FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

Quello a cui gli entusiasti del Green Pass non pensano: riflessioni razionali di un vaccinato

Si può essere certamente a favore dell’uso della certificazione verde in alcuni contesti ad alto rischio di contagio, quali discoteche, eventi al chiuso o viaggi internazionali, al fine di semplificare i controlli.

Come già vi ho detto io sono vaccinato (Pfizer, per chi fosse interessato), ho fatto questa scelta dopo aver analizzato i dati e vi ho anche consigliato di vaccinarvi, insomma, non sono un no vax.

Eppure sono molto scettico sulle idee di green pass obbligatorio e simili amenità, per varie ragioni a cui, secondo me, molti entusiasti non pensano, nella foga della proposta e del “no vaxxe: sconfiggiuti”.

La ragione egoista: la comodità

Iniziamo con una ragione un po’ egoista: la comodità. Io, in quanto vaccinato, sono protetto dal vaccino, non dal non avere attorno non vaccinati.

Eppure, con questa politica, dovrei fermarmi, esibire il green pass ed eventualmente il documento di identità. No, non sto scherzando.

Prima, quando si usava il green pass per il viaggio internazionale o per alcuni grandi eventi, era un conto, ma più lo estendi più rischi di dover “passare la dogana” ogni giorno.

Se poi, come chiedono gli entusiasti, qualsiasi cosa che riguardi lo stare al coperto deve avere di mezzo il green pass la nostra vita diventerebbe una partita di Papers, Please. Mi immagino la scocciatura di essersi dimenticati a casa il documento quando il totem della metropolitana dice “scannerizzare green pass e documento di identità“.

Tutto ciò per convincere qualcuno di cui, tutto sommato, non ci frega niente a compiere una scelta libera, nonostante noi siamo protetti.

Mi si perdoni il paragone poco fine ma è come infilarsi ortaggi nel didietro per convincere qualcuno che la verdura fa bene.

La ragione sanitaria: davvero conviene isolare i no vax?

Mi fa sorridere che chi urlava al coprifuoco contro le feste private ora crede che con questo provvedimento i non vaccinati saranno isolati dalla vita sociale.

Semplicemente la faranno, senza alcun distanziamento, nelle case o nei ristoranti disubbidienti.

Tuttavia, se in un contesto normale i vaccinati possono fare da scudo, dato che normalmente non si contagiano e se si contagiano è difficile che diffondano granché, isolando i non vaccinati si crea terreno fertile per focolai ed eventualmente nuove varianti.

Mettiamola così: se ci sono dei bambini non vaccinati in una scuola secondo voi è più sicuro fare classi da 17 vaccinati e 3 non vaccinati o da 20 non vaccinati. Io, la seconda, la chiamo lazzaretto.

La ragione di privacy: una miniera di dati personali in mano a chi?

Uno dei supposti punti di forza del Green Pass è che non serve hardware specialistico per leggerlo, basta un qualsiasi smartphone.

Al contempo il Garante della Privacy ha detto che il QR del pass è una miniera di dati personali e che l’unico schermo tra questi dati e chi legge il QR è l’app, per questa ragione non si deve condividere il codice sui social.

Ecco, voi vi fidereste a fare scannerizzare questi dati sullo smartphone del figlio brufoloso del padrone del ristorante, pagato 80€, di una marca sconosciuta cinese che probabilmente ha qualche backdoor e con dodici giochini craccati?

Io, personalmente, no. L’acquisto di nuovo hardware dovrebbe essere una cosa fondamentale ma giustamente, dopo che i ristoratori sono stati tramutati in gendarmi dallo Stato che scarica il barile, non vorranno spenderci soldi sopra.

L’unica cosa da fare è sperare in bene…

La ragione informatica: il rischio che vada tutto a pelande

Voi carichereste su FB una scansione della vostra Carta di Identità? Ovviamente no, sapete che è un qualcosa da tenere nascosto e mostrare solo in alcuni casi specifici, dato che con una scansione di un documento di identità si possono fare cose molto poco carine.

È bene notare che con la carta di identità c’è una distinzione tra guardarla e scannerizzarla, ossia tra dare un’occhiata per alcuni dati (l’età per l’acquisto degli alcolici, ad esempio) e la scannerizzazione, mentre col Green Pass, per ovvie ragioni, questa differenza non esiste.

Ebbene, il Green Pass ha alcune caratteristiche interessanti che ne rendono relativamente semplice la clonazione:

  1. Il QR del green pass non richiede per forza app o altri meccanismi di verifica, tant’è che in alcuni paesi nemmeno esiste l’app e viene spedito via email
  2. Il QR è firmato digitalmente per l’intera durata del green pass, anche per permetterne la stampa e l’uso offline, e non viene rifirmato ogni tot giorni per prevenire abusi
  3. Non esiste un server centralizzato che viene avvisato di ogni uso del green pass per evitare abusi, rilevando ad esempio usi contemporanei

Il terzo punto, tra l’altro, è un’ovvietà: so che è il sogno di molti autoritari, ossia la maggioranza del Parlamento italiano, ma vorrebbe dire che lo stato ha una lista di dove va ogni cittadino.

Inoltre, se alcuni abusi sono evidenti, pensate allo stesso green pass usato alle 12:00 in un bar di Milano, alle 12:03 in un’osteria a Ferrare e alle 12:05, altre cose sono più sottili: prendere il caffè a Milano alle 10:00, mangiare a Firenze alle 12:10 e poi guardare un film a Roma alle 14:45 potrebbe essere una truffa come essere una persona che ha preso un Frecciarossa.

Non vorrei essere quello che riceve la telefonata “buongiorno, sono del Green Pass, abbiamo visto che alle 13:30 ha visitato un’hamburgeria a Rozzano e alle 14:15 un club per scambisti a Lissone, è legittimo?” 😉

Vabbè, tornando a noi, non esiste alcuna ragione pratica che impedisca di clonare un green pass: il mostrarlo solo a chi è qualificato è il principale strumento di sicurezza a nostra disposizione.

Ma più aumenta la platea dei verificatori più aumenta il rischio che qualcuno faccia cose losche. Tutto sommato già esiste il mercato dei green pass falsi, dove un complice dentro l’apparato sanitario falsifica i documenti necessari ad ottenerlo, ma costano, ci sono rilievi penali e se si scopre un complice è solitamente facile scoprire tutti i falsi emessi.

Con i green pass clonati, invece, i rilievi penali sono molto più dubbi, ed è più difficile scoprirli e revocarli. Chiaramente un green pass clonato non è potente quanto uno falso, dato che è a nome di chissà chi, ma nel momento in cui si prende una persona del proprio genere e con una data di nascita realistica non si potrà espatriare ma difficilmente si avranno problemi coi ristoranti.

Tra l’altro, come dicevo, non è difficile raccogliere green pass e clonarli: basta un’app modificata e l’app originale è anche open source. Non vedo affatto impossibile che qualche cameriere sottopagato, per arrotondare, installi una versione modificata dell’app che raccoglie green pass, che poi possono essere rivenduti per una decina di Euro o poco più.

E se tutti possono procurarsi un green pass è come se nessuno avesse un green pass…

E quindi?

Non si possono ignorare questi rischi e le problematiche derivanti dall’introduzione quasi universale del green pass. Ciò non significa che si debba rinunciare in toto ad esso, ma bisogna valutare il come per evitare che l’entusiasmo del “vacciniamo tutti grazie al green pass” non si tramuti in un boom di focolai dei non vaccinati, scatole girate dei vaccinati che non riescono a farsi leggere il pass e gente che va allegramente in discoteca senza tampone né vaccino perché si è comperata un green pass su Telegram.

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Informatico di giorno, spietato liberista che brama la secessione del Nord di notte. Con la libera circolazione, dato che amo la pizza.

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