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Il Papa è morto: viva il Papa?

Papa Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, è morto.

La reazione popolare ci dice che la religione è ancora importante nella nostra società, seppur in modo diverso, più come fenomeno culturale e sociale che come ricerca della suprema verità. C’è il solito gruppo di laicisti incattiviti che, desiderosi di uno stato appena più tollerante delle religioni della Cina di Mao, si lamentano, ma per la maggioranza della popolazione, anche non particolarmente praticante, la morte di un Papa è un evento che sollecita emozioni di dispiacere e raccoglimento.

In questo devo dire di provare un certo rispetto per chi va controcorrente e non ha problemi a dire di avere stappato quello buono, specie se lo fa con senno: non è un mistero che molte delle cose a cui lui si opponeva sono considerate da tanti diritti umani di estrema importanza. Ricordiamo i medici abortisti sicari? O il gender “pericolosissimo sbaglio della mente umana”?

Per chi ritiene che questi siano diritti umani, Papa Francesco era un nemico dei diritti umani. Quando muore un nemico dei diritti umani di solito non ti metti a lodarlo, è già tanto se non festeggi. E francamente preferisco l’onestà intellettuale di chi è felice del suo decesso a chi dipinge Francesco come una sorta di Che Guevara “che ha detto che ogni vita conta. Ogni. Anche quella di chi fugge. Anche quella che il mondo non vuole vedere”, salvo dover tacere quando questa vita è nel grembo materno perché non saprebbe come conciliare la posizione del Pontefice con la propria.

In generale, questo Papa è piaciuto molto fuori dalla Chiesa mentre ha creato molto dibattito all’interno di essa. Ma dell’ammirazione degli atei e dei “credo in Dio ma non nella Chiesa” ce ne facciamo poco nel momento in cui la Chiesa non è l’associazione di promozione sociale ma una comunità di istituzione divina che ha come ruolo la salvezza delle anime e l’evangelizzazione.

Francesco è stato preceduto da due giganti: Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Il primo amatissimo, probabilmente più di lui, che ci ha lasciato una teologia del corpo di straordinario valore; il secondo un po’ meno amato, ingiustamente ritenuto duro forse per la sua teutonicità ma in realtà persona estremamente dolce e umana, il cui contributo filosofico e teologico è incredibile: le sue considerazioni sulla libertà umana trascendono il teismo e il suo ammonimento sulla dittatura del relativismo è stato senza ombra di dubbio profetico. Ma il bavarese non era un comunicatore per le masse: molte delle presunte “rivoluzioni” di Bergoglio (una su tutte, la castità da non intendere come astinenza) sono dottrina della Chiesa da tempo, lui è stato in grado di comunicarle in modo efficace e comprensibile alla popolazione, ma spesso semplificando così tanto il linguaggio da risultare quasi errante alle orecchie dei più esperti.

Il punto centrale del pontificato bergogliano è stato la misericordia, sin dal suo motto. Il Giubileo della Misericordia, i missionari della misericordia… Il che è ovviamente un bene in un’epoca in cui molti cattolici hanno deciso in autonomia che la confessione non serve, perché tanto io non sono peccatore, io mi confesso direttamente col Capo e comunque che male c’è se quando vado a Messa prendo la comunione?

Questa sua attenzione per la misericordia, talvolta criticata dai confessori più esperti che la ritenevano sull’orlo del misericordismo, era sicuramente figlia di una grande umanità. Una grande umanità che forse l’ha portato a voler risolvere troppi problemi terreni attraverso la Chiesa.

Ma se i problemi terreni possono essere risolti da una moltitudine di entità, solo la Chiesa può occuparsi di salvezza eterna. E come nessuno cerca la via, la verità e la vita in Emergency, in Amnesty International o nel Rotary Club, nessuno cercherebbe un significato nella Chiesa sociale, che risulterebbe una semplice associazione umana con sedi di rilievo artistico e i cui esponenti ogni giorno si riservano tre quarti d’ora per fare una strana cerimonia vestiti da romani del quarto secolo.

Io spero che il prossimo Papa sia il Papa della Chiesa cattolica. Che porti avanti il ministero che esclusivamente può portare avanti il successore di Pietro con la sua Chiesa. Che lo faccia anche portando avanti le buone opere di Francesco, come nel campo dell’ecumenismo e della misericordia, ma anche chiarando i punti bui e non compromettendo le verità di fede per ottenere buon credito presso il mondo.

Il Papa non può abdicare a compiti temporali, non potrebbe come capo della più rilevante religione del mondo, né potrebbe farlo per via del potere temporale e di diritto internazionale della Santa Sede. Ma ancor di più non può abdicare ai compiti spirituali che solo la Chiesa può adempiere.

Il cristianesimo non è solo essere genericamente buoni, genericamente attenti al prossimo e genericamente vicini ai più deboli: è un preciso sistema valoriale e di idee, un sistema che va ben oltre la realtà corrente terrena. Se ci si appiattisce al mondo in toto per essere accoglienti con tutti, come sostanzialmente vorrebbero fare alcuni progressisti, specie in un mondo “che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”, sempre più nemico dei valori cristiani quando è conveniente, è la fine della Chiesa cattolica.

Ma anche una chiusura totale nel nome della tradizione, che si limiti ad una Chiesa matrigna che afferma valori e basta, senza guidare le anime e che crede che tutto si risolva con il ritorno della Messa Vetus Ordo è vivere in un’illusione, nella speranza dei “bei tempi andati”: saranno pur belli, ma sono andati, e sono andati per una o più ragioni.

Il lavoro del Romano Pontefice dev’essere quello di guidare una Chiesa che salva le anime nella verità e nella carità, non guidare una ONG sociale, né guidare un club dei perfettini che sa solo dire parole di condanna. Soprattutto, il Papa non è un influencer che deve ottenere credito sociale da persone che non sono in alcun modo interessate alla missione salvifica della Chiesa facendo gesti simbolici, né chi non è interessato alla missione della Chiesa dovrebbe cercare la sua approvazione: del Papa della Gente ce ne facciamo il giusto. Ci serve un Papa di Cristo.

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Informatico di giorno, spietato liberista che brama la secessione del Nord di notte. Con la libera circolazione, dato che amo la pizza.