A inizio 2019 l’ospedale di Gallarate venne sfasciato: fu la reazione della famiglia di un trentenne, seguito dal SERT e in attesa di visita in codice bianco, quando scoprì che si suicidò.
E questa notizia gira ossessivamente nei gruppi dell’orgoglio borbonico: queste cose succedono anche nel ricco Nord, mica solo da noi, però ne parlano solo quando succede qui. Complotto savoiardo.
Non si rendono conto, ovviamente, che la notizia è diversa: gente che vandalizza o danneggia ospedali esiste dappertutto, la vera notizia è un quindicenne che fa una rapina (probabilmente anche due) con una pistola finta e quando gli finisce male i genitori invece di disperarsi per aver educato in modo misero il figlio lo difendono ad oltranza e danno la colpa a chi si è difeso “chiedendo giustizia” (per me la giustizia sarebbe mandare a loro il conto dell’ospedale per culpa in educando, ad esempio, ma sorvoliamo).
Ma volete sapere la cosa interessante del caso di Gallarate? Che si smonta non appena si leggono nomi e cognomi! Il povero ragazzo si chiama infatti Catello di Martino. Se non vi sembra un tipico nome bosino, beh, avete ragione: di Martino è un cognome tipicamente campano, Catello è un nome tipicamente campano.
Sia chiaro: di gente che ha preso, è venuta al Nord e s’è integrata nel tessuto sociale ne abbiamo a iosa, e mica solo dal Sud ma da tutto il mondo. Se sfasci un ospedale non sei in questa categoria.
Una volta delle persone (di centrosinistra, per di più) mi dissero che ritenevano più lombardo Toni Iwobi che è venuto qui, ha studiato, ha aperto un’azienda e dato lavoro di tanti “dirigenti di partito” che hanno iniziato la politica a 18 anni, a 21 hanno avuto una mano amica per il Consiglio Regionale e dal quel giorno vivono tra casina e la sagra della polenta. Per capirci, non è un problema etnico quanto culturale: per i lombardi, certe cose, sono semplicemente assurde, anche perché siamo abituati storicamente ad una criminalità ben più leggera, tant’è che la storica criminalità lombarda era detta lingera.
Esistono sempre, per carità, le mele marce. Ma la vera differenza, che forse è ciò che potrebbe fare da “test di cittadinanza” è la reazione: Se qui atti del genere godono di ampia riprovazione il medesimo atto valutato con una mentalità più bassa viene visto come segno dell’esasperazione, giustificato e imputato infine a chi ha avuto come unica colpa quella di difendersi da una rapina.