Ogni nazione che si rispetta ha il suo inno. Cioè, non proprio, è più che altro una tradizione napoleonica e prima al massimo esistevano canti di incoronazione, ma se persino l’Arabia Saudita, ove il wahabismo solitamente considera la musica vietata, lo ha è bene pensarci.
In teoria la Lombardia un inno ce l’ha, scritto da Mogol. Ascoltatelo e ditemi se non vorreste vedere come mascotte cantante questa:
A meno di qualche ragione particolare (ad esempio un canto particolare divenuto inno, come quello irlandese, e poi anche lì, l’inno slovacco è un canto popolare ma è da brividi) un inno dovrebbe decisamente avere toni differenti, sia nei testi (persino l’inno monegasco, che è la sagra del luogo comune, fa meglio) che nella musica.
Per fortuna in Lombardia abbiamo un’ampia letteratura e musica che ci permetterebbe di scegliere molto meglio dei nostri politici.
Vediamo qualcosa insieme.
Paracar che scappee de Lombardia
Paracar che scappee de Lombardia è una poesia dedicata alla fuga dei francesi da Milano e dalla Lombardia. Pur nella sua brevità è struggente ed esprime in modo perfetto sia la delusione lombarda per l’esperienza napoleonica che la questione ancora non risolta della necessità di non essere governati da uno straniero che, nella visione del Porta e probabilmente della maggioranza della società dell’epoca, poteva essere sicuramente migliore di altri ma comunque avrebbe chiesto alla Lombardia uno sforzo economico significativo.
La poesia è stata musicata da Elide Suligoj, a mio parere in modo eccellente, cogliendo bene i sentimenti dei lombardi dell’epoca e creando un’opera che nelle prime due strofe mostra la delusione, nella terza la riscossa e nella quarta la rassegnazione.
Il Giuramento di Pontida
Il Giuramento di Pontida, in lingua italiana, è una classica poesia di Giovanni Berchet, insegnata per anni nelle scuole.
È davvero significativa e toccante, ma molto lunga, purtroppo non è nemmeno mai stata musicata, ma solo letta, come in questo eccellente esempio.
Lombardia
Lombardia è una canzone di Lella Greco in lingua lombarda. Dal testo molto bello, seppur cade in qualche stereotipo che viene facilmente perdonato considerando il grande uso di figure geografiche che permette di immaginare la Lombardia solo ascoltandola, ha però un principale difetto: fa molto canto popolare.
Bella eh, però senza testo mi aspetterei di sentirla più a Balla Balla Lombardia che, non so, prima di una seduta del Consiglio Regionale.
Vuol dire che debba essere esclusa dal dibattito? No, per alcuni anni l’Italia ha avuto come inno la Leggenda del Piave, musicalmente parecchio simile a un canto popolare, ma bisogna tenerne conto…
Pater noster (dei milanesi)
Il Pater noster (dei milanesi) era un poema patriottico abbastanza particolare per due cose: era essenzialmente una preghiera e mostrava una Lombardia e un’Italia alla pari: si parla specificatamente di una “nazion Lombarda” che con l’Italia “strette un patto”. Un patto tradito, visto che includeva il federalismo, mai avuto.
Nulla di contestabile da chi sostiene l’unità d’Italia in un canto del genere, che probabilmente ha anche contribuito a crearla, ma un buon ricordo che noi, lombardi, siamo anzitutto tali e, forse e se tale è per scelta, italiani.
Una cosa su cui probabilmente avrebbe concordato persone del calibro di Cattaneo ma molto difficili da capire per chi fa ragionamenti, che ho visto (da persone laureate), del tipo “eh in Lombardia portavano il tricolore visto che scemi gli autonomisti” quando, e si studia anche alle medie, il tricolore nacque a Reggio (di Lombardia) unendo i colori civici di Milano con quello della Milizia urbana meneghina. L’ennesima dimostrazione di come siano stati, nei fatti, i lombardi a contribuire “al patto” e non l’inverso.
Anche questa poesia non è mai stata musicata.
Roeusa camuna
Ammetto di essere partigiano su questa poesia perché… l’ho scritta io! Ma non è un’autocandidatura poiché è stata proposta alcune volte nel mondo culturale lombardo come “inno lombardo”. Un onore decisamente esagerato, a mio parere, ma permettetemi di essere un po’ vanesio.
La poesia, abbastanza breve, è:
Fioriss in d'un camp verd Un fior d'antiga somenza 'Na roeusa bianca Daquada de l'aigua del Pò Sreppada de tane forestee Per onor o per danee L'ha poduu spantegàss E in di praa nos'c nass. E insci un fior el butta Vun a Pontida, vun a Legnan Vun a Beghem, Bressa e Milan Di alp pien de fiocca a Nord Finna i riv del Po Gh'è un fior sovran, liber e fort. Ingrassaa del ross sangh Di nemis, di oppressor Roeusa camuna, Lombarda speme.
Scritta in un mio esperimento di koiné lombarda, è incentrata sulla Rosa camuna, simbolo ufficiale della Regione e meno divisiva a livello di campanile di simboli milanocentrici, ma di quello abbiamo già parlato qui.
Ovviamente non è mai stata musicata, anche perché dubito che qualsiasi persona ragionevole voglia sentirmi cantare (😂), ma sarei ben contento se qualcuno lo facesse.