Avrete sicuramente letto, in questi giorni, un post del genere:
La vera dittatura sanitaria è quando vi danno una visita dopo un anno ma se andate al privato è dopo una settimana
E, vi dirò, sono d’accordo! Solo che tutti quelli che lo condividono dimenticano sotto quale “regime” c’è questa “dittatura sanitaria”: un Servizio Sanitario Nazionale.
Il Servizio Sanitario Nazionale non lo scegliete, siete iscritti ad esso d’ufficio e non avete alcuna possibilità di rinunciarvi per un sistema differente. Se siete contribuenti, tra l’altro, lo pagate e non poco, dato che non pagate solo per voi ma anche per chi non lavora, per chi evade, per chi non sa cosa sia l’Italia ma ha un amico qui ed ha l’ottima idea di venire a farsi curare qui con un visto turistico che tanto paga Pantalone.
Per me dittatura sanitaria vuol dire essere costretti ad aderire a questa assicurazione chiamata SSN e poi, quando mostra i suoi limiti, non poter considerare un’alternativa e dover scegliere tra curarsi tardi con quanto si è già pagato o pagare una seconda volta per avere le cure che servono.
Dittatura sanitaria vuol dire, come accade in alcune regioni, potersi curare solo presso gli ospedali posseduti dal medesimo SSR, con il SSR che controlla l’operato del SSR stesso.
Parimenti, dittatura sanitaria vuol dire essere obbligati a fare centinaia di chilometri per cure necessarie, perché la propria assicurazione non ha una copertura decente, come accade a centinaia di migliaia di amici del Meridione.
Dittatura sanitaria vuol dire essere il sindacato che scende in piazza per tutelare il SSN, per fermare gli artigli regionalizzatori e privatizzatori ma poi scioperare perché il CCNL non offre una sufficiente copertura privata, creando disparità tra lavoratori.
Ma dittatura sanitaria è anche perdonare ogni critica al SSN con “almeno non lasciamo morire la gente come in America”, anche quando la critica è “perché abbiano fatto più di 120’000 morti di Covid?”
Dittatura sanitaria vuol dire, soprattutto, essere poveri e non avere alternativa quando si sente “la visita di cui ha bisogno è tra otto mesi”, perché non c’è nessuna cinghia da stringere per farla dopo due settimane al privato.
Per carità, in alcune regioni si sta meglio, esistono le cosiddette tariffe agevolate che offrono a un prezzo spesso di poco superiore al ticket visite a tempi intermedi tra il pubblico e il privato, ma anche qui, conviene a me che se devo scegliere tra 36€ di ticket e visita tra sei mesi e 42€ di tariffa e visita tra un mese scelgo la seconda, mentre per chi pagherebbe 0€ di ticket la scelta non è così ovvia.
Come molte dittatura nate per migliorare la condizione dei poveri e risolvere problematiche precedenti il SSN ha fallito palesemente nel primo obiettivo e ha risolto i problemi nel secondo, sostituendoli con altri.
Se la povertà sanitaria in Svizzera è quantificabile in un 2% della popolazione, tant’è che nemmeno si usa il termine povertà sanitaria, in Italia 1/4 della popolazione ha passato una qualche forma di povertà sanitaria, e sono dati pre-Covid.
E il sistema svizzero non è decisamente uno dei più generosi, dato che costa una fracca di soldi e i sussidi di Stato e Cantone sono un’eccezione.
In ogni caso, la condizione di copertura parziale che deriva dal non pagare la cassa malati, situazione che riguarda poche persone, è una situazione abbastanza ordinaria in Italia: hai a disposizione le cure solo per mali acuti o per malattie gravi, per il resto fai da solo. Questa, in Italia, l’ho sentita spesso…
Se siete contro questa “dittatura sanitaria” non potete che essere contro il SSN. E non ci sono scuse, perché i politici amano dare la colpa a questo, a quello o a quell’altro, ma i sistemi Beveridge sono così, in quanto a tempi d’attesa e accessibilità.
Persino i sistemi scandinavi, altrimenti ben funzionanti ma ispirati a basi simili ai modelli Beveridge, hanno di questi problemi. È insito nel sistema e c’è poco da fare.
Come per qualsiasi dittatura la soluzione non è più SSN ma meno SSN. Tanti Paesi in Europa hanno avuto, intorno agli anni ’70, problematiche simili a quelle create del sistema mutualistico italiano.
Ma hanno fatto delle riforme e oggi hanno sanità di ottima qualità. No, non come quella lombarda che ha buoni ospedali ma cade appena serve la sanità territoriale, ovunque. La ricordiamo tutti la gestione Covid tedesca prima che divenisse politica…
L’Italia impari da questi modelli, ne crei uno suo che coniughi le scelte più adatte alle sue necessità e mandi in pensione quello strano blob che è il SSN, un po’ pubblico un po’ privato, un po’ statale un po’ regionale, un po’ universale un po’ inaccessibile, un po’ autonomo un po’ telecomandato dalla politica, dopo quasi 45 anni di più o meno onorato servizio.
E che sia un modello federale. Nessuno deve imporre agli emiliano-romagnoli un modello che non piace loro. Saranno loro, un giorno, a decidere se cambiare, dato che un modello Beveridge in stile scandinavo è applicabile eccome in Emilia-Romagna.
Ma lo si faccia, perché se non lo si farà ordinatamente sarà semplicemente il crollo disordinato del SSN a decretare la sua fine, come accade in alcuni Stati dell’est Europa dove nominalmente esiste una sanità statale ma è così poco finanziata che hanno tutti un’assicurazione privata.
E non mi si dica “eh, ma i poveri”. Perché un povero è curato meglio nella stragrande maggioranza dei sistemi Bismarck che nei sistemi Beveridge. E, prendendo a riferimento alcune parti d’Italia, è anche curato meglio un povero Bismarck che un ricco Beveridge…