FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

Il paradosso Macron: il Salvini francese che piace ai liberali e ai socialisti

Leva obbligatoria, protezionismo commerciale, proibizionismo sulle droghe leggere, intervento dello Stato per tutelare determinate imprese ed impedire che espatrino o che siano acquistate da stranieri, tutela incondizionata delle forze dell’Ordine e leggi contro le manifestazioni: per quanto sorprendente non stiamo parlando di Salvini ma del rampollo del liberalismo europeo: Macron.

Da cittadino (purtroppo) italiano ho anche una certa convenienza che Macron venga rieletto presidente della Francia, è francamente l’unico in grado di far muovere il c**o all’Europa in campi come la difesa e l’energia. Ma, sia chiaro, parliamo di una convenienza strategica, c’è una certa differenza tra questa affermazione e lodare senza condizioni l’inquilino dell’Eliseo.

Ciò che mi fa scompisciare, e dubitare della salute mentale di un po’ di gente, è appunto il fenomeno del fangirlismo squirtante nei confronti di Macron, da gente che poi dava del fascista a Salvini per la leva obbligatoria, parlava di protezionismo come vilipendio al mercato e quando han segato il referendum cannabis ha parlato di Italia incivile.

Non me la prendo con chi quando venne eletto sperava in lui: i politici tradiscono spesso (anche se con Macron potevamo immaginarcelo…), ma con chi nonostante cinque anni di governo faccia finta di nulla.

Specie se manco vive in Francia: sembrano un po’ quelli che dal loro salotto di Pistoia facevano i fan sfegatati di Trump ed erano convinti che da un momento all’altro la Guardia Nazionale avrebbe arrestato Biden per rimettere su il presidente legittimo eletto dal Popolo.

Poi, per carità, Macron “ha fatto anche le cose buone”: ha aperto alla tutela delle lingue regionali, ad esempio, e si è mostrato a favore della critica alla religione, ma anche Salvini ne ha fatte, diciamocelo chiaramente.

Mi piace scherzare chiamando Macron “Salvini ma europeista” o “Salvini ma con un passato in banca e non al Burghy”, ma la verità è ben più banale: la politica francese è diversa dalla nostra, ben più nazionalista, quindi anche politici che Oltralpe possono essere considerati centristi liberali per gli standard di altri Paesi non lo sono.

Ovviamente chi non tifa queste cose le capisce e se magari auspica la vittoria di Macron per ragioni strategiche non inizia a delirare a destra o a manca di modello per tutti, di “ci serve un Macron anche qui” e simili.

Un po’ come si potevano sostenere i Deng Xiaoping e gli Alexander Dubček perché provavano a dare un futuro migliore a chi viveva in una viziosa dittatura ma senza voler vivere nel socialismo dal volto umano o con caratteristiche cinesi, ecco.

Nel mentre mi diverto in un modo semplice: dico a qualche liberal le “salvinate” di Macron imputandole a un politico di destra europeo, sento gli strali e poi dico che è stato il presidente francese…

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Informatico di giorno, spietato liberista che brama la secessione del Nord di notte. Con la libera circolazione, dato che amo la pizza.

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