padania sportiva che resiste nel corpo morto nazionalista italico! Saranno giochi buoni e piacevoli per tutti. Ne sono certo. Del resto a Milano, come a Cortina, si può organizzare qualsiasi cosa. Qua è così!