Quando il nostro Gianni diceva che “Roma è la più avanzata capitale del Nord Africa, Milano una delle capitali più avanzate dell’Europa” qualcuno gli ha fatto ben notare che, in verità, capitali nordafricane come Rabat, Tunisi e Il Cairo sono messe decisamente meglio della capitale d’Italia.
Ma, purtroppo, ci sono anche le cattive notizie: se è vero che Milano, rispetto a Roma, sembra una città molto avanzata, è anche vero che definire Milano europea è decisamente un’esagerazione e lo stiamo vedendo in questi giorni con il trasporto pubblico: il passante ferroviario, ovvero una vera e propria metropolitana de facto che vede, normalmente, un treno ogni cinque minuti, è fermo. E anche la metropolitana “ufficiale” non se la passa bene, con la M2 che rallenterà se i binari si scaldano troppo.
Almeno bisogna riconoscere che Roma è in grado di capire i propri limiti: non funziona un cazzo quindi accettano che la gente si arrabatti come può. A Milano, invece, siamo convinti di vivere in chissà quale paradiso dove l’auto non serve e infatti – a mio parere ben più ideologicamente che pragmaticamente – si è dichiarata una sorta di guerra all’auto: piste ciclabili che fan paura solo a vederle e servono più che altro a togliere spazio ai veicoli, riduzioni di corsie, parcheggi a pagamento ovunque, ZTL, area B e via discorrendo.
“Usate i mezzi pubblici” è il mantra, peccato che basti un po’ di caldo per bloccarne pezzi importanti! Senza contare che le frequenze sono pensate soprattutto per i pendolari e che è già scattato l’orario estivo, che riduce le corse. Corse dove bisogna pregare di trovare l’aria condizionata, sennò si sta con un caldo bestiale, magari ammassati e con la FFP-2.
Chiaramente non scambierei mai i mezzi di Milano con quelli di Roma, ma la realtà è evidente: Milano non ha ancora uno standard europeo degno di tal nome che permetterebbe di ridurre realmente le auto. Non è impossibile vivere senza auto, specie se si vive in una zona ben collegata e si lavora nella città, ma altrove è un terno al lotto e, spesso, l’automobile è necessaria in non pochi casi.
E l’approccio ideologico, di tutti, mi pare evidente, d’altronde la questione auto/mezzi pubblici divide destra e sinistra, in tutta Europa, da decenni. Ricordo ancora il “grande” passaggio da Pisapia, che faceva le “domeniche a piedi” per cambiare la mente alla città, a Sala, che faceva il blocco del traffico in caso di superamento degli inquinanti.
È un po’ come quando si parla di auto elettrica, ma ci si rifiuta di riconoscere che è necessario fare il nucleare per un’elettrificazione dei consumi così importante. Per di più, la stragrande maggioranza delle regole non vengono rispettate, cosa che non fa altro che rendere le regole più ridicole per la collettività.
Tuttavia, mi permetto di dirmi che è ciò che ci meritiamo: d’altronde la politica milanese pensa a cosa più importanti del trasporto pubblico, come il giender, i negri, il termovalorizzatore a Roma, insomma, quelle cose che davvero contano, mica cosucce come il trasporto pubblico di una città che fa finta di essere una capitale.
A Milano fa più “scandalo” fare una panchina arcobaleno, che dà tanta opportunità di parlare, sia alla sinistra che può fare il siparietto pro DDL Zan, sia alla destra, che può fare lo sketch sul giender che tocca i bambini con la mano invisibile, che prendere, andare a Roma e dire che i nostri soldi debbono finanziare i nostri servizi e non qualche sparata clientelare.
E così Milano declina, tra un TPL che non funziona, affitti alti che non vengono compensati da una negoziazione salariale locale, sicurezza ormai allo sbando (evidentemente c’era personale per multare gli anziani sulle panchine in zona rossa ma non per fermare risse e accoltellamenti), settori produttivi bloccati e una politica che preferisce fare virtue signalling per questioni romane che preoccuparsi per i milanesi.
Mi piace scherzare dicendo che se, al collegio di Milano, si dovesse scegliere tra un leghista vecchio stile, alla Pagliarini o alla Gianni, e un neoborbonico, vincerebbe quest’ultimo, e non grazie ai voti dei meridionali a Milano. Ma la questione è seria: l’obiettivo di Milano non è essere la città migliore possibile, ma di essere la migliore vetrina per Roma possibile.