FEDERALISMO & INDIPENDENZA | Approfondimento Politico

Come sono divisi gli italiani?

Credo che uno degli emblemi della differenza di mentalità sul tema dell’unità italiana sia stato, nel primo periodo del Covid, vedere nella stessa trasmissione Mario Giordano che, contrariato dalle ripartenze differenziate, cancellava le Regioni dicendo che l’Italia è una, e Vittorio Feltri che se ne esce con l’ormai celebre “credo che i meridionali in molti casi siano inferiori”.

Ma, alla fine, chi ha ragione? Chi cancella i confini regionali o chi li rinforza? In sostanza, l’Italia, è veramente unita o è solo politicamente?

Vediamo qualche esempio. E no, non ci sarà alcun esempio discriminatorio 😉

La lingua

File:La spezia-rimini line.png - Wikimedia Commons

In Italia, notoriamente, passa il più grande fascio di isoglosse del mondo romanzo: la linea Massa-Senigallia. In sostanza, le lingue sopra questo asse appartengono al gruppo romanzo occidentale, ossia quello del francese, dello spagnolo e del portoghese, mentre quelle al di sotto fanno parte del gruppo romanzo orientale, che comprende l’italiano e il romeno.

Spesso sentiamo frasi del tipo “il lombardo sembra francese”, “il veneto sembra spagnolo” o “il genovese sembra portoghese”: ecco, non è che sembra, effettivamente un milanese parla in modo più simile ad un francese, ma anche ad uno spagnolo e ad un portoghese. Poi si associa il milanese al francese per le vocali turbate, il veneto allo spagnolo per la fonetica e il genovese al portoghese per il vocalismo, ma un qualsiasi studio dialettometrico conferma che, spariamo a caso, il dialetto di Usmate Velate è più vicino al francese di Parigi che al toscano.

Poi, poco sotto Senigallia, termina la linea Roma-Ancona, che divide la lingua italiana dal meridionale, che qualcuno chiama napoletano.

La tradizione agro-alimentare

Dicono che la cucina italiana sia la più buona del mondo. Peccato che non esista. Ho dubbi anche sull’esistenza di una cucina lombarda, ma i casoncelli sono solitamente abbastanza buoni da convincermi a non pormi troppi dubbi 🙂

Perché non basta un territorio per avere una cucina, serve consistenza. E l’Italia non ce l’ha. Paradossalmente, l’unico posto dove c’è questa consistenza è la comunità emigrata negli Stati Uniti d’America, e il risultato fa schifo agli italiani.

Pensate ai formaggi: al Nord dominano formaggi a pasta dura o morbida, normalmente erborinati, e fatti con latte vaccino, mentre al Sud i formaggi a pasta filata sono molto più diffusi e i pochi formaggi a pasta dura sono solitamente pecorini o caprini.

Anche la pasta, che sarebbe per alcuni la bandiera alimentare d’Italia, non è così bandiera: al Nord domina la pasta all’uovo ed è ben gradita la pasta ripiena – specie in brodo – mentre al Sud la pasta all’uovo è rara, ripiena ancor di più e in brodo è quasi sconosciuta.

Senza contare la diatriba di olio e burro: se oggi ormai circolano liberamente, tradizionalmente al Nord il burro regnava sovrano, con il poco olio prodotto limitato a pochi usi, mentre al Sud era l’olio a farla da padrone. Ma c’è ancora una piccola cosa che tradisce la differenza: al Nord è più tipica la pasta al burro, mentre al Sud quella all’olio.

Collegato a ciò, ed evidente soprattutto nella cucina milanese, è la diversità delle fritture: brevi e in burro al Nord, lunghe e in olio al Sud. Alla fine, se riempire una pentola d’olio è facile, farlo con il burro è meno facile…
Se avete parenti di entrambe le zone provate a vedere la differenza da voi 🙂

E vogliamo parlare del pomodoro? Imperante al Sud, usato quasi solo come condimento al Nord. Tant’è che, se la ricetta del sugo originale, quella napoletana, prevede il pomodoro come principale ingrediente, da cuocere “vestito” e da spetasciare poco prima della servitura, mentre al Nord è poco più di un ragù senza carne.

È bene notare che anche Nord e Sud sono categorie limitate: la cucina lombarda non è quella veneta, ben più generosa in quanto ad olio, poi c’è il centro, che alle volte è più vicino al Nord e alle volte al Sud, ma l’obiettivo non è dimostrare che l’Italia vada divisa in tre, ma che non sia una se non sulla carta.

Genetica

Cartina del razzismo scientifico

Anni addietro andavano di moda le teorie del razzismo scientifico, ossia la divisione delle popolazioni in razze con criteri più o meno scientifici. Col tempo ci si è poi resi conto che i criteri per definire le razze non erano poi così scientifici, e si passò invece allo studio dei geni, dato che l’aspetto è solo un fenotipo che può riguardare popolazioni anche geneticamente molto diverse.

Tale razzismo scientifico fu anche un elemento di dissidio tra i fascismi, dato che molti nazisti ritenevano le popolazioni mediterranee inferiori, mentre il fascismo italiano era convinto del retaggio ariano e mediterraneo degli italiani. Le teorie dell’epoca, invece, vedevano un’Italia divisa tra un Nord alpino/nordico, un centro alpino e da Roma in giù mediterraneo.

In ogni caso, archiviata la divisione umana per razze, anche la genetica tende a confermare che le popolazioni italiane sono parecchio diverse. La questione è ovviamente lunga, ma le divisioni seguono circa le linee linguistiche (Massa-Senigallia, Roma-Ancona e Sardegna). Potete leggere qui, qui o qui, mentre sulle differenze tra Nord e Sud c’è qualche valutazione interessante qui e qui, con una disquisizione interessante sui collegamenti genetici tra Nord Italia ed emigrazioni celtiche dall’odierna Iberia che potete leggere qui.

È bene ricordare, per evitare che l’evoluzione del razzismo scientifico diventi bieco razzismo senza componente scientifica, che la diversità genetica non implica che qualcuno sia migliore o peggiore. Non è che i bergamaschi hanno i geni del muratore e i siciliani quelli del giocare a solitario facendo gli statali. Ma, se qualcuno dice di essere “italiano nel DNA”, semplicemente sta mentendo o non sa quel che dice.

Retaggio

Se le razze sono state ormai archiviate, non vale lo stesso per delle generiche connessioni etniche. In ciò, il Sud Italia è palesemente, e oserei dire orgogliosamente, collegato al Mediterraneo, mentre il Nord Italia ha una visione variabile: regioni come il Veneto sono di spirito adriatico-mediterraneo, mentre la Lombardia – nonostante un numero relativamente basso di superfice montana – ha un visione alpina non indifferente e i contatti oltre quelle Alpi costituiscono la linfa vitale della sua economia, in un rapporto costante con quei territori che nella narrazione popolare sono stati gli oppressori ma che, nei fatti, sono l’unica cosa che separa la Lombardia dal declino da decenni. Insomma, se seguissimo i vettori di dove tendono le varie entità che costituiscono l’Italia, sarebbe già smembrata da tempo…

Cultura

In Italia esistono varie differenze culturali di cui nessuno vuole realmente parlare, se non come stereotipi che spesso creano solo discordia o umorismo di dubbia qualità.

Parlarne, tuttavia, farebbe molto bene. Conoscere le differenze per davvero, e non tramite qualche interpretazione comica e i commenti di Zio Bepi al bar in cui dice che i meridionali mangiano i bambini, è un ottimo modo per conoscersi.

Invito i lettori a pensare ad una cosa: la tipica rappresentanza stereotipata degli italo-americani nella cultura americana, quella che avrete sicuramente visto in qualche film.

Se siete del Nord, specie dell’area gallo-italica, immagino che tale rappresentazione non vi tocchi minimamente. Questa cultura molto incentrata sulla famiglia (spesso allargata), con ampio contatto fisico (specie tra uomini), dove la puntualità è molto relativa e altro che ben conoscerete se avete visto un fil americano, o anche i Griffin, vi è così estranea che i doppiatori l’hanno messa quasi sicuramente in un accento del meridione.

Mentre se siete del Sud, probabilmente, vi ritroverete in vari concetti espressi, per quanto siano ovviamente ampiamente esagerati e stereotipati.

In effetti, la gran parte dell’emigrazione italiana negli Stati Uniti proviene dal Meridione, e quindi gli stereotipi non possono che basarsi sulla cultura del Mezzogiorno…

Tralasciando esempi semplici da capire ma un po’ naif, se molti migranti interni denunciano uno shock culturale c’è una ragione. In tutto ciò, è sempre bene ricordare, Nord e Sud non sono blocchi separati e distinti, ma anche le Regioni, spesso le Province, al loro interno hanno differenze.

Ma, in linea di massima, che al Nord siamo più freddi non è un mito, ma è un fatto. Mi è capitato di sentire gente con origini del Sud lamentarsi che quando incontrano i parenti questi sono troppo espansivi per i loro gusti.

E, d’altronde, la gran parte dei comici meridionali hanno vari sketch sulle differenze – a detta loro enormi – tra Sud e Nord, che alle volte diventano parte fondamentale del loro repertorio. Si sa, d’altronde, che spesso i giullari possono dire al Re ciò che il più alto cancelliere non potrebbe nemmeno pensare 😉

Conclusioni

L’Italia, molto evidentemente, è sempre stata un’espressione geografica, la cui definizione unitaria faceva più comodo a chi, straniero, voleva amministrarla da fuori che a chi ci vivesse. Esiste un po’ di cultura comune dalle Alpi a Lampedusa, ma è risibilmente poca per poter parlare di una vera nazione, che infatti non c’è, e non riesco a immaginare un evento che non riguardi lo sport che porta questa supposta nazione ad unirsi, ma posso immaginarne decine o centinaia che mostrano come tale cultura non ci sia e tale popolo non sia che un’illusione da tirare in ballo quando si mandano gli F24, l’ultimo caso, evidente sotto gli occhi di tutti, l’intera Italia che si rivolta contro la Lombardia durante la crisi Covid, invece di mostrare solidarietà, odiando anche i tedeschi che mostravano vera solidarietà alla Lombardia perché non davano la solidarietà che voleva lei, ossia i soldi cash.

Non a caso il nazionalismo italiano, escludendo poche menti che poi essenzialmente si pentirono del risultato, era un movimento romantico di pancia, che ricorda più i partitini estremisti d’oggi con risultati da prefisso telefonico, che per una serie fortunata di eventi e situazioni storiche ha avuto successo.

Ci si può dire quanto si vuole che l’Italia disunita era derisa da tutti perché era divisa e gli italiani non erano popolo, ma quelle erano le parole di un esaltato nazionalista, non dissimili da quelle che potevano essere le parole di un canto fascista o di una poesia comunista, parole che rappresentano una visione fortemente ideologizzata del mondo.

Ma, soprattutto, falsa. Perché nessuno derideva il Regno Sardo, il Regno Lombardo-Veneto, gli staterelli dell’odierna Emilia, lo Stato Pontifico e il Regno delle Due Sicilie, nessuno li calpestava, per quanto potremmo dire che il trattamento dei lombardi e dei veneti sotto l’Austria non fosse proprio dei migliori.

Mentre l’Italia unita è derisa proprio per il suo non esser nazione, per la sua politica grottesca, per la situazione economica, per il debito, per la sua convinzione di essere migliori di tutti quando si è mediocri, per la sua convinzione che solo in Italia si mangia bene, si vive bene, si fa bene e così via.

E se come dicevo l’Italia preunitaria non era il paradiso in terra, siamo sicuri che Roma si sia dimostrata meglio di Vienna? Vienna non prese a cannonate i milanesi, Roma sì. Vienna accettava in parlamento i deputati italofoni, mentre Roma metteva in galera Turati in barba all’immunità parlamentare e di discorsi del genere se ne potrebbero fare a iosa, tant’è che poco prima della prima guerra mondiale l’Italia era dietro a disfarsi e fu quel bagno di sangue a garantirle un minimo di sopravvivenza, permettendo poi al fascismo di “rifare gli italiani”.

Se anche fosse esistita una nazione italiana, lo Stato italiano unitario ne è stata la tomba.

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Informatico di giorno, spietato liberista che brama la secessione del Nord di notte. Con la libera circolazione, dato che amo la pizza.

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