Avrete sicuramente letto della bidella pendolare, che viaggerebbe ogni giorno da Napoli a Milano per lavorare in un liceo artistico. La ragione? Vivere a Milano costa troppo. Ora alcune fonti di verifica dei fatti stanno mettendo in dubbio questa storia, ma la prima reazione è stata abbastanza unanime: eh poverina, eh la dignità del lavoro, eh ma la costituzione, eh ma serve una legge per cambiare questo capitalismo (qualcuno direbbe “di velocità”) e bla, bla bla.
Prima di tutto… Lo sapete che non è COSÌ irrealistica come storia? Non pochi, specie per quello che riguarda il personale ATA, vogliono stare al Nord il minimo indispensabile per poter avere il diritto di tornare al Sud, se ci fosse una congiuntura temporale abbastanza favorevole potrebbe aver senso fare il pendolare, anche perdendoci economicamente, con la garanzia poi del posto fisso a casa. D’altronde, ci sarà una ragione se l’Italia ha più di 130’000 bidelli, nonostante abbiano sempre meno ruoli e competenze.
Se queste cose non vi passano nemmeno per l’anticamera della testa, beh, devono essere gli effetti dell’autonomia differenziata nella scuola: voi avete imparato l’essere somari, loro quello.
Secondo punto: Milano è indubbiamente costosa, ma non esiste solo lei. Nel momento in cui l’alternativa è letteralmente Napoli-Milano praticamente tutta la Lombardia, mezza Emilia e mezzo Piemonte sono meglio. E nei paesini si paga molto meno, inoltre l’argomento della non eccelsa prestazione del sistema ferroviario lombardo diventa molto meno rilevante quando si considera la durata del viaggio Napoli-Milano.
Terzo punto, l’argomento che ciò dimostri chissà che necessità di intervento statale è fallace. Da un lato, dimostra che abbiamo il diritto e il dovere di gestire da noi la nostra scuola, così che lavori nell’interesse dei nostri studenti e non come centro di collocamento per il Meridione.
Dall’altro, considerando che uno stipendio da bidello è altamente desiderabile nel Meridione ma fondamentalmente inaccettabile nelle grandi città del Settentrione per quale diavolo di ragione dovrebbe essere lo stesso? Insorgono, per puro orgoglio nazionalista e clientelismo, quando lo si propone delirando di dare differenti valori a differenti regioni, eppure difficilmente accetterebbero di essere pagati come un bidello della provincia romena. Allora forse un romeno vale meno di un italiano? No, perché se il romeno lavora in Italia prende un salario italiano, idem se un italiano va a lavorare in Svezia, viene pagato da svedese. Non si misura il valore di una persona ma il costo di vivere nel territorio.
Quando esisterà un partito che invece di parlare di negri, zone 30, monopattini elettrici, più stato e simili parlerà di questo fatemi un fischio.