Così, oggi, in Svizzera c’è il “Freedom Day”: addio a mascherine ovunque, tranne che sui mezzi e negli ospedali, e al certificato COVID. Non siamo al totale abbandono delle limitazioni alla libertà personale, visto che per i positivi resta la quarantena, ma ci siamo vicini: se non hai il COVID, sei essenzialmente libero.
Qualche tempo fa peccai in ottimismo parlando di Svizzera, lo ammetto, ma il succo dell’articolo non cambia: se molti paesi in Europa – Italia in primis – sono andati dietro al modello cinese imponendo restrizioni draconiane alle libertà personali che avrebbero fatto impallidire alcune dittature particolarmente blande la Confederazione ha invece scelto di limitare principalmente la libertà d’impresa, una libertà importante ma che anche nei Paesi più liberali può essere limitata se necessario, invece di darsi alle restrizioni alla libertà personale.
Insomma, uno svizzero avrà saltato per qualche mese il ristorante, ma non si è mai trovato le strade militarizzate per sanzionare chi osava uscire a passeggiare alle 22:01, né a multare chi andava a fare la spesa senza autocertificazione.
D’altronde, è bene notare (visto che in Italia questo elemento è spesso ignorato), lo Stato aveva già limitato un’importante libertà di uno stato democratico: quella di associazione. Con una limitazione del genere, che per una società libera come quella elvetica non è roba da poco, parlare di limitazioni alle libertà personali sarebbe stato inaccettabile.
Si, qualcuno si stupirà: c’è chi tiene alle proprie libertà e non le sacrifica per vedere come va. Ci sarà una ragione, d’altronde, se l’Italia vive di uomini forti e si è fatta vent’anni con un grottesco maestro come dittatore mentre la Confederazione no, non trovate?
Per di più, in Svizzera, sarebbe stato anche difficile fare ciò che ha fatto l’Italia: da un lato, per farlo, devi militarizzare le strade, ossia il “ci vuole l’esercito” che tanto leggevamo all’epoca su Facebook, ma l’esercito svizzero è di milizia: difficile mettere un popolo contro sé stesso (Cattaneo dovrebbe compiacersi, nell’aldilà), dall’altro, se la politica avesse esagerato, il popolo l’avrebbe potuta esautorare con un referendum.
In ogni caso i Confederati, dopo averci dimostrato che una democrazia può fronteggiare il virus senza passare la linea che divide una nazione democratica da una autocratica (d’altronde, sapete quanto sarebbero sicure le strade se rinunciassimo a qualsiasi diritto? Se la sicurezza viene prima di tutto perché non adottare il modello DPRK?), hanno anche mostrato vari esempi di pragmatismo: un’informazione vaccinale molto interessante, con cartoni animati stilizzati, l’introduzione del pass vaccinale quando sembrava opportuno, con la stretta delle 2G con l’arrivo di Omicron (ma con il ritorno dei test gratis in vari casi, paragonare con chi parlava di “costo psicologico del tampone”, salvo poi imporlo a tutti) e, quando ci si è resi conto che, tra vaccini e tutto, Omicron come minaccia pubblica è davvero ridotta si torna liberi: niente “teniamo il green pass oltre giugno come meccanismo premiale”, super green pass per lavorare anche da soli, decreti urgenti programmati settimanalmente o “gradualità”: si torna liberi.
Io, personalmente, sarei stato meno marcato in alcuni casi, favorendo l’economia, e avrei avuto un approccio meno prudente con Omicron. Ma mi pare evidente che la Svizzera abbia dimostrato che è possibile rispondere al COVID, provando a limitarne la diffusione, mantenendo i principi base di una democrazia liberale intatti.
Infatti, per la Svizzera, le prossime elezioni saranno come tutte le altre. Potrete dire lo stesso dell’Italia o le libertà messe in discussione ieri e oggi potranno essere messe in discussione domani?