FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

Beccaria e le armi: se il solo garantismo è essere complice dei delinquenti

Una delle cose che accomuna sinistra e destra in Italia è, senza ombra di dubbio, il mantra del “più pene per tutti”, poi certo, la destra è panpenalista e pensa di risolvere qualsiasi male della società con un nuovo reato – con buona pace di Carlo Nordio – mentre la sinistra ci chiede di perdonare e capire chi rapina col coltello ma chiede dura detenzione per chi odia online, dice cose razziste, omofobe o diffama: alla fine, hanno solo una diversa definizione di mali della società, molto allineata al motto “la penna fa più male della spada”.

In tutto ciò, le condizioni delle carceri e il generale andamento del sistema di giustizia porta tanti ad appellarsi all’insegnamento di Cesare Beccaria, il grande filosofo milanese che con le sue teorie diede un grande contributo all’evoluzione del campo del diritto. Che si parli di trattamento dei detenuti, di diritti nel processo, di detenzione preliminare, non c’è caso in cui nel mondo garantista – una galassia di associazioni e personalità liberali, libertarie, socialiste, europeiste e simili – non si commenti uno di questi temi con una sua dotta citazione.

Tranne in un caso: quando si parla di diritto a difendersi. In Dei Delitti e delle Pene il quarantesimo capitolo, “False idee di utilità“, è quasi interamente dedicato a ciò: potete leggerlo, è in un italiano che è un’esperienza tutta sua, ma il succo del discorso è semplice…

La legislazione restrittiva sulle armi disarma praticamente solo il cittadino onesto che ha timore della legge. Chi ha già intenzione di violare una delle leggi “maggiori”, quali quelle contro il furto, la rapina, la violenza o l’omicidio, certamente non si farà fermare da una limitazione “arbitraria” al porto d’armi. In buona sostanza, il cittadino onesto viene presunto reo e lasciato incapace di difendersi, mentre il delinquente vero non avrà alcuna reale limitazione al suo capriccio di offendere.

Nel paese dove “rapina col coltello” è una notizia giornaliera com’è notizia “Coltellino svizzero nel marsupio, scout condannato a pagare 23mila euro”, non possiamo certamente negare che Beccaria un punto ce l’avesse, per quanto ovviamente non abbia analizzato le dovute regolamentazioni: se permettessimo ad ogni onesto cittadino di andare a comprare una pistola senza addestramento né nulla la notizia del giorno, banalmente, sarebbe il bollettino di chi si è sparato nel piede, o peggio. Infatti, non è quello che chiedono le associazioni di legali detentori di armi, di cui abbiamo ascoltato le posizioni qualche tempo fa in live.

In ogni caso è palese lo squilibrio tra l’onesto cittadino, armato al massimo di spray urticante, e il delinquente, che può girare con ciò che vuole, tanto verrà scoperto quasi sempre solo dopo che ha commesso il reato.

Questo semplice punto, logico e lineare, sembra non arrivare però in quel mondo garantista, che pare si sia fermato al capitolo trentanove del saggio di Beccaria: non faccio nomi, ma è ben chiaro come sia fondamentalmente anti-armi e anti-difesa, tra “le armi non sono la soluzione” e “più armi vuol dire più reati” (pure se si parla di armi da caccia!).

Sono perfettamente d’accordo sul trattare bene i detenuti, sia per ragioni morali che pratiche: chi tratta umanamente vede minori tassi di recidiva e un reinserimento migliore in società. Anzi, ritengo che una delle peggiori conseguenze della secolarizzazione della società sia l’aver dimenticato l’evangelico “ero in carcere e siete venuti a trovarmi, un invito cristiano all’amore anche verso gli ultimi degli ultimi, sostituito da un rabbioso odio verso il delinquente.

Ma, parimenti, non si può pretendere che chiunque porga l’altra guancia, specie quando quest’altra guancia è il proprio legittimo guadagno, la propria integrità fisica o addirittura la propria vita! Predicare dunque i – sacrosanti – diritti del criminale una volta catturato e condannato ma negare quelli del cittadino onesto, che si suppone abbia il diritto di condurre una vita il più serena possibile, a difendersi vuol dire essere dalla parte del delinquente, sempre e comunque, rendendo il cittadino timoroso della legge la vittima designata.

Ma tra giustizia ed essere dalla parte di chi ha torto e usa la violenza come propria espressione criminosa c’è il mondo e ce l’ha dimostrato proprio Beccaria: dare una carezza al reo con una mano tenendo la spada nell’altra è giustizia, dare una carezza mentre con l’altra tieni ferma la vittima è essere complici.

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Informatico di giorno, spietato liberista che brama la secessione del Nord di notte. Con la libera circolazione, dato che amo la pizza.

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