FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

Manuale di autodifesa dai neoborbonici

Mi rifiuto di definire certa gente meridionalista. Meridionalista era Don Sturzo, che aveva da dire ciò:

Eppure, il movimento meridionalista negli ultimi anni ha preso una piega ben chiara, una piega statalista, anti sviluppo, alle volte facendo pappa e ciccia con i comunisti. Si, fa ridere vedere gente con la falce e il martello che difende una monarchia assolutista, però l’accoppiata “FGC”/”like a Pino Aprile” è più diffusa di quanto si pensi.

Comunque, la loro visione del mondo è quantomeno… Particolare. Così particolare che, se non siete allenati, potrebbe essere difficile ribattere: d’altronde, è come se parlando di chimica arrivasse uno a dire che tutto il mondo è fatto di polvere di fata, non si può ribattere ad una minchiata del genere senza prepararsi.

Dicono così tante minchiate che, normalmente, nemmeno li chiamo neoborbonici ma neominchionici.

Visto che amo i miei lettori e tengo alle loro sinapsi mi son sacrificato io, bruciando un po’ di neuroni per capire ciò che pensano, renderlo digeribile per chiunque abbia un QI a doppia cifra.

Alla base del loro pensiero ci sono essenzialmente due punti:

  1. Il Regno delle Due Sicilie era ricchissimo ed è stato depredato dal Nord dopo l’unità
  2. Ancora oggi il Nord deruba di miliardi di anni – nessuno concorda sulla somma esatta – il povero Sud

La prima affermazione è fortemente contestata dagli storici, ma anche fosse vera non vorrebbe dire granché, né vorrebbe dire che per forza che l’impoverimento è dovuto al Nord, né che se si è particolarmente ricchi in un momento tale ricchezza debba restare per diritto.

L’economia, infatti, non è un gioco a somma zero: credere che se Milano è cresciuta economicamente deve averlo fatto a spese di qualcuno vuol dire non avere le basi più elementari dell’economia. Molto più probabile che il rallentamento economico derivi da policy sbagliate, come già si faceva notare cent’anni fa: Roma ha sicuramente abbondato con esse, ma anche la politica locale ci si è messa bene. Un esempio del genere? Il Venezuela, passato in pochi anni da uno dei Paesi più ricchi della sua zona a inferno grazie a politiche folli.

Ma in confronto al secondo punto il primo sembra alta scuola economica: sapete come il Nord deruberebbe il Sud di decine, se non centinaia, di miliardi l’anno?

Vendendo roba al Sud. Giuro, secondo loro se un’azienda agricola del Meridione acquista un trattore da un’azienda meccanica del Settentrione il Nord ha dunque un debito da ripagare per il valore del trattore, così per qualsiasi altra cosa: se il Meridione spende in un anno al Nord 100 miliardi per loro il Nord deve quindi 100 miliardi al Sud.

Verrebbe semplice fare qualche battuta sul liceo, ma queste conoscenze sono da scuole elementari, appena prima della fatidica domanda “ma maestra, perché non stampiamo soldi per tutti così tutti son ricchi”: se spendo 100€ al supermercato mi danno in cambio merce che io valuto circa 100€, non è che ho regalato quella somma al supermercato e devono risarcirmela.

Questa gente vorrebbe insegnarci come funziona il mondo e non capisce che se il Sud spende al Nord tot Euro riceve in cambio servizi, merce o altro per tot Euro. Poi se dico che la loro ideologia è una minchiata qualcuno se la prende.

Non son certamente solo queste le convinzioni bislacche dell’ideologia neoborbonica e affiliate: una molto nota, brevemente trattata qui qualche tempo fa, è che se domani il Nord se ne va allora vedrà un declino, visto che beneficia dall’immigrazione dalle altre Regioni.

Tralasciando che mi sembra molto il solito discorso “$stato_con_tasse_basse è cattivo e ci ruba lo stato sociale“, l’unica risposta sensata è “ma sei coglione?”

Letteralmente, è l’unica risposta possibile che abbia un minimo di senso. Con che faccia si può dire di pensare, in un’Europa sempre più globalizzata dove è normale nascere in uno Stato, fare l’università in un altro e lavorare in un altro ancora, che uno Stato indipendente non possa più beneficiare dell’immigrazione?

Capisco che molti neoborbonici son quelli che si iscrivono a filosofia a Milano e quando scoprono che una stanza a 100 metri da Via Festa del Perdono costa 600€ iniziano a dar la colpa al neoliberismo assassino invece che prendere un bilocale a Muggiano per lo stesso prezzo, ma mica tutti hanno paura di fare qualcosa all’estero con un pelo di intraprendenza, eh.

Ma anche con un po’ di cervello: dite che un laureato in ingegneria di Napoli rifiuterà un posto di lavoro a Milano ben pagato? Qui abbiamo la Svizzera a due passi e ce n’è di gente che va a lavorare lì…

Senza parlare poi della totale idiozia di chi pensa che se improvvisamente gli Appennini divenissero un confine la gente d’origine meridionale prenderebbe e tornerebbe a casa: abbiamo visto bene con la Brexit come la priorità del cittadino medio sia quella di avere le carte in regola per poter restare, non mollare tutto come mera rivalsa a spese proprie.

Parliamo poi di chi è da anni qui e dice robe del tipo “non tornerei mai al Sud, manco in vacanza” o “non vivrei più al Sud, son troppo teroni”? Gente del genere probabilmente firmerebbe la secessione, altro che preparare i bagagli.

L’argomento del beneficiare dall’immigrazione è un argomento populista che serve a far compassione, come quando si dice agli Stati UE rigoristi che “eh, ma le vostre università son piene di nostri cervelli in fuga” o “siete ricchi solo grazie ai soldi evasi dalle nostre imprese”. Sono argomenti ridicoli, che servono a far sentire in colpa l’altro per concedere. Se l’altro ha un minimo di cervello sa come rispondere, solitamente beccandosi come risposta un delirante commento sessuale: chi non ha mai sentito detto a un tedesco un “eh, a Riccione però ci scopiamo le vostre donne”, che sempre più viene riadattato in “eh ma alle donne del Nord piace il cazzo del Sud”?

Dev’essere la cultura della Corte Borbonica, erede diretta della scuola siciliana.

Parecchio interessante è anche la posizione ambigua dei neoborbonici sulle cose che dovrebbero essere alla base di un movimento indipendentista.

Ad esempio, i movimenti indipendentisti di solito vogliono l’indipendenza o, quantomeno, un certo autogoverno: i neoborbonici, invece, hanno una strana fiducia nel governo centrale italiano, che sarebbe a detta loro la soluzione di ogni problema.

È quello che chiamo indipendentismo adolescenziale: vogliono essere liberi di fare quel che vogliono in cameretta ma la paghetta dev’essere precisa, ogni settimana e sufficiente per andare in discoteca due volte a settimana.

Poi, vogliamo parlare del bispensiero per cui il Nord vive derubando il Sud e se se ne andasse perderebbe tantissimo, ma se il Nord chiede l’autonomia, ossia si offre volontariamente di fare da sé senza derubare i poveri forestali siciliani, si inizia a sbraitare, parlando di apartheid e di ennesimo furto ai danni del Sud?

Ovviamente i leader del movimento non sono scemi: la politica è un gioco, sanno bene che devono raccontare la favola del Sud ricchissimo che viene derubato per ottenere consenso ma, al contempo, devono trovare una scusa per dire che ogni mossa che responsabilizzarebbe il Sud è peggio delle leggi di Norimberga, così da poter continuare, diciamolo chiaramente, a “chiagne e fotte”.

Dubbi vengono sui sostenitori, su quella che potremmo definire bassa manovalanza: come è possibile sostenere contemporaneamente posizioni completamente opposte come l’equiparare chi va a lavorare al Nord ai deportati ma poi dire che se una Regione del Nord vuole farsi i concorsi regionalizzati è l’apartheid?

Bisogna però stare attenti a non gridare sempre al neoborbonico. Ad esempio, ci sono persone interessate alla storia dell’epoca, addirittura un po’ nostalgiche. In ciò non c’è nulla di male, spesso è semplice attaccamento al territorio.

Così come c’è gente che parla degli errori del governo italiano in era post-unitaria. Neoborbonici? No, quella è storia: si sa che la gestione del divario economico italiano sia stata praticamente inesistente, visto che i politici piemontesi erano a mala pena in grado di governare il proprio staterello, figuriamoci uno così grande e variegato.

Così come ci sono i neoborbonici che si vergognano: dicono di rifiutare la narrazione storica del movimento, ma poi adottano in toto la loro narrazione socio-politica, chiedendo più Stato, più sussidi, più redistribuzione e bla bla bla. Purtroppo per loro, la narrazione storica è una blanda legittimazione del restante piagnisteo pensiero politico, quindi adottare la visione sociale senza quella storica è un po’ come ordinare sei hamburger, ma poi prendere la Diet Coke…

In ogni caso, l’autodifesa dai neoborbonici si può sintetizzare in tre punti:

  1. Non entrateci in contatto. Hanno la testa tarata, non sarete voi a far cambiare loro idea. Vi farete solo il sangue amaro
  2. Se proprio dovete, sappiate cosa pensano e mantenete la calma. In ogni caso penseranno di aver vinto la discussione, ma se li mandate a cagare per direttissima, per quanto se lo meritino
  3. Studiate la vera storia socio-economica del Meridione e del suo rallentamento economico: se c’è qualcuno che può iniziare a credere alle favolette neoborboniche, una spiegazione pratica, più convincente, può aiutarlo a tornare sulla retta via

E ricordate che neoborbonico è chi il neoborbonico fa, ossia chi imputa tutti i mali del Meridione a un ipotetico nemico esterno (per i neoborbonici comunisti corrisponde spesso all’Uomo Bianco Etero del Nord) e che crede che più soldi sia la soluzione a tutto. C’è tanta gente brava, anche nel mondo autonomista e indipendentista, al Sud,

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Informatico di giorno, spietato liberista che brama la secessione del Nord di notte. Con la libera circolazione, dato che amo la pizza.

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