La curva, in Svizzera, è già piegata. In un territorio grossomodo paragonabile alla Lombardia i numeri sono di un’ordine di grandezza inferiore e l’ormai noto indice Rt è crollato con una rapidità impressionante rispetto all’Italia.
Tutto ciò senza alcun lockdown. Al massimo, solo in alcuni cantoni e con obiettivo di salvarsi la stagione invernale, alcune misure in stile tedesco comunque meno restrittive della nostra zona arancione.
Certo, i media italiani, in pieno trip alla Pyongyang, hanno parlato della Svizzera come fosse un lazzaretto a cielo aperto, dove i malati dovevano aspettare fuori dagli ospedali a causa dell’esaurimento delle terapie intensive: eppure nel Paese elvetico non si è visto nulla di ciò, nel mentre queste cose accadevano, realmente, in Italia.
E così, mentre il governo del Belpaese (citazione necessaria) gioca a chi si inventa la misura più restrittiva per dare un segnale di severità la Confederazione – e soprattutto i Cantoni – meditan su come riaprire quel poco che è stato chiuso, facendo incazzare non poco il governo italiano che addirittura pretende una chiusura europea dello sci.
Solita logica italiana: se qualcuno fa meglio, bisogna steccarlo.
La Svizzera ha una buona sanità – anche se costosetta – ed anche una buona sanità territoriale, anche se forse non quanto quella tedesca.
Ma sarebbe ingenuo dare tutti i meriti al federalismo: sappiamo bene che le sanità federali abbiano tendenzialmente una marcia in più, ma c’è anche altro… specie nella mentalità del governo.
Per Roma la parola d’ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti: repressione!
L’esecutivo a guida Conte vive di dogmi, come quello del coprifuoco e dei novelli Gian Giacomo Morra che si fanno un giretto fuori comune e reprime particolarmente queste violazioni, fregandosene ampiamente di cose più rischiose.
Anzi, oserei dire, favorendole. Il governo è un ottimo alleato del coronavirus. Alla fine, con le sue limitazioni orarie, per ogni persona che rinuncia a fare qualcosa altre nove rischiano assembrandosi nell’orario ammesso aumentando il rischio.
Il governo elvetico (si intenda in senso largo), invece, sembra voglia mantenere al sicuro i propri cittadini e non la propria immagine di versione sfigata di Erich Honecker e quindi prende passi per proteggerli rendendo più sicure possibili le attività e interviene più duramente solo se strettamente essenziale.
Così, mentre l’Italia si crogiola nelle sue restrizioni e ne chiede ancora, così da soddisfare l’animo leccalockdown della parte più rumorosa dell’elettorato, la Svizzera si prepara a ripartire, senza aver ucciso l’economia, senza aver ucciso le persone.
La zona rossocrociata ha battuto la zona rossa.