FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

Sala e la sanità: abbiamo un nuovo follower?

Anche Sala si unisce alle voci che chiedono una riforma della sanità lombarda. Immagino che qualcuno già si starà aspettando qualcosa di estremo, del tipo nazionalizzazione della sanità o vendita all’Islam, ma in verità si tratta di un piano interessante e con una certa enfasi sui territori.

Non è perfetto ma ci rivedo alcune delle mie proposte del libro Riforma Bismarck: la cura per la sanità lombarda che ho scritto qualche mese fa. Che il sindaco Sala abbia una copia stampata de La Voce del Nord tra il giornale? 😜

Non tutto è oro quel che luccica, ovviamente: ci sono delle parti naif e delle parti da sistemare, ma bisogna constatare con piacere che l’opposizione non si oppone e basta ma propone. Non esiste, in sostanza, solo chi crede che la miracolosa mano visibile dello Stato porterà ordine come in Calabria, anzi…

Analizziamo le proposte del Sindaco.

La parte naif: l’agenzia per l’innovazione

Ok, lo dicevo che qualcosa non andava ma nessuno è perfetto. Il Sindaco, infatti, propone un’agenzia governativa per l’innovazione sanitaria, con particolare interesse per la telemedicina.

Onestamente non so quanto il governo, nazionale o locale, possa fare innovazione sanitaria. Non per malafede o altro, semplicemente perché non hanno il campo per farlo.

Israele, dove la telemedicina è la norma ed è avanzatissima, non ha avuto bisogno di chissà quale agenzia: è stato il sistema stesso, basato su una concorrenza tra fondi malati, a portare a tale innovazione e in Italia, come accennavo in uno scorso articolo, a fare da apripista è spesso il privato.

In sostanza dubito che un’agenzia statale possa davvero portare modernità nella sanità più di quanto possano fare le stesse entità sanitarie lasciate libere di lavorare.

La parte seria: il territorio

La proposta territoriale del Sindaco è riassumibile in due punti:

  • Passaggio di alcune funzioni saniterie ai comuni
  • Più potere decisionali dei sindaci nella sanità

Nel mio libro scrivevo:

La proiezione territoriale è, in tutte le Regioni, nei fatti una
proiezione politica, visto che i direttori sono di nomina del governo regionale.
Queste due cose creano assieme un pessimo combinato disposto: oltre ad una sanità poco vicina al territorio si crea una sanità poco legata ad essa e più vicina alle sale del potere che a quelle operatorie.
La soluzione ideale? Rendere la sanità territoriale locale e partecipativa. Provate a immaginare se al posto di qualche ufficio nelle ATS essa fosse rappresentata da consorzi locali che sono autonomi nell’organizzarsi e che nominano i propri dirigenti sotto supervisione di sindaci e consiglieri comunali dei comuni coinvolti.

Proseguo, anche, parlando di come una gestione del genere sarebbe meno propensa al controllo politico di una sola parte.

Capirete quindi che non posso che essere a favore della proposta di Sala di una centralità dei distretti territoriali amministrati non da un delegato regionale ma dai territori stessi.

Al contempo, però, l’idea di un consiglio di indirizzo fatto dai sindaci di capoluogo, per quanto possa essere un primo passo, potrebbe anche preannunciare non una gestione realmente territoriale – che deve necessariamente coinvolgere anche i piccoli comuni e, possibilmente, i loro rappresentanti eletti – ma anche una semplice “supervisione” territoriale: meglio di niente, per carità, ma ben lungi dalla vera sanità territoriale che ha aiutato così tanto la Germania.

Per i più municipalisti, inoltre, segnalo come non sia affatto impossibile gestire anche gli ospedali a livello territoriale: in Finlandia lo fanno, i comuni si riuniscono in distretti sanitari che amministrano gli ospedali e tali distretti poi, assieme alle università, gestiscono gli ospedali specialistici ma non è, a mio parere, una reale priorità: gli ospedali possono gestirli in tanti, la sanità territoriale ha un solo legittimo protagonista: il territorio.

La parte intrigante: il percorso di cura

La Riforma Maroni ha praticamente creato una cortina fumogena tra il pubblico e il privato rispetto alla sostanziale equiparazione del modello formigoniano e quindi concordo con l’idea che sia ora di rivedere quella parte.

E trovo decisamente intrigante, e in linea comunque con quello che attualmente la sanità lombarda ha (la presa in carico), la sua idea su una delle possibili riforme ossia legare parte del pagamento ai risultati del percorso di cura.

Non si può abbandonare il modello a prestazione, ovviamente, è l’unico argine alla distruzione. Lo si può migliorare? Certo.

E valutando che le malattie croniche contano per una parte non indifferente del bilancio penso che, sì, l’idea di Sala non è affatto infondata e che mi piacerebbe vederla in campo, almeno sperimentata localmente e, se di successo, estesa in tutta la Regione.

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Informatico di giorno, spietato liberista che brama la secessione del Nord di notte. Con la libera circolazione, dato che amo la pizza.

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